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PIOLI, AL CUOR NON SI COMANDA

09.11.2016 | 09:30

In casa Inter inizia l’era Stefano Pioli. È lui il sostituto di Frank De Boer che, invece, saluta e si fa da parte da vero signore. Senza fiatare. Un parto lungo, estenuante e per certi versi anche doloroso, ma che in fin dei conti ha portato alla soluzione migliore visto il delicato momento attraversato dal club nerazzurro. Sono stati necessari giorni intensi di casting, provini, selezioni e colloqui, nemmeno si trattasse dell’evento dell’anno (o dell’Expo). Milano sembrava fosse diventata la capitale internazionale dei summit e del face to face. La soluzione ideale, alla fine, era proprio lì a due passi. Marcelino, Zola, Hiddink e non solo sono stati interpellati. A spuntarla, però, è stato l’ex tecnico della Lazio che con la sua pacatezza e incommensurabile professionalità oggi si accinge a cominciare questa nuova esperienza lavorativa. Ovviamente questa per Pioli rappresenta una sfida ardua, la salita è a dir poco ripida e scivolosa. Tra le mani il parmigiano si ritroverà, almeno inizialmente, una Ferrari ingolfata. A lui spetta il difficile compito di rimetterla a posto, magari in tempi ristretti. Per farlo ci sarà bisogno di un appoggio totale, unanime, anche da parte di una società (finora assente e presente soltanto a suo modo) che, forse, per la prima volta in questi mesi ha compreso quanto sia importante avere in panchina un uomo ricco di umiltà più che un tecnico di grande fama mondiale. Pertanto, nessuno dovrà etichettare Pioli come semplice “traghettatore”, figura scomoda e per niente produttiva in questi determinati casi.
 
Stefano Pioli nasce a Parma il 20 ottobre del 1965, da sempre si dichiara tifoso dei ducali, ma l’affetto che nutre proprio nei confronti dei colori nerazzurri è ormai noto. Al cuor non si comanda. Il richiamo è stato sempre forte, come se tutto fosse già scritto. Dopo la soddisfacente carriera da calciatore nel ruolo di difensore, anni nei quali veste le maglie di Juventus, Hellas Verona e Fiorentina, decide di appendere le scarpe al chiodo per sedersi in panchina. L’avvio è nelle giovanili: 3 stagioni al Bologna (1999-2002), con cui vince il Campionato Allievi Nazionali, poi una stagione alla guida del Chievo Primavera. Nel giugno 2003 ecco la Salernitana, in Serie B. Con i campani ottiene salvezza, mentre nella stagione successiva allena il Modena: il primo anno gli emiliani non sfigurano, nel torneo seguente chiudono al quinto posto e la squadra raggiunge i play-off venendo eliminata in semifinale. Poi Parma, Grosseto, Piacenza (senza brillare) e Sassuolo, tappa importante nella quale raggiunge lo storico quarto posto in cadetteria con i neroverdi perdendo ancora una semifinale play-off contro il Torino di Colantuono.
 
Successivamente, dopo una sudata gavetta, ecco l’approdo in Serie A a Bologna dove sostituisce l’esonerato Bisoli. Con i felsinei giunge la consacrazione definitiva, Pioli si dimostra abile e attira le attenzioni di Claudio Lotito che nell’estate del 2014 lo porta alla guida della Lazio. In biancoceleste conquista, dopo 8 anni, i preliminari di Champions League e perde la finale di Supercoppa Italiana contro la Juventus. Il 3 aprile di quest’anno, dopo il ko nel derby con la Roma, viene sollevato dall’incarico. Adesso, però, nel presente e nel futuro di Stefano Pioli c’è l’Inter. Anche Suning crede in lui, l’accordo ratificato fino a giugno 2018 lo testimonia. A questo punto Simeone può aspettare. L’Inter può tornare grande, con Stefano Pioli in panchina. A decidere è stato il destino. Intanto cresce l’attesa per l’esordio previsto per domenica 20 novembre nel derby contro il Milan, proprio come Roberto Mancini due anni fa. Ma quella ormai è un’altra storia appartenente al passato, sperando che l’epilogo stavolta sia ben diverso…
Foto: zimbio