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MONDO, QUEL GIORNO IN CASCINA

29.03.2018 | 23:15

E’ una storia di vent’anni fa, ormai. Emiliano Mondonico alla guida del Toro, in serie B, sarebbe stata promozione. Una parola sgradita, qualche critica inopportuna, un amico mi chiama e mi fa: “Tagliala col Mondo, chiarite, ti chiamerà. Vuole invitarti in cascina a Rivolta d’Adda”. Dopo un po’ la sua voce inconfondibile al telefono: “Quando vieni a trovarmi? Ti faccio respirare l’aria pura con i miei amici”. Organizziamo velocemente, quel giorno in cascina non fu una semplice intervista per il “Corriere dello Sport”, ma molto di più. Il suo mondo, la cascina, le anatre, lui che sparava a salve. “Prova tu, non fai del male a nessuno”. “Ma sei matto, mister…”. Poco prima mi aveva fatto salire a casa sua, al centro di Rivolta: diverse foto della Viola, la sua amata Fiorentina alle pareti, premiazioni, trofei, il silenzio del paese, la serenità della provincia.

Ma la cascina mi aveva stregato, mi aveva fatto tornare bambino. Tavolata di una dozzina di persone, tutte abbastanza anziane, un rapporto fraterno il suo. “Ti piace la polenta?”. “Insomma, dovrei intervistarla, mister”. “Diamoci del tu, lo impone il mondo dello sport”. Niente polenta, ma il rito del taglio del salame, uno spettacolo. Salame di tutti i tipi, a ogni assaggio mezzo bicchiere di vino rosso. Per chi era in grado, per chi aveva il “fisico”. Mi coinvolse, un quarto di bicchiere, allegrie, calici alzati, bicchieri che tintinnavano, i suoi amici coinvolti. Sembravamo due bambini felici, la semplicità delle sue cose. E capii, dopo anni, il significato di quel “pane e salame” che faceva sempre capolino in qualche chiacchierata con Mondo protagonista.

Al decimo o al quindicesimo brindisi, con un coinvolgimento totale all’interno della meravigliosa cascina, in quel clima da “amici miei” lui mi disse: “Fammi l’intervista, chiedimi del Toro e di chi vuoi tu”. Ero brillo perché continuavano a tagliare salame e a versare come se fosse acqua di sorgente. Ma era un pilota automatico, le domande furono più spontanee, il “Corriere dello Sport” mi fece la grazia di non chiedermi l’intervista per il giorno dopo. Lui scherzava, rideva, sfotteva: “Se devi scrivere adesso, cosa scrivi? Sei cotto…”. Quando finimmo mi sembrava di essere tornato indietro nel tempo: la Pasquetta con gli amici, le cose più libere senza freni inibitori, la consapevolezza di stare bene dentro, come se frequentassi quella gente da anni e anni. Invece, era la prima volta.

Glielo feci notare. E lui rispose: “Ti aspetto in cascina sempre”. E dopo un po’ di tempo: “Non sei più venuto a trovarmi”. Mi basta questo ricordo, quel ricordo. Le parole di stima dopo, l’affetto sempre, la sincerità senza peli sulla lingua. E poi la malattia, la forza, la dignità, la solidarietà, sempre un pensiero per gli altri. Anche quando ne aveva bisogno lui.
Ciao Emiliano, è stato bello conoscere il tuo Mondo pane e salame.

 

Foto: Twitter ufficiale Parma