Zidane, ricordati di Ancelotti: il limite della riconoscenza in casa Real…
14.01.2018 | 00:20
Diciamoci la verità: vincere due Champions di fila, impresa che mai era riuscita ad alcuno con il nuovo format, per l’allenatore di qualsiasi squadra rappresenterebbe un bonus di riconoscenza quasi eterno. A maggior ragione se si considera che, oltre alle due Coppe dalle grandi orecchie, grazie alla stessa gestione sono arrivati altri 6 titoli, il tutto nel giro di due anni esatti. L’eccezione però è rappresentata dal club più blasonato e più vincente al mondo, il Real Madrid. Con la sconfitta casalinga contro il Villarreal, i 16 punti di distacco dal Barcellona sono divenuti effettivi dal momento che adesso entrambe le squadre hanno lo stesso numero di partite. E, se domani i blaugrana battessero la Real Sociedad, si porterebbero momentaneamente a più 19: un distacco abissale, un’onta che alle latitudini del Santiago Bernabeu si fa fatica a metabolizzare. Insomma, la posizione di Zinedine Zidane a medio-lungo termine potrebbe non essere più così salda, sebbene in questa stagione il Real abbia già vinto Supercoppa di Spagna, Supercoppa Uefa e Mondiale per Club (tutti trofei in appendice della scorsa annata). E non è un azzardo dire che le merengues, compromessa la Liga e con un quarto posto attuale (l’ultimo che vale la Champions) da difendere, hanno quasi il dovere di portare a casa la terza Champions di fila o quantomeno – il minimo sindacale – la Coppa del Re per dare una mano al tecnico transalpino. No, non stiamo esagerando: basta dare un’occhiata alla stampa spagnola e ripensare a cosa fece il presidente Perez non più tardi di due anni fa e mezzo fa, quando esonerò (per affidarsi a Benitez, poi defenestrato dopo pochi mesi) lo stesso Ancelotti che dodici mesi prima gli aveva portato in dote l’agognata Décima. Carletto, però, nella stagione 2014-15 non vinse alcuna delle tre competizioni stagionali e gli venne dato il benservito, malgrado avesse portato a casa Supercoppa europea e Mondiale per Club. E di certo una Supercoppa di Spagna in più non farebbe la differenza, dato che dall’altra parte della bilancia c’è un distacco enorme in Liga (mentre il Real di Carletto chiuse a soli 2 punti dal Barça). Insomma, Zizou, che fungeva da secondo di Ancelotti, è avvisato: il limite della riconoscenza nelle segrete stanze della Casa Blanca è molto più sottile rispetto al resto del mondo. E si scontra con l’esigenza di vincere, sempre e comunque.
Foto: prostamerika.com