Orsolini: “Il Bologna sta tornando, Italiano mi ha trasmesso una consapevolezza diversa”

Categorie: News, Top News
Tag:
Riccardo Orsolini, con 61 gol segnati in maglia rossoblù, ha concesso una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport. "Non so se avete capito ma… il Bologna sta tornando. Lo dico dai tempi del ritiro: allenatore nuovo, concetti simili ma da fare diversamente, serviva tempo. Stiamo tornando perché oggi siamo più quadrati. Sicuri. E in fondo, a parte il periodo di pareggite acuta, abbiamo perso una gara, solo una: col Napoli…Cosa non abbiamo perso rispetto all'anno scorso? Lo spirito. La gioia di stare insieme. L’amicizia, il gruppo, il sorriso. Ci divertiamo a giocare insieme". Da cosa arriva questa consapevolezza?: "Da chi siamo e dal fatto che i ragazzi arrivati col mercato presto saranno una potenzialità forte da poter sfruttare". Sulla Nazionale: "Ho già detto che a noi ali il nuovo modulo di Spalletti ci penalizza un po’. Non dovete chiederlo a me il perché non arriva l’Italia. Io ci punto, sempre. È un obiettivo, non un cruccio. Ho raggiunto una Fase Zen: dopo l’Europeo ho detto che mai più soffrirò per una delusione calcistica. Prima stavo male". Italiano?: "Italiano è un tecnico schietto, verace. Io e lui abbiamo parlato molto, mi ha trasmesso la concezione che si ha di me al di fuori da Bologna, la forza che magari a volte non percepisco. Mi ha dato una consapevolezza diversa, mi sento anche più importante per il gruppo, speciale. Per dire, la gara contro il Lecce l’ha vinta lui, non io. Non avevo fatto una grande partita, poteva togliermi giusto? Ecco, non l’ha fatto ed è stata la mossa che ci ha fatto vincere". Sulla fascia da capitano: "L’ho avuta all’inizio ma non la ritengo, come succedeva una volta, di vitale importanza. Il significato non è più di leader, a mio parere, oppure sì ma è giusto che giri fra altre braccia, perché tutti possiamo esserlo. Come l’essere “bandiera”: con questo termine si pensa a Maldini, Totti, Del Piero e pochi altri. La bandiera non c’è più, quelli di una volta avevano altri spessori. Per esempio, io non ho mai baciato lo stemma della maglia. Mai. Perché se poi vado via prendi in giro la gente due volte. E di andar via non ne ho proprio voglia". Mihajlovic: "Con Sinisa ho anche litigato: mi ha forgiato facendomi capire di poter stare in Serie A". Motta: "Motta mi ha plasmato e adesso con Italiano spero di diventare una certezza, un punto di riferimento". Riguardo la Champions: "In Champions stiamo dando il sangue, impariamo momenti e ritmi diversi. Se l’anno scorso sognavamo di farla, beh, ora ce la godiamo e sfoghiamo gli insegnamenti appresi in A, perché è lì che ti devi riprendere l’Europa. E la vogliamo tenere. Cosa ci manca? Una vittoria: ci darebbe carica, consapevolezza e sorrisi".   Foto: Instagram Bologna