Nicchi: “Var? Stiamo lavorando, ma deve cambiare la mentalità. Mi avrebbe salvato la carriera…”
22.05.2018 | 14:31
Il presidente dell’Aia Marcello Nicchi ha parlato ai microfoni di RMC Sport del Var e della sua applicazione: “Var? Si è rivelato utile per gli arbitri, ci viene copiato da tutto il mondo calcistico. Se in soli cinque mesi siamo riusciti a fare questo, sarà facile immaginare che negli anni gli errori si possano ridurre quasi allo zero. Utilizzo da parte dell’Uefa? Ha problematiche diverse. Noi lo applichiamo solo in Serie A, in campi attrezzati e con attrezzature permanente. Applicarlo in Europa League è più complicato, specialmente nei primi turni che si giocano in federazioni e su campi che durante la stagione non vedono l’applicazione di questo strumento. La Uefa sta valutando di applicarlo solo a partire dalla fase avanzata. Questo è quello che penso, almeno, poi non conosco le loro intenzioni. Migliorie? Bisogna ripartire da dove siamo arrivati. Nei cinque mesi c’è stato un progressivo miglioramento nell’utilizzo. Nelle prime partite era comprensibile: qualche arbitro non voleva apparire Var-dipendente, cercava di utilizzarlo il meno possibile. Poi, quando giustamente Rizzoli ha detto di utilizzarlo, ha fatto sì che gli arbitri vadano a vedere anche i casi meno eclatanti. Poi gli arbitri hanno capito: possono metterci il tempo che ci vuole, purché prendano una decisione giusta. Migliorare il protocollo? Gli arbitri hanno impiegato un po’ di tempo per assimilarlo, perchè è complicato. Penso che il protocollo vada snellito, per esempio sui calci di rigore o sul fuorigioco. Bisogna lavorare nei cinque punti, senza complicarsi la vita. A che servirebbe prendere in esame un calcio d’angolo o un fallo laterale? Non sono quelle le cose che decidono una partita. Il Var poteva notare l’errore che mi è costato la carriera,
Perugia-Napoli, un gol di mano di Rapajc che non fu visto né da me né dagli assistenti, il Var l’avrebbe beccato di sicuro. Napoli? Ognuno valuta le cose per come le vede e per come gli interessano. Io dico che lo strumento funziona e non lo sto dicendo io ma lo dicono tutti. C’era curiosità. Noi ci siamo presi un rischio come Figc, si veniva da soli tre mesi di sperimentazione, però abbiamo visto che i nostri ragazzi volevano questo strumento. ”
Foto: figc.it