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PETAGNA, IL BRUTTO ANATROCCOLO È DIVENTATO UN CIGNO

04.10.2016 | 09:40

“Ho vissuto un’estate difficile. Non avevo richieste e a un certo punto volevo smettere. Vedevo tutto buio”, parlava così Andrea Petagna dell’estate 2015. Paragonano fin da bambino a Christian Vieri, anche se lui ha sempre ammirato un certo Zlatan Ibrahimovic, la storia di Petagna potrebbe esser raccontata a qualsiasi ragazzino che si affaccia per la prima volta nel calcio professionistico. Nato a Trieste, il 30 giugno 1995, fin da piccolissimo Andrea mostra tutta la sua passione verso il pallone. Mancino chirurgico, fisico che da lì a pochi anni diventerà imponente (188 centimetri per 85 chili) e una predisposizione particolare verso il gol. Andrea ne segnerà tantissimi di gol nelle giovanili del Donatello Calcio, piccola scuola calcio di Udine dove Andrea muove i primi passi nel mondo del pallone. Ma viene ben presto notato dal Milan, che nell’estate del 2009, quando Petagna ha soltanto 14 anni, lo preleva senza pensarci due volte. Con le giovanili della squadra rossonera brucia tutte le tappe: uno scudetto con i Giovanissimi nel 2010, contribuendo con un gol in finale contro la Roma, un altro scudetto con gli Allievi Nazionali nel 2011, realizzando una caterva di gol. Nell’annata seguente viene già aggregato alla formazione Primavera, nonostante i soli 16 anni. Come se non bastasse, il 4 dicembre 2012, appena 17enne, Petagna fa il suo debutto da professionista, nel match di Champions League perso per 1-0 a San Siro contro lo Zenit, diventando così uno dei più giovani calciatori rossoneri a esordire nella massima competizione europea per club.

Le attese sul ragazzo sono enormi, i paragoni si sprecano. E intanto il giovane Andrea continua a bruciare le tappe e all’inizio della stagione 2013-2014 viene promosso in prima squadra: esordisce in Serie A il 24 agosto 2013, a 18 anni, nel corso della prima partita di campionato contro l’Hellas Verona. Meno di due mesi più tardi, viene girato in prestito alla Sampdoria. E qui inizia il buio nella carriera di Petagna. In blucerchiato non mantiene le attese che tutto l’ambiente ha su di lui e colleziona soltanto 3 presenze. Viene rispedito al Milan, che nella stagione seguente lo manda a farsi le ossa in Serie B, al Latina. Anche qui, 6 mesi di inferno: solo 11 presenze e 0 gol all’attivo. A gennaio del 2015 passa al Vicenza, ripetendo il ruolino di marcia dei mesi precedenti. Chiuderà la stagione con 12 presenze e 1 sola rete, l’unica vera gioia degli ultimi due anni, che vale il suo primo gol da professionista il 14 febbraio 2015, a 19 anni, nella partita di campionato Bari-Vicenza, vinta per 0-1 dai veneti.

Dall’inferno al paradiso, il passo è breve. Nella stagione successiva, quella del 2015-16, il cartellino di Petagna viene ceduto dal Milan all’Atalanta, ma il club nerazzurro lo manda comunque in prestito all’Ascoli, ancora una volta in cadetteria. Sarà la stagione della svolta. Nelle Marche si prende subito il posto da titolare. Lotta, corre, segna. Chiuderà la stagione con 32 presenze e 7 gol all’attivo. A fine stagione dichiarerà: “Ho vissuto un’estate difficile. Non avevo richieste e a un certo punto volevo smettere. Vedevo tutto buio”. Dopo il buio c’è sempre la luce. Nella scorsa estate, l’Atalanta lo riporta alla base e gli dà quella fiducia che deve avere un ragazzo di appena 21 anni. Andrea ripaga la fiducia di Gasperini con un avvio di stagione clamoroso: 3 tiri in porta e 3 reti, contro Lazio, Crotone e Napoli. Una media gol perfetta, una rete all’ora in 180 minuti giocati. Il lieto fine sembra davvero arrivato per Andrea Petagna. Il brutto anatroccolo è finalmente diventato un cigno.

Foto: zimbio.com