MUTU, TUTTO QUELLO CHE POTEVA ESSERE
09.01.2015 | 12:34
Fiorentina–Juventus, ottavi di finale di Coppa italia: siamo nel dicembre del 2005, e benché Adrian Mutu abbia fatto il suo meglio con la Viola, in quel momento giocava con la Vecchia Signora. Il rumeno calcia una punizione beffarda, che inganna il portiere avversario e va in porta: la traiettoria della palla è troppo inusuale, Mutu si gira verso il suo allenatore Fabio Capello e mima il gesto della buona sorte. Ammise di essere stato fortunato, che quel tiro non era voluto: Adrian è anche questo, spontaneità, sregolatezza e soprattutto due piedi baciati dalla fortuna. Alla Juventus lo portò un intrigo di mercato, oscuro almeno quanto la sua carriera: lo aveva acquistato il Livorno, senza farlo quasi mai giocare e lo aveva poi ceduto gratuitamente ai bianconeri. Con ogni probabilità invero, il fenomeno dei Carpazi fu semplicemente “parcheggiato” in Toscana dai bianconeri, per via delle norme sul tesseramento dei calciatori extracomunitari. Tuttavia, nemmeno a Torino ci restò poi tanto: Trezeguet e Del Piero non gli consentivano di ritagliarsi uno spazio adeguato. Un po’ come succedeva all’Inter, circa 5 anni prima: arrivò durante una finestra di mercato, annunciato come il futuro del calcio rumeno e non solo. Si presentava con 18 gol segnati in appena sei mesi alla Dinamo Bucarest, che aveva a sua volta pagato già l’equivalente di centinaia di migliaia di euro per averlo all’Arges Pitesti, il club della sua città natale e dove ha esordito. Dicevamo dell’Inter, che al tempo annoverava tra le sue fila campioni indiscussi come Ronaldo, Baggio, Recoba e Vieri: difficile trovare spazio anche per un predestinato come lui. Segnò appena due gol, in Coppa Italia, prima di trasferirsi a Verona, dove riuscì a trovare la continuità necessaria per mostrare il suo talento. A Parma, dopo due anni, il primo exploit: in Emilia formò un tandem d’attacco con Adriano che gli appassionati ancora ricordano con una vena di nostalgia. Mutu era fantasia, visione di gioco, precisione: tanti assist e tanti gol, 18 in 32 partite, per la precisione. Nel frattempo a Londra arrivava Roman Abramovich e la sua passione per i talenti pronti a diventare fenomeni: Mutu era il prototipo ideale e 22 milioni di euro una cifra da far impallidire anche il latte in casa Parmalat. Adrian segna 4 gol nelle prime tre partite, ma Londra, oltre al suo talento, amplifica anche la sua passione per la vita notturna: a poco a poco perde la sua brillantezza ed il nuovo manager Mourinho gli rivolge l’accusa maxima di fingere gli infortuni. Non occorre tuttavia mediare fra i due, perché il giocatore viene trovato positivo ai test antidoping per uso di cocaina: la Football Association gli infligge una squalifica di 7 mesi ed una multa da ventimila sterline. Il Chelsea non tentenna e lo licenzia, salvo chiedergli i danni in una querelle che ancora oggi non ha trovato una soluzione definitiva. Nel frattempo Mutu si è laureato in Giurisprudenza: non si sa mai. Anche Juventus e Livorno, secondo la FIFA, dovrebbero risarcire il Chelsea come club che si sono avvalsi subito dopo dei servigi del giocatore. In quest’ottica, volando con la fantasia, sarebbe allora la Fiorentina a dover sborsare ingenti, mostruose somme per quanto ha fatto Mutu con la maglia viola: i cinque anni a Firenze sono i migliori della sua carriera, con un quarto posto raggiunto a scapito di un Milan stellare ed una finale sfiorata in Coppa Uefa. Se fosse andato via in quel momento, qualcuno pensava ad un addio in stile Baggio. Viene tuttavia trovato, sulla soglia dei 30 anni, positivo alla sibutramina, uno stimolante che annulla gli effetti della fame. La Fiorentina prima lo condanna ma poi lo reintegra, salvo cederlo nel 2011 al Cesena, dove segna 8 gol che tuttavia non bastano a salvare i romagnoli. Passa quindi all’Ajaccio, in Francia, dove continua a togliersi delle soddisfazioni nei tre anni successivi, segnando a raffica e rifilando una doppietta al Lione ed un’altra al Saint Etienne. Di questo periodo si ricordano altri due aneddoti fantastici: uno fu quando sorprese il mondo decidendo di adottare un bambino cinese trovato in un bagno, su comando di Dio. Sembrava il segnale di un suo cambiamento verso una fase più adulta della sua vita. Macché. L’altro aneddoto riguarda un fotomontaggio, caricato da Mutu sul proprio profilo Facebook, che mostrava le somiglianze del commissario tecnico della Romania, Victor Piturca, con Mister Bean: radiato a vita dalla Nazionale. Quella Nazionale che sembrava aver trovato in lui l’erede di Hagi, ironicamente al suo fianco (35 gol) nella classifica dei marcatori ma molto più in alto per risultati raggiunti con la Romania. Ha annunciato ieri il suo ritiro Adrian Mutu, non prima di aver accarezzato di nuovo la Fiorentina ed aver sfiorato il calcio indiano: dicono che si sia presentato ubriaco all’ambasciata indiana di Bucarest quando doveva richiedere i documenti per il passaggio al Pune. Lui ha smentito tutto, affermando che il passaggio è saltato per la conclusione degliaccordi fuori tempo massimo. Fuori giri, fuori orario, fuori dal comune: come la sua carriera.