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MOU, SPECIAL FLOP

01.05.2013 | 12:08

Non c’è bisogno di aprire un dibattito. Se Florentino Perez aveva chiamato Mourinho per riportare la Champions a Madrid, sulla sentenza non ci sono dubbi: è stata una mazzata. Da Special One a Special Flop: strada lunga e tortuosa per uno abituato a vincere. E che, tre tentativi su tre, si è dovuto accontentare della semifinale come massimo bottino. Josè si ribellerà dinanzi all’etichetta di Special Flop, si sente sempre One, dirà che molti nemici gli hanno fatto la guerra, che non è stato possibile lavorare senza occhi invidiosi addosso. Si arrampicherà sugli specchi, troverà discrete motivazioni. Ma alla fine il risultato non cambierà: Florentino voleva la Champions e aveva chiamato Josè per questo motivo. Triplo tentativo, tripla rincorsa. Nisba.
Mourinho resta un ottimo stratega, un sensazionale motivatore, uno che ha trionfato in posti diversi, con culture diverse, senza aggrapparsi a tanti “se” e “ma”. Mi diceva qualche giorno fa un allenatore italiano che “assistere agli allenamenti di Mou è fantastico, speciale. Capisci dopo venti minuti che siamo dinanzi a qualcosa di particolare, di inimitabile. L’organizzazione e la cura del dettaglio lo rendono davvero unico”.
E’ stata una stagione di mare in tempesta, di grossi problemi nello spogliatoio, della vicenda Casillas che ha scandalizzato il mondo (ma come, parcheggiato in panchina uno dei migliori in circolazione?). Se Mou di solito avvelena i rivali con uscite mediatiche a sorpresa, è la sua forza, stavolta è andato oltre. E non aveva messo in preventivo gli attriti interni che, da semplici incendi, si sono trasformati in fiamme altissime. Deve salutare anche per questo, perché sarebbe stato difficile ricompattarsi e ripartire. Perché avrebbe vissuto un’altra estate di fuoco e quei maledetti giornalisti lo avrebbero tormentato no stop.
Dice di andare dove lo porta il cuore, dove lo amano. In due parole: al Chelsea. Va dove ci sono i soldi, dove può programmare una mega campagna acquisti riprendendo quello scettro che ha sempre avuto. Non esiste forse allenatore al mondo capace di incidere sugli acquisti come Mou. Operazioni extralusso, da trenta milioni in su. Le cessioni mancia: fai tu, presidente, divertiti, non c’è problema. Importante è non toccare i migliori. Abramovich ha capito di averla spuntata sul Psg una ventina di giorni fa: Parigi sarebbe stata un’avventura senza certezze, Londra rappresenta un meraviglioso ritorno dalla sua creatura.
Lo chiameranno Special Flop per qualche settimana. No problem. Perché lui resta sempre Special One. E senza il rumore dei nemici non saprebbe vivere. Affogherebbe nella noia. Noi anche.