MOU, I NUMERI DI UN ADDIO REAL

Arrivò al Real Madrid, il 28 maggio 2010, dopo l’anno del triplete con l’Inter. Ora tutto sembra dire che l’avventura al Bernabeu di Jose Mourinho, lo Special One, sia finita. Mai troppo amato in Spagna, in costante lotta con tanti, troppi avversari. I tifosi, che un anno fa lo fischiarono in maniera assordante. I media, che non lo hanno mai amato troppo, quel portoghese arrogante. Alcuni membri della sua stessa società, che hanno cercato di ostacolarlo. Alcuni suoi giocatori, con cui non ha legato e che non apprezzano i suoi modi di fare (Iker Casillas in particolare). L’ambiente del Real non è mai facile, per nessuno. Per Mou, forse perchè è un vincente, un leader, lo è stato ancora di meno. Sul fatto che sia un vincente, Mourinho, non c’è nulla da dire. E’ innegabile. Lo dicono i fatti, lo dicono i numeri. Ad aprile della sua stagione di esordio con la maglia del Real Madrid centra il suo primo successo: vince la Coppa del Re. Erano 18 anni che i Blancos non ne vincevano una. E’ una vittoria che vale doppio in quanto in finale batte il Barcellona che però si vendica, eliminandolo in semifinale di Champions (una semifinale che il Real non raggiungeva dal 2002) e vicendo il campionato. Iniziano i dissidi interni. Jorge Valdano, argentino simbolo del Real Madrid e direttore generale della società, discute pubblicamente i metodi dello Special One. Scoppia una polemica e a farci le spese è proprio l’ex attaccante, che viene licenziato da Florentino Perez. Mourinho prende ancora più potere e diventa una sorta di manager all’inglese, che decide su tutto. Marca, il giornale spagnolo, gli attribuisce il Trofeo Miguel Muñoz per il miglior allenatore. La seconda stagione spagnola inizia male. Il Real è sconfitto nella Supercoppa di Spagna contro il Barcellona. Ma la fortuna gira e il Real sembra inarrestabile: il 7 dicembre raggiunge le 15 vittorie consecutive nella Liga, eguagliando il record del campionato (che durava dal 1960-61). L’avventura in Champions League si conclude di nuovo in semifinale, questa volta contro il Bayern Monaco ai calci di rigore. Mourinho diviene il primo allenatore a raggiungere la semifinale con quattro squadre diverse, un altro record infranto. Il 2 maggio arriva la vittoria della Liga, con due turni d’anticipo. Il Real torna al successo dopo 3 anni di dolorosissimo digiuno dove tutto era color blaugrana. E’ il 32esimo titolo per la squadra di Madrid, ed il 7imo personale per lo Special One. Torna a vincere il Trofeo Miguel Muñoz. L’anno successivo è il turno della Supercoppa spagnola contro il Barcellona e taglia il traguardo delle 100 vittorie sulla panchina dei Blancos (sue 133 partite). Nell’1-1 contro il Manchester City festeggia il 100esimo match in Champions League. Il 26 febbraio conquista la sua sesta Coppa nazionale ed il 9 aprile sconfigge il Manchester United nei quarti di finale di CL, accedendo per la settima volta alle semifinali, eguagliando il record di Sir Alex Ferguson. E poi siamo a ieri: non basta il 2-0 in casa contro un Borussia Dortmund che aveva strapazzato il Real per 4-1 all’andata. Mou ci è andato vicino, con quel forcing finale, ma non è abbastanza. “Voglio andare dove mi amano” ha dichiarato alla fine della partita. “Qui sono stati tre anni duri”. Si, lo sono stati. Forse è il momento di fare i bagagli e tornare nell’amata Londra.