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PETER BOSZ, LO STRATEGA DI APELDOORN CHE FA VOLARE L’AJAX

12.05.2017 | 10:30

Sarà una classica del calcio quella che andrà in scena a Stoccolma, il prossimo 24 maggio, per la finale di Europa League 2016-2017: si affronteranno Ajax e Manchester United, uno scontro non solo tra due squadre storiche ma anche tra due filosofie agli antipodi. Da una parte la cultura dei giovani, l’impegno nel forgiare talenti in casa per poi rivenderli a peso d’oro, dall’altra la volontà di comprare campioni affermati per vincere subito. Sarà una sorta di Davide contro Golia, considerando il valore effettivo delle rose in senso economico: l’Ajax è costato poco più di 50 milioni di euro, lo United soltanto in estate ne ha spesi oltre il doppio per un unico giocatore, Paul Pogba. Ma i Tulipani non partiranno certo battuti nella finalissima in terra svedese, come hanno dimostrato anche nella doppia semifinale contro il Lione. 4-1 all’andata all’Amsterdam ArenA, poi la partita al cardiopalma al Parc OL, una delle più belle dell’intera Europa League. Sfida senza esclusione di colpi con l’Ajax che domina il primo tempo, passa in vantaggio con il solito Dolberg ma nel finale di prima frazione l’uno-duo micidiale di Lacazette scombussola tutti i piani. La ripresa è a senso unico, l’Ajax resta in dieci per l’espulsione di Viergever, Ghezzal trova il 3-1 a dieci dalla fine, ma non basta per completare la rimonta. A Stoccolma vola l’Ajax di Peter Bosz, lo stratega di Apeldoorn, che dopo aver riaperto l’Eredivisie a una giornata dal termine, sogna di portarsi a casa l’Europa League contro i temuti Red Devils di José Mourinho. Il tecnico olandese ha disegnato il capolavoro, portando i biancorossi alla decima finale europea della loro storia. Appuntamento che mancava da ben 21 anni: l’ultima finale giocata dai Lancieri fu quella di Champions persa contro la Juventus nel 1996.

Comunque vada a finire, quella che sta per concludersi è stata un’annata molto positiva in casa Ajax, specialmente in un’ottica di medio-lungo termine. Peter Bosz è stato chiamato dalla dirigenza per dare un segno di continuità rispetto al recente passato, da un lato scegliendo un elemento estraneo alla famiglia Ajax (da giocatore Bosz ha vissuto i suoi anni migliori nel Feyenoord), dall’altro puntando sull’allenatore che, dati alla mano, nelle ultime stagioni di Eredivisie si era dimostrato il più “cruijffiano” sulla piazza, vale a dire quello più vicino alla classica filosofia dei Lancieri. Con il tempo si sono smussato certi impeti radicali, non però la filosofia alla base dell’idea di calcio del tecnico che agli inizi degli anni 80, quando ancora giocava da pro, aveva fatto un abbonamento alle partite casalinghe dell’Ajax per andare a vedere gli ultimi scampoli di carriera di Cruijff. Il lavoro svolto da Bosz ha garantito all’Ajax un’identità e – soprattutto – un futuro come da tempo non accadeva. Partito dalla gavetta per salire tutti i gradini del calcio olandese, Peter Bosz può considerarsi a tutti gli effetti lo stratega del nuovo ciclo dell’Ajax. Ha vinto un campionato di Eerste Divisie (la seconda divisione olandese) con l’Heracles Almelo, e lo ha mantenuto in Eredivisie nelle quattro stagioni successive non rinunciando mai ad attaccare, come dimostrato dai 175 gol realizzati dai bianconeri in quattro campionati. Poi ha accettato la difficile sfida del Vitesse, club nel frattempo passato sotto l’ala del Chelsea, riuscendo ad accontentare tanto i Blues, valorizzando al massimo i prestiti dei vari Piazon, Traoré, Atsu, Van Aanholt. Nel gennaio 2016 Bosz si dimise per andare ad allenare il Maccabi Tel Aviv del dt Jordi Cruijff. In Israele, il tecnico classe 1963 si dovette accontentare della piazza d’onore alle spalle dell’Hapoel Be’er Sheva. Da Tel Aviv ad Amsterdam. E’ bastata una chiamata per riportare Peter Bosz, da Israele a casa, dopo 6 mesi all’Hapoel: Bosz ha rinunciato al nuovo contratto per sedere sulla prestigiosa panchina dei Lancieri, ancora provati dalla grandissima delusione dello scorso anno, quando la squadra, allenata da De Boer, perse il campionato all’ultima giornata, in favore del PSV Eindhoven. La stagione del nuovo Ajax è iniziata tra lo scetticismo generale, anche causa della cessione del bomber Milik. Ma dopo il primo periodo di adattamento, che ha compreso anche la clamorosa eliminazione ai play-off di Champions League contro il Rostov, i Lancieri sono riusciti a trovare la quadratura del cerchio, risalendo fino al secondo posto in Eredivisie ad una lunghezza dallo straordinario Feyenoord (con una sola giornata da disputare) e raccogliendo una inattesa finale di Europa League. Ora anche i più scettici si stanno ricredendo e, grazie all’incredibile lavoro del tecnico Bosz, l’Ajax sembra avere tutte le carte in regola per poter aprire un ciclo vincente. Nel giro di pochi giorni sapremo se la squadra di Amsterdam riuscirà nella doppia impresa di scavalcare il Feyeenord all’ultimo turno di Eredivisie e battere i giganti del Manchester United nell’ultimo atto dell’Europa League in quel di Stoccolma. Il ‘piccolo’ Ajax, infatti, ha tutte le intenzioni di realizzare lo sgambetto ai più quotati Red Devils, per quello che sarebbe il titolo internazionale che manca nella bacheca biancorossa mitica Champions del 1995, conquistata con Van Gaal ai danni del Milan. I Lancieri vogliono chiudere questo lungo periodo di digiuno durato 22 anni e tornare un’altra volta sul tetto d’Europa. E con lo stratega di Apeldoorn in panchina, anche lo United di Mourinho fa meno paura.

Foto: Daily Mail