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Pagni: “Spesso l’idea vince sulla disponibilità economica”. I retroscena su Saint-Maximin, Ziyech, Okafor e non solo

23.02.2023 | 17:00

A cura di Gabriele Montagnani

Danilo Pagni, classe ‘75, uomo di calcio con una lunga e prestigiosa carriera alle spalle. Da San Lorenzo del Vallo fino al Milan, direttore sportivo del Castrovillari in C a soli 23 anni. Nel suo curriculum la cavalcata con il Gallipoli dai dilettanti alla Serie B, la salvezza diretta con la Ternana, valorizzando calciatori come Rivas, Pobega, Hristov, Giraudo e Gagno (oggi titolari in A e B), con oltre alle 19 cessioni senza scambi con oltre 1 milione di plusvalenze. Ma non solo, nel suo bagaglio lavorativo anche le avventure alla Salernitana, Taranto, Sorrento, ArezzoMessina. La sua più grande qualità è quella di capire in anticipo se un talento può diventare un campione, un campioncino oppure fermarsi a una carriera normale. Adesso, nel suo presente c’è passione, studio e ricerca, con un principio alla base di tutto. Queste le sue dichiarazioni in esclusiva: “Quando non hai tanta disponibilità economica, quello che deve prevalere è l’idea. Una società che investe nelle scouting deve anticipare e prevedere le operazioni, sbagliando il meno possibile. Sennò parliamo di scouting e ci riempiamo solo la bocca”. Un credo che si è rafforzato alla luce delle somme di denaro investite nel calcio post Covid: “Dopo la pandemia gli sponsor hanno investito circa 57 miliardi, 6,5 di questi sono stati spesi per acquistare calciatori, le commissioni per gli intermediari sono aumentate del 30%. I soldi girano, però bisogna far prevalere le idee, altrimenti non sei concorrenziale e fai Fantacalcio. L’idea rende, costa meno e abbassa il margine di errore, mettendo comunque in preventivo che si può sbagliare. I professionisti vanno scelti attraverso il merito perché se non abbiamo partecipato a due Mondiali, tra le cause principali, ci metto che in Italia non viene premiata la meritocrazia. Il calcio è diventato molto clientelare. I soldi sono tornati a circolare, gli sponsor investono, però bisogna far prevalere le idee affidandosi ai professionisti e far prevalere il merito perché spesso le idee vincono sulla disponibilità economica”.

Un modus operandi testimoniato dalle sue intuizioni su calciatori che si stanno affermando ad alti livelli: da Grealish Ziyech, passando per NdickaOkafor Saint-Maximin. Talenti che Pagni aveva visionato e attenzionato in tempi non sospetti: “Evan Ndicka l’ho visto il 26 marzo 2017, durante Francia-Germania U18, poi in seguito nell’Auxerre B in Ligue 2. Me lo segnalò Stefano Luxoro e lo andai a vedere. In una partita subentra al 58’, era ancora immaturo. Nel nostro target c’era investimento, prospettiva, prendere o non prendere. E io lo segnalai come prospettiva. Se è pronto per il salto in Italia? Prima deve fare un altro step, per i difensori giocare in Italia è molto più complesso. Gli concederei un altro anno di adattamento: o in Italia subito senza pretendere immediatamente la resa, oppure lo aspetterei. Sicuramente, essendo un mancino, con quella struttura fisica e con quella capacità condizionale, è degno di essere attenzionato per come lo è”. Il difensore dell’Eintracht Francoforte, però, non è stata l’unica intuizione risalente a quella stagione: “Sempre nel 2017 sono andato a vedere Aston Villa-Birmingham di Championship, non ho fatto in tempo ad arrivare in albergo che avevo già scritto nel mio palmare che Grealish era un calciatore da prendere senza indugio. Poi lo hanno pagato oltre 100 milioni, una cifra folle. Ziyech, invece, lo vidi in PSV-Ajax. Non mi convinse alla prima visione, ma lo fece dopo la seconda, terza partita e lo consigliai al Milan”. Poi spazio a Noah Okafor, talento del Salisburgo avversario di Milan Roma nelle notti europee: “Il 24 novembre 2017 vado a vedere Basilea-Manchester United di Youth League. Indico Noah Okafor come un calciatore da prendere, avevo intravisto in lui delle qualità eccelse. A pari età poteva sembrare che fosse un precoce, ma io avevo capito che quelle potenti accelerazioni, quei cambi di direzione e, soprattutto, quel cambio frequenza erano proprio sue skill. Non si era mai allenato in prima squadra, ma per me era già un calciatore da prendere. Stesso discorso per Pavard. Vado a vedere Bayer Leverkusen-Stoccarda, con quest’ultima penultima in classifica. Indico Pavard e dopo un anno e mezzo ne parla tutto il mondo per le prestazioni al Mondiale”. Infine, su Saint-Maximin: “L’ho visto spesso a Nizza, sia in casa che in trasferta. C’erano delle voci che destabilizzavano la sua immagine per quanto riguarda il suo carattere particolare. Ma per me era un calciatore adattissimo al calcio italiano. Per me, parliamo del 2017, aveva già i requisiti non solo tecnici, ma anche fisici”.

La visione scouting di Pagni ha lasciato un patrimonio di talenti anche alla Nazionale italiana, come Tommaso Pobega: “Annuncio a Bastianelli che nessuna squadra di Serie B lo avrebbe preso e che ci saremmo visti a fine mercato. E così è stato. Arrivò alla Ternana, qualcuno disse che era un favore al Milan visto il mio passato in rossonero. Pobega sbaglia una mezza partita a Trieste dove viene espulso e viene messo, addirittura, in discussione. Ma parlano i fatti, ha fatto un grande campionato a Pordenone, Meluso lo porta a Spezia e da lì è esploso. Si parla del 2018, adesso gioca in Nazionale. La cultura è aspettare il giovane e accompagnarlo, sempre se ci vedi del talento”. Nel suo intervento ha svelato anche il retroscena su Francesco Acerbi“Per lui presi 4 aerei e noleggiai 2 macchine quando giocava al Pavia. Sono stato uno dei suoi sostenitori per il suo arrivo al Chievo. Negli ultimi cinque anni ha avuto una maturazione caratteriale impressionante, è un ragazzo dalla grandissima personalità”.

Nel taccuino di Pagni anche Salvatore Esposito, adesso in forza allo Spezia: “Sempre nel 2017-2018, tutti parlano di Sebastiano Esposito che io, tramite l’agente De Fanti, segnalo alla signora Marina al Chelsea. Ma la profezia mia fu quella di Salvatore. Quando fu svincolato dall’Inter, tramite il padre lo proposi in Serie C alla Vibonese e al Siracusa. Entrambe le squadre decisero di non rischiare un giovanissimo in un ruolo così delicato come il play, cosa che non fece il Ravenna. La vera profezia non fu tanto quella di Sebastiano che era già considerato un enfant prodige, ma quella di Salvatore. Incontrai in stazione a Milano Vagnati con il suo presidente e gli feci i complimenti per Salvatore”. Poi torna a parlare del fratello Sebastiano, ora in forza al Bari: “Ha trovato un equilibrio gestionale. Sono sicuro che Mario Giuffredi lo saprà gestire nel migliore dei modi. Sebastiano ha bruciato le tappe in virtù della sua forza tecnica e fisica. E adesso sta trovando la maturità. La gestione dei giocatori è fondamentale e penso che sia Giuffredi che Polito lo gestiranno nel migliore dei modi”. 

Nell’intervento Pagni ha parlato anche del Napoli, mattatore del campionato italiano grazie alle intuizioni del mercato estivo come KimKvaratskhelia: “Il Napoli in questo momento è in grandissima autostima, è subentrata una consapevolezza nei propri mezzi e le vittorie non fanno altro che consolidare una mentalità d’acciaio. Kvaratskhelia è stato una grande acquisto, nei modi e nei tempi. Ma la genialità è stata Kim. È quasi impossibile trovare un difensore che fa così bene al primo anno in Italia, un difensore asiatico che non ha la cultura del calcio italiano ed europeo. Paradassolmente, la percentuale di errore di Kim è molto inferiore rispetto a quella di Koulibaly. Io penso che l’oscar degli acquisti lo vinca il Napoli con Kim”.  

Parlando di Napoli, Pagni ha svelato anche due retroscena riguardanti Lozano Lobotka, calciatori che si stanno imponendo in azzurro dopo stagioni non all’altezza: “Lobotka lo bocciai a tempo del Milan. Sarcasticamente, in questi giorni ho letto ‘Robotka’, è in uno stato di forma psicofisico strabiliante. Quando l’ho visto al Celta Vigo non mi sono sentito di dire al Milan di prenderlo. Tra l’altro, se ricordiamo bene, sono tante le panchine prima dell’avvento di Spalletti. Andava un po’ registrato anche dal punto fisicamente, ha avuto due anni per dimostrare il suo valore e, anche, per mettersi a regime dal punto di vista fisico. Su Lozano, invece, mi mantenni molto cauto perché ritenevo il campionato olandese non attendibilissimo per la vena realizzativa. Anche qui il Napoli è stato bravo ad aspettarlo. Visto l’investimento richiesto dagli olandesi, non me la sono sentito di dire al Milan di prenderlo. Infatti ha impiegato due anni per confermarsi. Se faccio un investimento da 45-50 milioni voglio un giocatore pronto e per questo non consigliai l’acquisto di Lozano, ma benedissi quello di Ziyech”. 

In azzurro, sotto la visione di Luciano Spalletti, c’è anche una sua vecchia conoscenza di Pagni, Alessio Zerbin: “Quando sono arrivato alla Viterbese aveva un problema alla caviglia, era il più giovane della squadra. Camilli mi disse di guardarlo e mi adoperai per farlo curare a Roma, dall’equipe del Professor Ferretti. E successivamente, per terminare le cure, lo mandai a Napoli. Recuperò e Calabro fu bravo a buttarlo dentro. In ogni caso, se io non fossi stato maniacale e pignolo non so se lo avremmo recuperato. Il vivere e condividere uno spogliatoio del livello del Napoli ha fatto sì che il ragazzo accrescesse la sua personalità. Quando l’ho avuto io era giovanissimo, non è che fosse un ragazzo molto espansivo. Secondo me dal punto di vista caratteriale e della personalità è stato un bello step. Parliamo di un calciatore che ha motore, velocità, resistenza e potenza che per definirlo un calciatore forte, tecnicamente, ci andrei cauto. Non è sopraffino tecnicamente, ma abbina la velocità alla resistenza e in quel ruolo, nel calcio italiano e nel modo di esprimere calcio, questo connubio di caratteristiche è fondamentale. Non ha estro e non ha una tecnica sopraffina, è un esterno fisico e di rendimento: ha un motore da Serie A. Aver condiviso un’esperienza con questo Napoli lo ha fatto maturare mentalmente, condividere certi momenti con questo spogliatoio e con un allenatore come Spalletti lo può aver fatto crescere“.

Il 23 marzo l’Italia tornerà in campo contro l’Inghilterra, una sfida valevole per le qualificazione europee. E Pagni non ha dubbi sull’importanza di Ciro Immobile per la Nazionale: “L’Italia ha bisogno di Immobile. C’è una carenza di centravanti, ma io ho una visione più ampia dell’attaccante, più completa. La differenza di rendimento tra la Lazio e l’Italia di Immobile sono state una serie di coincidenze. Un giocatore dalla grande personalità come Ciro, che ha costruito la sua carriera sulla concentrazione e sulla concretezza, secondo me, sono solo una serie di coincidenze. È anche vero che è una punta dedita all’attacco della linea e va saputo innescare. Vedi come Luis Alberto e Milinkovic-Savic lo imbeccano, una tipologia di centrocampisti che manca all’Italia. Il passaggio chiave in Italia sembrano un miraggio, tolto Verratti abbiamo questa carenza. Marco è il più sfrontato di tutti, è geniale. Ma non possiamo limitarci solo a lui”. E su Bastoni: “Lo vedo in grandissima crescita, un altro step e diventerà un difensore importante a livello internazionale. Deve prendere consapevolezza di fare questo step e può diventare un calciatore di caratura internazionale”. 

Pagni ci ha parlato anche di un talento in rampa di lancio: Stiven Shpendi, centravanti classe 2003 con doppio passaporto (italiano e albanese) in forza al Cesena, esprimendo il suo stupore per la mancata chiamata nella Nazionale giovanile di appartenenza: “Lo scorso anno ha fatto più di 20 gol in Primavera, quest’anno 9 reti in 20 presenze col Cesena. È un classe 2003, sono sorpreso che non sia stato convocato e che non abbia partecipato nemmeno a un raduno. Fa già parte della scuderia Ramadani, vediamo se Stefanelli, tramite il suo rapporto con Giuntoli, riesce a portare un’offerta”.

Nel suo intervento Pagni ha parlato anche del fenomeno degli esoneri che ha colpito il calcio italiano in ogni categoria: “Quest’anno c’è stata una mattanza di allenatori, non è la strada giusta. Ognuno scarica le proprie colpe, i direttori sportivi cercano più il rimedio che la cura. Una mattanza, dalla D fino alla B. A Cagliari, pagavano Liverani e Semplici prima di chiamare Ranieri. Anche a Benevento è successa la stessa cosa con Caserta, poi hanno chiamato Cannavaro, arrivato sulla panchina giallorossa come fosse il Messia solo perché è stato un grande campione. Esonerato, non richiamano Caserta ma prendono Stellone. Quest’anno abbiamo toccato il fondo con tutti questi esoneri in tutte le categorie”. 

Infine, ha concluso il suo intervento parlando del futuro: Il mio futuro si chiama studio, passione e ricerca. Vediamo di ripresentarci sui campi alla grande, sempre in prima linea qualora ci fossero le condizioni. Io amo un calcio muscolare, propositivo e tecnico, dove prevalgono le idee”.