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Mount, Gnonto, Di Lorenzo e non solo: gli appunti (di mercato) firmati Pagni

12.06.2022 | 22:30

Danilo Pagni è un direttore sportivo giovane, ma già con un importanti esperienze alle spalle. Gli abbiamo chiesto di raccontarci qualche aneddoto di mercato e magari di svelarci qualche trattativa che non è andata in porto per una questione di… millimetri e centimetri.

Dopo le intuizioni relative ai soliti nazionali Immobile ed Acerbi, segnalati giovanissimi ai tempi del Sorrento e del Pavia, si aggiungono aneddoti sulle valutazioni indovinate circa Tommaso Pobega, Salvatore Esposito ed Alessio Zerbin. In merito a Pobega, consigliai al suo agente Patrick Bastianelli di non perdere tempo con le squadre di serie B e di portarlo a Terni in serie C. È avvenuto: Pobega ha indossato la maglia delle Fere, impiegato però col contagocce perché non ritenuto pronto come Rivas, Hristov e Giraudo. La storia di Salvatore Esposito é nota: dopo aver esordito nell’Inter, venne liberato e approdò alla Spal. Incontrai suo padre nei pressi di una scuola elementare di Brescia e mi manifestò il desiderio voler veder giocare il figlio in serie C. Cosi mi attivai e contattai la Vibonese, ma qualcuno, non il direttore sportivo, non lo ritenne idoneo. Ho monitorato Alessio Zerbin nelle fila della Viterbese di Camilli. Era dicembre, il ragazzo lamentava un dolore al piede, mentre si allenava e correva sul ghiaccio a Grotte di Castro. Presi le redini della situazione: nonostante l’organico al completo e l’anagrafe piuttosto giovane, ero intenzionato ad assicurare le sue doti e mi affrettai a contattare il Napoli, Valcareggi e lo staff di Ferretti a Roma. Zerbin superò le visite mediche di controllo. Con l’avallo del club partenopeo rientrò in gruppo e mister Calabro, animato da coraggio ed intuito, lo gettò nella mischia“.

Ma possiamo anche uscire dai nostri confini: “Vedere giocare Grealish e Mount nella Nazionale inglese mi ha regalato orgoglio ed autostima. Avevo studiato entrambi i giovani giocatori, praticamente sconosciuti, rispettivamente ai tempi dell’Aston Villa (in Championship, serie B inglese) e del Vitesse: ero supervisore per il Milan quattro anni fa. Ho seguito Di Lorenzo nelle fila della Reggina, guidata da Cozza in ritiro nella mia Castrovillari: durante una delle pause caffè, il suo vice Padovano mi ha profetizzato il futuro del ragazzo in massima categoria. In tema di Nazionale italiana, non condivido le critiche su Ciro Immobile: vanta numeri impressionanti, è un patrimonio del nostro calcio. In Nazionale le dinamiche tecniche sono varie e Roberto Mancini dovrebbe nel breve termine stringere il cerchio e puntare sul talento autentico e sulla fantasia, assumendosi anche dei rischi. Gli eletti ci sono: Gnonto ha esordito alla grande, per esempio. Cosa starà pensando l’Inter? Non conosco in modo approfondito i motivi della sua partenza in Svizzera. Gnonto possiede qualità fisiche eccellenti, esprime buona tecnica e forse l’altezza di 1 metro e 65 centimetri ha ingannato. I giovani talenti del calcio non devono essere valutati solo per la fisicità, quindi dal metro e dalla bilancia. Contano le qualità cognitive e tecniche, insieme con la forza generale: la sinergia fra estro e tattica è essenziale per emergere“.

E poi c’è spazio per gli affetti personali a sfondo… calcistico: “I miei due figli giocano a livello agonistico giovanile. Le loro esperienze sono distribuite tra Cosenza, Crotone, Brescia, Lazio e Reggina. Entrambi frequentano il liceo. Andrea è un fantasista vero, quando gioca mi diverte. Simone ha esordito in serie B ad appena diciassette anni, brava la Reggina a prenderlo e valorizzarlo. È il tipico calciatore  moderno, versatile e pronto: gli ho chiesto una laurea qualsiasi e di arrivare dove può e dove lui sogna“.