Piqué: “Non è bello essere fischiato in Nazionale. Il referendum? Anche nello spogliatoio…”
Gerard Piqué, difensore del
Barcellona e della Nazionale spagnola, ha parlato in conferenza stampa toccando anche il delicato tema del referendum in Catalogna analizzando le dure polemiche pervenute dopo le sue dichiarazioni:
"Voglio risolvere questo problema, chiunque potrà fare domande. Il primo giorno di allenamenti a porte aperte è stato difficile, non è bello sentire i fischi dei tifosi della Roja. Non c'è stata violenza, ma tanti fischi. Io sono qua per rispondere, c'è tanta gente in Spagna che tramite il dialogo può capire il mio sentimento. Indipendentemente da quelli che sono i miei pensieri, serve rispetto e coerenza. Io sono qua perché lo hanno deciso il mister e i compagni. Voglio dare una mano in campo, abbiamo davanti un obiettivo che è vicino e vogliamo classificarci per il Mondiale. Dobbiamo concentrarci soprattutto su questo. Mettere in dubbio la mia voglia di giocare per la Spagna non è possibile. Sono qua da quando ho 15 anni, io ho sempre dato il massimo in ogni ambito riguardante la Nazionale. Mi sento orgoglioso di essere nella Nazionale spagnola, vogliamo vincere tutti i titoli possibili con i compagni. Le mie parole? Non mi pento perché è ciò che sento, ciò che provo. E' impossibile pensare al tutto il mondo che pensa la stessa cosa. Io la penso in un modo, ovvero che la gente debba poter votare, però capisco chi dice che i catalani non dovevano votare, come ad esempio Nadal. Anche nello spogliatoio ci sono tanti compagni che la pensano diversamente da me. Per me un indipendentista può giocare nella Spagna. In Catalogna non abbiamo una Nazionale, perché non potrebbe? Qua siamo un gruppo di persone che giocano perché la Spagna possa vincere titoli. La politica nel calcio? Io capisco i calciatori che non vogliono parlarne, ma chiedo di essere rispettato se io voglio farlo. Siamo uomini prima ancora che calciatori. Perché un giornalista, un cameriere o un meccanico può parlare di politica e un calciatore no? In tanti mi hanno consigliato di smettere di parlarne, ma io ho semplicemente detto che la gente deve andare a votare e stop. Non ho mai detto di votare sì o votare no, ho solo detto di andare a votare. Ho visto tante manifestazioni di appoggio al fatto che i catalani potessero votare. Ripeto, ognuno può pensare ciò che vuole, ma la cosa principale deve essere il rispetto e mediante il dialogo si possono trovare dei punti di discussione. Lo spogliatoio? Non mi sento a mio agio, capisco i miei compagni che hanno a che fare con un compagno che viene fischiato in ogni campo in cui gioca. I miei compagni arrabbiati per questa situazione? Li capirei se così fosse. In ogni intervista o in ogni conferenza stampa gli chiedono qualcosa su di me e loro sono costretti a rispondere. Il rapporto con Sergio Ramos? Sono uscite delle bugie, ci troviamo benissimo insieme. Il rapporto fra me e lui è fenomenale. Le voci sul mio addio alla Nazionale? Ci ho pensato e ho pensato che la decisione migliore era quella di restare. Se me ne fossi andato, avrei dato ragione a chi mi attaccava, a chi mi fischiava. Non voglio dargliela vinta anche perché all'interno del gruppo i compagni mi hanno dato appoggio. Se voglio l'indipendenza della Catalogna? Sono una figura di livello mondiale, non posso rispondere. Posso dire che i miei figli sono colombiani, libanesi, catalani e spagnoli. Siamo in un mondo globale, in questo momento la mia risposta è che c'è un problema politico molto grande in Spagna. O si trova una soluzione, che è il dialogo, o tutto andrà peggiorando con gravi conseguenze. Serve rispetto per tutte le opinioni e soprattutto che le parti si siedano per dialogare e cercare di trovare una soluzione. Se continuerò dopo il Mondiale? Me lo sono chiesto. Intanto voglio fare il meglio possibile, sono qua da oltre 10 anni e quando deciderò vorrei andarmene dalla porta principale. Io voglio continuare per quelli che continuano ad essere dalla mia parte, per quelli che hanno capito che io darò sempre tutto per la Roja. Cosa sceglierei fra nazionale spagnola e catalana? Non so cosa succederà, anche se me lo sono chiesto. Ci sarebbe un processo di 2-3 anni per sistemare tutto, come successo con la Brexit. Nel mio caso avrei 33-34 anni, quindi non dovrei prendere una decisione in tal senso". Foto: squawka.com