Onore a Di Francesco, in 3 mesi ha trovato una grande Roma
Diciamoci la verità: in tanti a giugno, quando
Eusebio Di Francesco aveva raccolto l’eredità di
Luciano Spalletti sulla panchina della
Roma, avevano pensato ad un forte rischio ridimensionamento per la Lupa. Anche considerando le cessioni dei titolarissimi
Salah e
Rudiger, più quella del jolly
Paredes. Invece la
Roma vola: dopo la sosta, e tutti sappiamo quanto è complicato risintonizzarsi subito sulle frequenze del campionato, i giallorossi erano attesi dal derby - sia pur davanti al pubblico amico - contro la celebrata (giustamente)
Lazio di
Simone Inzaghi. È arrivata una vittoria importantissima che, al di là del campanile, fa benissimo alla classifica. Già perché in questo momento la
Roma, che deve recuperare la sfida esterna con la
Samp, si è messa al pari quanto a partite disputate con
Inter e
Juve che scenderanno in campo domani. E la classifica dice che i bianconeri campioni in carica distano una sola lunghezza, mentre i nerazzurri allenati proprio da don Luciano hanno gli stessi punti, 30, di
Nainggolan e compagni. Il derby come ciliegina, perché la torta era stata confezionata non soltanto con il rendimento in Serie A (due sconfitte con Inter e Napoli, poi solo vittorie) ma soprattutto con l'ottimo cammino in Champions. L'urna era stata severissima con i giallorossi, che invece a due giornate dalla fine della fase a gironi guidano il loro girone con 1 punto di vantaggio sul
Chelsea di Antonio Conte (schiantato all’Olimpico dopo il 3-3 di Stamford Bridge) e ben 5 sull'
Atletico Madrid prossimo avversario. Qualificazione agli ottavi quasi in tasca: anche perdendo al Wanda Metropolitano, ci sarebbe il jolly dell'ultima giornata, quando all’Olimpico sarà di scena il Qarabag fanalino di coda. Alla luce di tutto ciò, onore a
Eusebio Di Francesco, capace di trovare una grande
Roma in soli tre mesi di gare ufficiali. Chiuso il lungo ciclo al
Sassuolo, il tecnico abruzzese sta vincendo e convincendo anche sulla riva giallorossa del Tevere che aveva già frequentato da calciatore. Non si è discostato dal suo 4-3-3 pur con qualche accorgimento, ad esempio adattando sulla destra
El Shaarawy, pienamente restituito al grande calcio. La differenza finora l’ha fatta
Di Fra, che dal mercato - al tirar delle somme - ha avuto un unico titolare fisso, il fondamentale
Kolarov. Eusebio era atteso al salto di qualità e l'esame lo sta superando brillantemente, dal punto di vista tecnico ma anche psicologico. Basti pensare alle parole di
De Rossi post Chelsea:
“Di Francesco ci ha cambiati, adesso aggrediamo tutte le squadre, anche le più quotate, senza giocare d’attesa”. O al lavoro di recupero sui vari
Gerson e
Juan Jesus. Altro particolare: se l'anno scorso il ruolo di
Dzeko sotto porta era essenziale, adesso il bosniaco (comunque già autore di 10 reti stagionali) può concedersi il lusso di restare a secco per 7 partite di fila (6 in campionato), perché quando un collettivo funziona al meglio può andare a bersaglio chiunque. In tre mesi
Di Francesco ha trasmesso la sua mentalità alla squadra e, dopo nove anni di ottima gavetta, ha fatto il suo ingresso definitivamente - e meritatamente - nel gotha della panchina.
Foto: Twitter ufficiale Roma