Pavoletti: “La salvezza varrebbe come uno scudetto. Un rimpianto? Il poco tempo avuto a Napoli”
13/02/2025 | 17:01:01

Leonardo Pavoletti, attaccante del Napoli, ha parlato a Radio Serie A, soffermandosi sulla sua carriera e su diversi aneddoti.
Queste le sue parole: “Mi son sempre messo a ridere quando mi paragonavano a CR7 sull’efficacia dei gol di testa. Quando vieni dal basso è così. C’era un periodo in cui Cristiano Ronaldo segnava sempre di testa soprattutto in Champions e girarono dei “meme” con su scritto: “per segnare così bastava prendere Pavoletti”. E sì, chi l’avrebbe mai immaginato essere paragonato a Ronaldo. Io non ho mai dato niente per scontato, ho sempre cercato di impormi in ogni modo anche quando di fronte ho grandi campioni. Però, una volta finita la partita si torna se stessi. Io ritorno alla mia semplicità. Anzi, qualche volta non mi riconosco in campo proprio perché non mi sono mai sentito Pavoletti calciatore. Ho sempre pensato a far uscire la persona prima del calciatore e la gente questo lo apprezza. Spesso il giocatore può sembrare chiuso nel suo personaggio. Lo vedi con tatuaggi e orecchini, ma magari è semplicemente il più introverso della sala e fuori invece pensano voglia fare il fenomeno. E non è così. Io son riuscito a far vedere quello che sono, ma è una mia forza: riesco ad essere empatico e ad entrare facilmente in connessione con le persone. Gasperini? Gli devo tanto, mi fece credere di poter essere un giocatore da Serie A. All’inizio non mi considerava minimamente, c’erano Borriello e Niang davanti a me, ma io in allenamento davo tutti, per me erano le mie partite. Un giorno a fine allenamento Gasperini mi disse: “Pavo, ci siamo”. Giocavamo l’infrasettimanale con il Parma, e io come sempre vado in panchina. Ma Borriello si fa male, e lui anziché chiamare Niang guarda me, mi dice “Pavo entra”. In quel momento mi guardai i parastinchi e ripensai a quanto detto da Burdisso, il mister odiava chi stava in panchina con i parastinchi slacciati. Quindi non iniziai benissimo (ride n.d.r) ma vincemmo con anche il mio il terzo gol. Da lì inizia a darmi più spazio anche perché gli altri due si fecero entrambi male. Ero decisivo, giocavo bene, arrivammo in zona Europa ma, per mancanza della licenza UEFA, ci andò la Sampdoria. Chissà se fossi andato in Europa League con Gasperini, cosa sarebbe stato della mia carriera, magari mi si sarebbero aperte più porte. Quello fu il più grande dispiacere, un po’ come non aver fatto gol a Napoli”.
Sul Napoli: “Non ho rimpianti. Per dire, non sono mai andato a parlare con un allenatore perché la situazione andava storta. Non mi sono mai lamentato. Ho lavorato e poi magari a fine anno sono andato via. Però poi ho sempre visto che con il lavoro le cose andavano bene. A volte mi accorgo che molto probabilmente a Napoli non ero pronto. Forse ci sarei dovuto arrivare con qualche anno in più. Magari dovevo tenere botta e dire “cavolo mi ha comprato il Napoli, perché devo andare via dopo sei mesi?” Un giocatore magari si deve ambientare. Non siamo robot che attacchi e stacchi una spina e tutto è uguale in qualsiasi squadra tu sia. Siamo umani, quindi puoi sentire il cambiamento, un nuovo tipo di gioco o di allenamento. Ero stato molto bene, avevo trovato uno degli spogliatoi più belli e simpatici di sempre. Però avevo sentito questa esigenza di cambiare e per fortuna spuntò l’idea Cagliari e mi allettò molto. Per come vedo io la vita mi ispirava e direi che la scelta è stata più che giusta”.
Foto: Instagram Pavoletti