Perotti: “A Fifa sbaglio i rigori, il mirino è troppo sensibile! Riti scaramantici? Dovrei fare un lavoro psicologico”
17.04.2020 | 21:42
Diego Perotti, esterno offensivo italo-argentino della Roma, ha risposto attraverso il canale ufficiale del club giallorosso alle domande dei tifosi:
Come stai?
“Tutto bene grazie. Mi sto godendo la famiglia, è quello che quando giochiamo ci manca di più, stiamo approfittando di questo periodo per stare vicini”.
Cosa provi quando pensi che la cavalcata in Champions è partita da un tuo gol?
“Non ho provato nessuna gioia particolare, anche se l’anno dopo siamo arrivati in semifinale. Potrebbe essere una risposta egoista, il gol l’ho fatto io, l’ho sentito in maniera personale. Mi sentivo troppo importante perché sapevo che era grazie a quel gol che ci eravamo qualificati. La cavalcata che abbiamo fatto poi è stata un sogno”.
Gol preferito?
“Quello col Genoa per importanza, per bellezza no. In questo campo credo sia il primo con la Sampdoria e quello al Chelsea, forse anche quello al Qarabag per arrivare primi nel girone. Ma per sensazioni quello con Genoa non ha paragoni”.
Ti ricordi l’esordio col Sassuolo?
“Certo, tutto quello che accade nella carriera di un giocatore viene ricordato. Ero appena arrivato dopo un Genoa-Fiorentina, ho fatto la doccia e sono andato all’aeroporto. Ho fatto le visite, poi il giorno dopo mi sono allenato e siamo partiti e la sera stavo giocando. Era una partita particolare, stavamo perdendo poi sono entrato in area e ho fatto una finta per l’assist a El Shaarawy. Era una bella partita e una bella sensazione all’esordio, un bell’inizio”.
Il tuo rigore più importante?
“Quello nel derby, per quello che rappresenta quella partita per i tifosi e la città. L’ho calciato camminando, poi abbiamo vinto e ho fatto l’assist a Nainggolan. Quello è stato il rigore più bello”.
Quanto è importante tua mamma?
“Mamma mi ha aiutato è stata la più orgogliosa, ha fatto tanti sacrifici per me. Non posso dire che abbiamo sofferto, a livello economico siamo sempre stati bene, avevo sempre le scarpe per giocare. Conosco tanti giocatori che hanno avuto difficoltà, ma questo io non ho dovuto passarlo. Ho avuto brutti momenti, ci sono stati momenti di sofferenza in cui non sapevo se ce l’avrei fatta, ma lei mi ha sempre accompagnato”.
Il giocatore argentino più forte?
“Riquelme è il mio giocatore preferito, nessuno ha fatto quello che ha fatto lui. Mi ha colpito quando ero piccolo al Boca, ho sempre provato ad imitarlo ma non ci sono mai riuscito”.
Da dove nasce il tuo soprannome El Monito?
“Il mio soprannome nasce da mio padre che era chiamato il Mono e l’ho preso da lui, niente di personale, solo in eredità. Lui in Argentina era un calciatore molto conosciuto e più conosciuto di me visto che non ho mai giocato lì”.
L’avversario più difficile da affrontare?
“L’avversario più duro è stato Dani Alves quando era al Barcellona, fisicamente ho visto pochi giocatori come lui. In 90 minuti poteva fare avanti e indietro non so quante volte. Noi al Siviglia facevamo il 4-4-2 e io facevo l’esterno a tutta fascia e onestamente era molto difficile. Posso dire che molte volte ho fatto bene, ma era sempre una sfida dura perché ti faceva arrivare ad un livello che non avresti mai raggiunto. Quando andavi al Camp Nou con quei giocatori dovevi solo alzare la testa e correre perché la palla non la prendevi e tutta la partita questo ti ammazzava”.
Quando è nato il tuo modo di battere i rigori?
“Il mio modo di battere i rigori nasce a Siviglia, prima ne avrò battuti uno o due nelle giovanili. In primavera con loro non li battevo così, poi un giorno in allenamento ho parlato con un portiere, un mio amico, chiedendo a lui come si comportava un portiere prima di un rigore. Da lì ho iniziato a provare in diversi modi, all’inizio camminavo ancora più piano, poi piano piano ho visto in quale modo riuscivo a segnare di più. Il primo che ho tirato così è stato nel 2012 in Siviglia-Espanyol, non avevo mai sbagliato col Siviglia e Genoa, poi qui ne ho sbagliati due e ora ho cambiato leggermente. Quando segni sei un fenomeno. Quando ho sbagliato il primo però mi hanno ammazzato, nel calcio comanda il gol”.
Hai un rito scaramantico?
“Devo stare qui tre giorni e mezzo se ve li dico tutti. Sono stati 8 mesi ascoltando sempre le stesse 15 canzoni e basta. Dovrei fare qualche lavoro psicologico, ho contagiato anche mia moglie. Quando inizio la corsa sulla fascia inizio prima col piede destro, il laccio alle scarpe deve essere perfetto altrimenti ci sto anche mezz’ora. La testa mi comanda molto. Per dormire deve essere completamente buio. Quando abbiamo giocato col Borussia e io ho giocato malissimo, in Germania ho dormito malissimo e la mattina avevo gli occhi gonfi. Non è una scusa, ma non sono riuscito a dormire, ho provato di tutto”.
Giochi alla Play?
“Gioco alla Play, a FIFA e ora a Resident Evil soprattutto con mio figlio. Non dorme di notte perché spaventato dagli zombie e dal sangue. Non sono forte a giocare a FIFA, posso migliorare, sono più forte nel campo vero”.
Come è nata la rabona col Viktoria Plzen?
“La rabona col Viktoria Plzen, non volevo fare gol né il cucchiaio, volevo crossare, sono contento di aver segnato ma sarei disonesto a dire che volevo segnare. Tante volte però aveva sognato di segnare così, mi viene naturale, la uso e l’alleno. Ho sempre pensato che un giorno l’avrei fatto.Non è bello farla sul 4-0, ma quando serve puoi farla”.
Su FIFA sbagli i rigori?
“Su FIFA sbaglio tutti i rigori, c’è il mirino che è difficile da usare, devono fare qualche modifica, non è normale che abbia quella sensibilità”.
Perché punti sempre l’uomo invece di crossare?
“A volte magari arrivo in fondo e poi non riesco a fare un buon cross, anche se è più difficile saltare l’uomo che metterla in mezzo, devo migliorare in quel momento. Provo sempre a migliorare le mie caratteristiche, mi capita spesso di puntare l’uomo, proverò a migliorare nei cross”.
Un oggetto che ti sta a cuore?
“Onestamente no. Alle partite mi porto sempre gli stessi orecchini e la stessa collana. Poi avevo una bellissima foto di mio figlio Francesco con la maglia dell’Argentina, ma poi ho giocato male e non l’ho più portata alle partite”.
Ti è mai capitato di dover andare in bagno durante una partita?
“È una domanda molto frequente. Il giorno della partita io vado in bagno più spesso se gioco titolare, mentre se vado in panchina no. Al campo quindi arrivo sempre bene, diciamo “pulito”. Una volta col Siviglia giocavo contro il Racing e mancavano 6-7 minuti del primo tempo e pensavo di non farcela, quindi sono stato praticamente fermo fino al fischio”.
Piatto preferito argentino?
“Piatto preferito argentino è l’asado, la carne alla griglia. Ma il mio piatto preferito di sempre è la pizza. Da calciatore non ne posso mangiare tanta, anche dopo la partita la danno nello spogliatoio ma non posso esagerare. Mi piace la margherita o la margherita col prosciutto, nient’altro. Sono drastico”.
Piatto romano preferito?
“La carbonara. Ma è come la pizza, non posso mangiarla sempre altrimenti mi ingrasso e arrivano le multe. Cerco di mangiare il meglio possibile”.
Juan Jesus chiede: chi ti fa d’autista quando non ti va di guidare?
“Lui (ride, ndr). Mi ha portato a casa tantissime volte, più volte di quante sono andato da solo. Gli do sempre valutazione 5 stelle alla fine del viaggio”.
Foto: Roma Twitter