Il Tolosa Football Club ha il suo centro di formazione da 25 anni. Un’oasi, per certi versi. Il club ha tre formazioni giovanili di livello nazionale (Under 17, Under 19 e “Tolosa B”) per un totale di 58 ragazzi. Per raggiungere i loro fini, gli educatori fanno un lavoro a lungo termine, basato su tre pilastri: sportivo, educativo e scolastico. Due cicli di formazione, uno che va dai 15 ai 18 anni, l’altro dai 18 ai 20 ed è praticamente paragonabile ad un “master”: per i primi che imparano ad essere calciatori, c’è il livello “campione”. “Nel secondo ciclo, spieghiamo cosa sia la competizione”, racconta Rémi Loret, direttore esecutivo del centro. Moussa Sissoko, è il loro miglior manifesto pubblicitario “mobile”: è il primo biglietto da visita della scuola quando parla con le famiglie dei giovani e non può che essere convincente. Tuttavia Sissoko, se non era un predestinato, aveva sicuramente già da piccolo tutte le carte in regola per diventare un professionista. Già dai primi passi, si rese conto lui stesso di quanto fosse bravo: “Ho capito molto rapidamente che il calcio mi avrebbe potuto portare ad avere una vita migliore”, dirà lo stesso Sissoko in seguito. All’età di 6 anni entrò nell’Esperance Aulnay, una squadra della periferia nord-est di Parigi. Presto cominciò ad allenarsi 3 volte alle settimana, sotto la supervisione di Adama Dieye, che attualmente fa l’osservatore di futsal. “Sono qui grazie a lui”, le parole di Moussa per il suo primo allenatore. Nel 1999, un altro passo importante: la Red Star FC, vera e propria fucina di talenti nell’hinterland parigino, che quasi contemporaneamente al giovane Moussa forgiava un altro campione, Abou Diaby, attualmente in forza all’Arsenal, di gran lunga la sua squadra preferita, ma su questo ci ritorneremo. Nella “Stella Rossa” Moussa Sissoko ha l’occasione di forgiare anche l’ultima delle sue doti: il carattere. Lì ha imparato presto che tecnica e fisico contano poco se non si ha la voglia di mostrarli, e, in alcuni casi di imporli. Gli si rimproverava poca grinta allora: non c’è che dire, adesso è “migliorato”. A 13 anni arriva così al Tolosa, che lo farà anche studiare, nel proprio centro educativo, per quattro anni, oltre ad insegnargli il gioco del calcio. “L’obiettivo è quello di portare due giovani all’anno in prima squadra”, racconta il direttore del centro Luc Bruder. Nel 2007 tocca a Sissoko e Capoue: niente male. Sissoko si dimostra subito all’altezza della situazione: complice anche un’emergenza infortuni che colpisce la formazione francese, viene spostato nel classico ruolo “box to box”. A tutti comincia a ricordare il suo omonimo Mohamed Sissoko, centrocampista diventato grande a Valencia e Liverpool. Tuttavia rispetto al maliano (Moussa è di nazionalità francese, si sente francese in tutto e per tutto) ha qualcosa in più (i gol) e qualcosa in meno (l’età): potenzialmente, un fenomeno. Moussa sul campo vola e ara allo stesso tempo, racchiude in sé le caratteristiche che ogni centrocampista dovrebbe avere: fisico, senso della posizione, resistenza, piedi buoni, agilità. Completo, come Michael Jackson, un idolo per lui. Assieme a Viera, leggenda dell’Arsenal, il suo club preferito…sì, Moussa vuole l’Arsenal, l’abbiamo capito. Anzi, lo ha proprio detto. Ovviamente il club di Wenger ricambia l’interesse, da molto tempo, a dirla tutta. Perché il quinquennio nel Tolosa, fatto di gol in Francia e in Europa, lo rende uno dei giocatori più desiderati d’Europa: oltre all’Arsenal, anche il Milan, il Tottenham (che arriva ad offrire anche 15 milioni di euro), il Real ed altre spagnole. La spunta il Newcastle, che se lo aggiudica per 2,5 milioni di euro durante la finestra di mercato invernale, puntando sulla scadenza del contratto del giocatore a fine 2013. Il debutto, o meglio quasi-debutto, è dei migliori: segna una doppietta al Chelsea in una vittoria in rimonta per 3-2 alla sua seconda presenza sul Tyneside. Il resto, come si suol dire, è storia di questi giorni: a Londra, ci gioca lo “stellato” Diaby, ci ha giocato Patrick Viera, ma soprattutto ci gioca il suo club preferito. “Amo l’Arsenal, tifavo Viera, un giorno mi piacerebbe giocare con i Gunners”, più chiaro di così si muore. Sarebbe un sogno, per tutta la famiglia Sissoko: padre muratore, madre casalinga e tre sorelle più grandi. La frase dell’incipit l’abbiamo volutamente interrotta: “Ho capito subito che il calcio poteva migliorare la mia vita, la mia e quella della mia famiglia. Sentivo che potevo tirarli fuori dalla miseria”.