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PENSAVA DI SMETTERE, POI IL BOOM: LUIS ALBERTO, L’INDISPENSABILE MISTER VERSATILITÀ

02.10.2017 | 11:00

Quando il 31 agosto del 2016 la Lazio ufficializzò l’acquisto di Luis Alberto, a titolo definitivo dal Liverpool per circa 5 milioni di euro di base, non si registrarono particolari sussulti. Anzi il colpo last minute dei biancocelesti passò sostanzialmente sotto silenzio. Lo spagnolo veniva da due stagioni in prestito in patria, la prima anonima (2 gol in 20 presenze totali con la maglia del Malaga), la seconda discreta (31 presenze e 6 reti con il Deportivo La Coruna). Nulla di particolarmente sfavillante. In Inghilterra, nel commentare l’operazione in uscita conclusa dai Reds, il pensiero dominante era che quel ragazzo, il classico “prospetto che si farà”, mai sarebbe riuscito ad affermarsi ai massimi livelli, tant’è che i tabloid evidenziavano come alla fine il club di Anfield non ci avesse rimesso più di tanto tanto, avendo incassato soltanto 3 milioni in meno rispetto a quelli sborsati nell’estate del 2013 per prelevarlo dal Siviglia. All’epoca Luis veniva dalla bella annata tra le file del Barcellona B, sempre a titolo temporaneo, con 11 reti e ben 18 assist messi a referto in Segunda Division, ed il Liverpool ci aveva scommesso su. Aspettative disattese nelle sole 12 apparizioni (quasi tutte da subentrato) collezionate dal duttile specialista iberico all’ombra della Kop nell’annata 2013-14, troppo poche per esprimere un giudizio su un ventunenne alla prima avventura fuori dal suo Paese natio, in una realtà impegnativa come la Premier oltretutto. In soldoni, il Liverpool non ha aspettato Luis Alberto, la Lazio (e mago Inzaghi) invece sì. Questa è la differenza, questa la chiave di lettura dell’esplosione del numero 18 dallo shatush opinabile (l’unica cosa sulla quale si può discutere è la sua acconciatura), passato nel volgere di pochi mesi da mera comparsa a indispensabile trascinatore, un vestito buono per tutte le occasioni. E per tutte le zone del campo dalla cintola in su.

Twitter Lazio

La scorsa stagione appena 382 minuti complessivi (adesso siamo già a 828), poco più di quattro partite intere: 9 presenze in campionato (4 da titolare), più uno spezzone in Coppa Italia, 1 gol contro il Genoa e 2 assist. Un anno complicatissimo, ambientamento durato molto più del dovuto con allegata crisi psicologica invernale: “A febbraio avevo pensato di lasciare il calcio, ma ho lavorato sulla mia testa, anche con il mio mental coach, e adesso non voglio fermarmi più”, questa la sua recente rivelazione. Oggi accendiamo i fari su di lui perché ieri, contro il Sassuolo, ha aggiunto la gemma più bella alla già ricercatissima collana delle prestazioni. Non doveva nemmeno giocare, acciaccato com’era dopo la botta ricevuta in Europa League contro lo Zulte Waregem, ma Inzaghi era stato chiaro nel dire che avrebbe sempre fatto in modo di schierare Luis Alberto, ove possibile. E così è stato. Dopo che i neroverdi erano passati in vantaggio con il rigore di Berardi, il jolly iberico ha fatto letteralmente girare la partita: prima disegnando una magnifica punizione all’incrocio, poi servendo da calcio d’angolo la palla incornata da De Vrij per il sorpasso, infine chiudendo i giochi dopo aver superato in slalom anche Consigli reduce da un’uscita alla disperata. Un doppio Parolo e l’immancabile Immobile, a segno dal dischetto, hanno arrotondato ulteriormente il risultato fino al 6-1 finale. Ma la splendida standing ovation riservatagli dall’Olimpico, all’atto della sostituzione con l’esordiente Nani, non ha lasciato dubbi sulla griffe dell’ottava vittoria stagionale (la quinta in campionato, più le due in Europa League e la Supercoppa) dei capitolini. Luis Alberto Romero Alconchel, fresco 25enne, essendo nato il 28 settembre del 1992 a San José del Valle, unitamente a bomber Ciro e Simone lo stratega, rappresenta il volto di una Lazio che non vuole smettere di stupire. Il suo ruolino al momento parla di 10 presenze su 10, sempre dal primo minuto, con 3 gol e 2 assist all’attivo, a corredo di prestazioni quasi sempre maiuscole, da 7 pieno in pagella. La forza del longilineo Luis, 183 cm per 74 kg, è indubbiamente la sua versatilità. Nasce trequartista, ma può giocare anche da esterno offensivo, mezzala, seconda punta e alla bisogna centrale di centrocampo, posizione nella quale Inzagone lo ha schierato tra l’altro per una parte della sfida col Vitesse in Coppa: “Stasera ha cambiato tre-quattro ruoli, è un calciatore davvero completo. L’anno scorso ha faticato nel calarsi in una nuova realtà, tra la lingua e il sistema di gioco, ma adesso non posso fare a meno di lui, per me è un calciatore da schierare sempre“. Una vera e propria dichiarazione d’amore calcistico, quella rilasciata ad Arnehm da Inzaghi, nei confronti del trascinatore dell’Aquila laziale, che con qualche annetto di ritardo sta confermando in pieno le fantastiche premesse dei tempi delle giovanili del Siviglia, il club in cui si è formato dopo aver mosso i primissimi passi nello Jerez. Repertorio tecnico di prim’ordine, intelligenza tattica, visione di gioco, maestria nel dispensare assist e vizio del gol. Difficile chiedere di più ad un calciatore che sta vivendo la fase più bella, della sua carriera e non solo: “A chi dedico questa doppietta contro il Sassuolo? A mia figlia, che conosce anche il nostro inno, ed a mia moglie che è incinta”. Il prossimo step? C’è un sogno Nazionale da realizzare, dopo le sporadiche apparizioni con la Spagna Under 21 e Under 19. Sapete chi allenava quelle rappresentative? Lo stesso Julen Lopetegui che oggi guida la Roja. Luis Alberto, anche sotto quest’aspetto, spera che il tempo si confermi galantuomo. Continuando così…

Foto: Twitter Luis Alberto-Twitter Lazio