Due galli in un pollaio sono troppi, anche quando i confini sono delimitati da tre legni, due pali e una traversa. Thibaut Courtois e Petr Cech: il 95% dei top club farebbe carte false per averne almeno uno a disposizione e, inevitabilmente, non può che guardare con invidia al Chelsea. La situazione era già chiarissima dallo scorso giugno, quando José Mourinho ufficializzò di fatto il rientro alla base dello spilungone belga, reduce dal triennio in prestito all'Atletico Madrid conclusosi col trionfo nella Liga e l’amarezza della Champions, sfuggita beffardamente al fotofinish a beneficio degli odiati cugini del Real.
E da subito fu evidente che la scelta per il futuro sarebbe ricaduta su Courtois. Come probabilmente ricorderete, infatti, i mesi precedenti erano stati caratterizzati da un interminabile balletto: Thibaut a più riprese aveva affermato - senza mezzi termini - che sarebbe tornato a Londra solo ed esclusivamente per fare il titolare, comprensibilmente aggiungeremmo. E così è stato, con lo Special One pronto a dargli fiducia sin dalla prima di campionato contro il Burnley.
Cech, dal suo canto, inizialmente ha fatto buon viso a cattivo gioco, forse convinto di riuscire a sovvertire le gerarchie concernenti la difesa della porta. Ma negli ultimi tempi sia il guardiano dei pali che il suo entourage sono usciti allo scoperto. L'8 ottobre Petr, intervistato da un'emittente del suo Paese, si era espresso in questi termini: "Non ho ancora parlato con nessuno, ma penso che il club mi conosce abbastanza bene, sa che la situazione non è sicuramente l’ideale per me. Penso agli Europei del 2016, non posso permettermi di fare panchina. Se la situazione al Chelsea non migliorerà, dovrò risolverla io andando via".
Mentre sei giorni più tardi l'agente Viktor Kolar aveva dichiarato: “Al momento non posso confermare che Cech andrà via da Londra, dobbiamo incontrarci per capire come muoverci. Abbiamo molte opzioni, ci sono molte squadre con cui possiamo parlare tra cui Real Madrid, Roma, Liverpool e Manchester United. Se il ragazzo cambierà casacca lo farà per un team che gli consentirà di misurarsi ai livelli più alti".
Un elenco parziale, considerata l'assenza di Paris Saint-Germain, Monaco e, soprattutto, Arsenal, probabilmente il club maggiormente interessato ad assicurarsi le prestazioni dello specialista della Repubblica Ceca. Risale proprio a ieri, infatti, l'ultima indiscrezione al riguardo: la stampa inglese ha parlato di un'offerta da 7 milioni di sterline dei Gunners pronta ad essere accettata dal sodalizio di Roman Abramovich, che non si opporrebbe alla cessione “interna” del proprio storico numero uno, non reputando la formazione di Wenger una diretta avversaria per il titolo. Ragionamento che non fa una piega, alla luce dei ben 12 punti che attualmente separano in Premier League le due londinesi più accreditate.
Ricapitolando in breve le tappe più significative della carriera del nostro personaggio del giorno, Petr nasce a Plzen il 20 maggio del 1982 e si forma nel settore giovanile del Viktoria. Nel giugno del 1999 si trasferisce al Chmel Blšany, con cui esordisce in prima squadra nella massima serie ceca e ivi si disimpegna fino al 2001, quando firma un quinquennale con il blasonato Sparta Praga. Contratto che non verrà mai rispettato, dal momento che nel luglio del 2002 il Rennes scuce circa 5,5 milioni di euro e ne annuncia l'acquisto. La Ligue 1 costituisce il definitivo trampolino di lancio per il giocatore, che nel 2004 passa al Chelsea - per oltre 10 milioni di euro - già da titolare della sua Nazionale, indossando la cui maglia ha già totalizzato 112 apparizioni, con 97 gol al passivo. Nel decennio di militanza in blue, Cech si consacra a livello planetario: dal 2004 in poi compare sempre nella top 5 dei migliori estremi difensori, classifica stilata dall'IFFHS che nel 2005 lo nomina miglior portiere al mondo. Ricchissimo il palmarès, che ad oggi annovera 3 Premier League, 4 Coppe d’Inghilterra, 2 Coppe di Lega inglese, 2 Community Shield, 1 Champions League e 1 Europa League. Dal 20 gennaio del 2007 scende in campo con un particolare caschetto protettivo in gommapiuma, il cui utilizzo gli è stato prescritto dopo la frattura cranica riportata il 14 ottobre del 2006 nel match contro il Reading, quando dopo soli 16 secondi dall'inizio dell'incontro si scontrò con l'avversario Stephen Hunt. Furono ore di angoscia, si temette addirittura per la vita di Petr, cui il destino però riservava ancora le soddisfazioni calcistiche più ampie.
Ad ogni modo, dopo 485 presenze (soltanto una nel campionato in corso) ormai la sua epopea a Stamford Bridge sembra veramente ai titoli di coda. Le prossime saranno le settimane della scelta definitiva, tenendo presente che 32 anni sono quasi pochi per ogni portiere, a maggior ragione per un campione del suo calibro, senza punti deboli e in grado di conferire solidità al reparto arretrato. L’asta forse è già chiusa: Wenger lo spera vivamente, confidando di risolvere finalmente l’annoso problema che si trascina da anni. Una cosa è certa: chi prende Cech fa l’affare!
Foto: Facebook ufficiale Petr Cech