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Non ci sono più i “Kaiser” di una volta …

30.09.2015 | 07:22

In occasione della vittoria della Germania ad Italia ’90 Gary Linker, ex calciatore inglese, si lascia scappare una frase, destinata ad entrare nella storia «Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti, e alla fine la Germania vince». Quest’espressione, nonostante la spontaneità di Lineker, ha un fondo di verità, una verità molto apprezzata dai tedeschi: questi ultimi sono famosi per il loro sangue freddo, per la loro calma, soprattutto nelle occasioni che contano. Tali qualità si riverberano anche nelle personalità dei calciatori tedeschi che si fanno notare anche fuori dal campo per la propria integrità e per non essere mai “sopra le righe”, sottolineando, invece, la loro capacità di assumersi le responsabilità e di tirarsi sulle proprie spalle la squadra. Tra tutti i calciatori, però, ce n’è uno che ha fatto della sua rigida personalità il suo tratto distintivo: sto parlando di Franz Beckenbauer. Quando si parla di Beckenbauer si parla di un pioniere del calcio, di un calciatore che non solo ha giocato ma ha inventato un ruolo, il libero. Il libero non è solo un ruolo ma è uno stile di vita, perché chi gioca in quella posizione si assume la responsabilità di essere una diga davanti al portiere. Anche per questo la maturazione di Beckenbauer, nella vita calcistica, è repentina e a soli 22 anni gli viene dato il soprannome di Kaiser “imperatore”, perché è il leader dei compagni e sa che deve dare loro il buon esempio: uno dei momenti indimenticabili del Kaiser risale al 1970 quando si giocava “Italia – Germania Ovest”, semifinale della Coppa del Mondo in Messico: Beckenbauer ebbe un infortunio alla spalla che lo costrinse ad uscire dolorante dal campo. In molti, per non dire tutti, avrebbero abbandonato il campo perché stavano perdendo non solo un ottimo difensore ma anche il loro capo e intanto le due squadre erano ai tempi supplementari… il Kaiser si fece fasciare il braccio per bloccarlo e dolorante tornò in campo per lottare su ogni pallone insieme ai suoi compagni, dando l’esempio con un gesto di grande coraggio da vero leader, da vero capitano. Un’immagine, icona di quello che è stato Franz Beckenbauer, elegante, signorile, ma con uno spirito battagliero come pochi in campo. Beckenbauer non è solo un muro davanti alla porta perché, avendo una grande agilità nelle gambe, può permettersi di segnare molti gol quasi sempre con la stessa dinamica: recupera palla, corre e supera gli avversari che non lo possono fermare perché lui va a una velocità doppia e alla fine tira quasi in corsa. Il suo tiro è un misto di precisione e potenza non male per un difensore che dovrebbe solo tutelare la propria porta. Elencare le sue vittorie è solo un’operazione inutile perché un calciatore soprannominato Kaiser è un destinato a vincere ed egli è abituato e in veste di calciatore e come allenatore. Quando discuto di calcio con i miei amici, di solito facciamo una classifica dei calciatori più forti al mondo: l’altro giorno parlando dei difensori, i miei amici hanno tirato in ballo Thiago Silva, Fabio Cannavaro, ma io li ho spiazzati tutti facendo il nome del Kaiser degli anni ’70. Anche se non ho avuto il piacere di apprezzarlo come calciatore, rimpiango la sua assenza nei campi da calcio non solo per le sue doti calcistiche, ma soprattutto per la sua leadership. Oggi se i fuoriclasse indossano soltanto la fascia di capitano, non si riconoscono più perché è come se sentissero un peso troppo grande e le loro performance sono in penombra. Gli esempi sono tanti: Messi, forse è il simbolo del fuoriclasse che sente il peso della fascia di capitano, soprattutto in Nazionale quando Sabella lo laureò capitano e da allora le sue prestazioni si sono “ristrette” a qualche giocata e pochissimi gol, maturati per lo più su punizioni e rigori. Oltre Messi, c’è da inserire anche Hamsik, che dopo aver ricevuto la fascia di capitano, è diventato per Benitez e per il Napoli uno di troppo. Direbbe mio nonno per concludere:- Ah questi giovani d’oggi, non vogliono assumersi le proprie responsabilità!-. Riguardo a quest’argomento, ha pienamente ragione e forse per questo non rivedremo mai più un Kaiser giocare a calcio …