NAISMITH, L’AMMAZZA-CHELSEA

Chissà che faccia avrebbe fatto a luglio Mourinho se a gli avessero detto che, al 12 di settembre, sarebbe stato quasi fuori dai giochi per il titolo. Ieri pomeriggio però sul suo volto indugiavano le telecamere inglesi, inquadrandolo sconsolato sulla panchina riservata agli ospiti in quel di Goodison Park. E Mou non aveva una bella cera, inevitabile considerato lo score agghiacciante che parla di soli 4 punti in cinque partite, frutto di una vittoria, un pareggio e tre sconfitte. L'ultima, quella di ieri contro l'Everton, suona come una mazzata alle ambizioni dei Blues, già a meno 11 dal Manchester City capolista che al contrario veleggia a punteggio pieno. Per carità, il campionato è lunghissimo, ma recuperare simile gap a una compagine solida come quella di Pellegrini - considerata la fragilità del Chelsea attuale - al momento sembra irrealistico e non può che lasciar preludere ad un'abdicazione dolorosa. E non incanti la storiella Stones-Djlobodji: il tecnico portoghese sul mercato è stato accontentato abbastanza con Pedro, Baba, Begovic e Falcao, assecondare le spropositate richieste dello stesso Everton per il centrale classe 1994 sarebbe stata una pazzia. Resta da capire quanto José riuscirà a far buon viso a cattivo gioco, lui - Special One - che si è sempre collocato sopra tutto e tutti e che, soprattutto, non è abituato a vivere simili situazioni.



Chiusa parentesi, inquadramento necessario a far cogliere la portata dell'impresa compiuta da Steven Naismith, autentico mattatore del lunch-match del sabato british. Hat-trick e pallone a casa, una tripletta d'autore che rappresenta un vero e proprio spot per il versatile scozzese che proprio domani compirà 29 anni. Stacco di testa su cross di Galloway per l'iniziale vantaggio, bis personale con un rasoiata mancina a incrociare da fuori area e tris di destro, a coronamento di una splendida azione corale rifinita da Ross Barkley. Repertorio completo e copertine meritate, a maggior ragione dal momento che stiamo parlando non certo di un intoccabile per Roberto Martinez: Naismith era infatti alla prima da titolare in questa edizione della Premier League, di certo non poteva trovare modo migliore per sfruttare la chance concessagli. D'altronde il coach iberico dalla cintola in su naviga nell'abbondanza: imprescindibili Lukaku al centro dell'attacco e Barkley 20 metri più indietro, la concorrenza composta dai vari Mirallas, Koné, McGeady, Deulofeu, Lennon e compagnia cantante è davvero di prim'ordine per un team idealmente di lignaggio medio, tendente all'alto.

Steve nasce a Irvine il 14 settembre del 1986, affronta e supera un problema grave come la dislessia e cresce calcisticamente nel vivaio del Kilmarnock, con cui completa la trafila delle giovanili fino all'esordio in prima squadra datato 2004.



Il 31 agosto del 2007, dopo 115 partite e 35 gol, l’attaccante esterno saluta tutti e passa ai Rangers, che ne ufficializzano l’acquisto dopo aver scucito circa 2 milioni di sterline per il suo cartellino. Sotto i colori del club protestante di Glasgow, Naismith scende in campo 133 volte, timbra il cartellino in 33 occasioni e mette in bacheca 3 Scottish Premier League, 1 Coppa di Scozia e 2 Coppe di Lega. Nell’estate del 2012, all’atto del clamoroso fallimento dei Rangers, si accasa all’Everton unitamente al compagno di reparto Jelavic (oggi di stanza al West Ham). Vincolato ai blu di Liverpool fino al 2019, sin qui sono 116 le presenze accumulate con la maglia dei Toffees nelle varie competizioni, 25 le reti all’attivo. Mentre in Nazionale il nostro personaggio del giorno fa registrare un ruolino che consta di 5 segnature in 35 apparizioni.

Nei mesi scorsi per Steve si era vociferato di un ritorno amarcord ai Rangers, ma lo stesso diretto interessato aveva spento prontamente le voci. Per adesso se lo gode Martinez, chiamato a riconsiderare opportunamente le gerarchie.  



Foto: Twitter Everton