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GOL, RECORD E BRACCIA AL CIELO: PACO ALCACER, NEL RICORDO DI PAPÀ

12.10.2018 | 10:30

Francisco ‘Paco’ Alcacer sa bene cos’è la pressione. Inevitabile, soprattutto se nasci e cresci con l’etichetta di nuovo David Villa. Sì, perché al Valencia tutti erano convinti che potesse diventare forte come il Guaje, fin dalle giovanili. E di argomenti per affermarlo ne avevano eccome. Non solo per qualità tecniche e numeri, ma anche per il modo di interpretare il ruolo del centravanti: nessun riferimento alla difesa, mobilità, freddezza. Fa parte di quella fantastica generazione di talenti che il calcio spagnolo ha regalato all’Europa e al mondo. Con la maglia dei Pipistrelli le promesse le mantiene. E per rimanere in tema Villa, si trasferisce al Barcellona. Un sogno. O forse no…

35 milioni per metterlo a disposizione di Luis Enrique, nel 2016. Un salto importante per l’attaccante, che accetta pur consapevole che la lotta per un posto da titolare è persa in partenza. Davanti ha Luis Suarez, ha Lionel Messi, ha Neymar. Però il Barcellona è il Barcellona, rifiutare è impossibile. In due anni gioca davvero molto poco, quasi mai da titolare. Trova spazio solo a partita in corso, il più delle volte. E questo, come vedremo più tardi, per lui non è un problema. Ma in blaugrana non è protagonista: accumula trofei, ma non si esprime al meglio. Ed è una situazione difficile da accettare. Insieme al club capisce che è il momento di risolvere il problema. E la soluzione è a tinte giallonere.

La scorsa estate, con la formula del prestito con diritto di riscatto, Paco Alcacer va al Borussia Dortmund, con il compito di sostituire Michy Batshuayi. Che, nel frattempo, ironia della sorta, è passato proprio al Valencia. Senza mai partire titolare e con sole tre presenze in Bundesliga – per un totale di 81′ -, l’attaccante è il capocannoniere del campionato con sei gol. Ma c’è di più: nessuno mai in Germania aveva avuto la sua incredibile media realizzativa (un gol ogni 24 minuti). In poco più di un mese è entrato nella storia della Bundes. Fondamentali poi le ultime tre reti, decisive per la vittoria della sua squadra contro l’Augsburg per 4-3. Numeri clamorosi, che lo hanno riportato anche in Nazionale, oggi guidata da quello stesso Luis Enrique che al Barcellona, per forza di cose, gli ha dato poco spazio. Ieri sera, nell’amichevole della Spagna contro il Galles, lo spazio invece gliel’ha dato. E proprio per non farsi mancare nulla in questo irripetibile inizio di stagione, Paco ha messo a segno una doppietta.

Gol a raffica, tutti però diversi fra loro. Perché non è un banale attaccante: dà profondità, viene in contro e duetta, segna di destro, di sinistro e di testa. Una costante però c’è: l’esultanza. La corsa, poi le braccia in alto e il bacio rivolto al cielo per ricordare papà, scomparso dopo una delle partite più importanti della sua carriera. L’uomo, dopo aver esultato al gol di suo figlio nell’amichevole Valencia-Roma nel 2011 (quando Paco Alcacer aveva soltanto 17 anni), morì all’esterno dello stadio per un infarto. Dalla gioia al dramma, in pochissimo tempo. Un episodio che lo ha profondamente segnato. Non è cambiato però il suo obiettivo: fare più gol possibili e alzare le braccia al cielo, nel ricordo di papà.

 

Foto: Borussia Dortmund Twitter