Pogba, i “motivi personali” e il vero problema della Juve

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Paul Pogba e il blitz in Arabia Saudita ha fatto notizia. Ben oltre la chiave di lettura di chi, dopo aver dato la notizia dell’offerta triennale da circa 100 milioni complessivi, si è precipitato - venti minuti dopo -  a specificare che il Polpo fosse andato in Arabia solo per motivi personali. Tutto può essere ma ci ricorda quella famosa domenica sera delle “veline” e dei messaggi pubblicati e poi nascosti: secondo quella teoria, la Juve avvenne privilegiato la soluzione interna per il ruolo di direttore sportivo piuttosto che accogliere Cristiano Giuntoli. Sappiamo bene com’è finita. Ma torniamo a Pogba: è abbastanza strano che un calciatore prenda un volo il venerdì pomeriggio, totale almeno 8-9 ore, per una gita di piacere. Poi lo vediamo in foto, chiari riferimenti all’Al-Ittihad e all’interno di una storia in cui dice “oggi no, domani chissà...”, come se fosse tutto normale. Poi leggiamo che sarebbe andato per motivi personali, versione forse di chi ha interesse a portare avanti questa teoria. Facciamo che sia vero, sarebbe anche peggio. Ma come? Non era rientrato prima a Torino per recuperare dall’infortunio e per ritrovare quella condizione che non può avere dopo un anno tormentato dagli infortuni? Non sappiamo come finirà, di sicuro poteva evitare di andare in Arabia per 48 ore “personali” dall’altra parte del mondo. Di sicuro, come abbiamo già anticipato, oggi Pogba per la Juve è un problema - da 8 milioni più 2 di bonus - e non una risorsa. Quindi, non intoccabile. Quindi, per il bene di tutti, prima si esce dal problema - in qualche modo- meglio è. Un’altra cosa è automatica: se i motivi erano personali, Pogba poteva benissimo restare a casa. La Juve gli ha concesso di tutto: la decisione di non operarsi lo scorso settembre, con i risultati che conosciamo, le vacanze sulle neve a dicembre. A tutto c’è un limite, ora siamo oltre quei limiti. Foto: Instagram Paul Pogba