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Frizioni con i senatori, prestazioni, tegola Neuer e Lewa vs Kalle: le chiavi del divorzio Ancelotti-Bayern

28.09.2017 | 16:15

Carlo Ancelotti non deve dimostrare niente a nessuno, è il primo allenatore ad aver vinto in cinque Paesi (Italia, Inghilterra, Spagna, Francia e Germania) e con Bob Paisley è l’unico ad avere levato al cielo 3 Champions da allenatore, oltre a rientrare nel gotha di chi ha conquistato più volte la Coppa dei Campioni sia in panchina che da calciatore. Tutto ciò premesso, il suo Bayern non andava più, specie a livello di prestazioni. Dopo il successo estivo in Supercoppa di Germania (terzo titolo, dopo Bundesliga e prima Supercoppa nazionale al primo anno), in campionato, dove sono abituati storicamente a dominare, i bavaresi dopo sei giornate accusano 3 punti di ritardo dal Borussia Dortmund capolista e davanti hanno anche l’Hoffenheim, la squadra contro la quale hanno rimediato l’unica sconfitta in patria, allenata da quel Nagelsmann che viene visto come naturale erede al trono a partire dall’estate prossima. Ma ad aver fatto ancor più male è stato il brutto pareggio con il Wolfsburg dello scorso weekend, con un doppio vantaggio gettato alle ortiche all’Allianz Arena. Dopo la partita Hummels e Muller si sono concessi il lusso di muovere appunti in merito all’atteggiamento e anche alla gestione, tattica e non solo. In Europa, dopo essersi sbarazzati dell’Anderlecht, i rossi di Germania ne hanno presi tre al Parco dei Principi. Una sconfitta netta ed inequivocabile, quella di ieri sera contro il Psg della MCN. La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Dalla prima mattina di oggi sulla stampa tedesca si erano fatte sempre insistenti le voci che volevano Ancelotti a rischio già nell’immediato, Rummenigge sull’argomento inizialmente aveva glissato, adesso è arrivata anche l’ufficialità dell’esonero. La sensazione è una. Questa: Carletto, solitamente amatissimo da tutti i suoi giocatori, ha pagato i rapporti tutt’altro che solidi con alcuni senatori, dai grandi vecchi Robben e Ribery allo stesso Muller, sovente penalizzati nelle rotazioni offensive. E in entrambe le gare di Champions aveva fatto fuori Hummels, al secondo anno di Bayern ma già voce importantissima nello spogliatoio. Se a questo aggiungiamo il nuovo brutto infortunio del totem Manuel Neuer, che ne avrà fino a gennaio (Ulreich in porta è da brividi), e le frecciate tra Lewandowski e la società (Rummenigge in primis) che non hanno certo giovato all’umore del bomber polacco, ecco che il quadro della crisi Bayern risultava sin troppo variegato per non portare al ribaltone.

Jody Colletti

Foto: Espn