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Il Provocatore: “Juve, ringrazia e sostituisci Allegri già prima dell’Atletico”

04.03.2019 | 23:25

Il calcio, si sa, non è una scienza esatta. A volte però 2+2 può fare 4 anche in questo magnifico circo. Pensieri in libertà del nostro Jody Colletti, riflessioni magari di difficile realizzazione ma sempre al limite della provocazione.

Prima premessa – Massimiliano Allegri è un top della panchina.

Seconda premessa – L’allenatore, come l’ospite, somiglia al pesce: solitamente al terzo giorno (anno, in questo caso) puzza. Salvo eccezioni, ricordando che lo stesso Max si accinge a completare la sua quinta stagione torinese, con en plein di scudetti.

Spoiler: è criticabile anche chi ha assassinato il campionato dall’alto di un più 16, il focus è sul ritorno degli ottavi di Champions e sul futuro.

Ciò doverosamente anteposto, all’indomani della vittoria di Napoli – dato che è ancora Carnevale – vorremmo travestirci da Grillo Parlante per infiltrarci nelle menti di Agnelli, Nedved e Paratici. A che scopo? Per capire se e quanto intimamente, ad oggi, credano alla remuntada contro l’Atletico. Astenersi Pinocchio. Poi, con le medesime sembianze, viaggeremmo alla volta di casa Ronaldo per chiedergli quanto sia soddisfatto delle sue modalità di utilizzo. Non parliamo banalmente di minutaggio (ai massimi), ma di posizione, mansioni, movimenti suoi e collettivi. Trovandoci in loco, ne approfitteremmo per sincerarci del suo parere in merito all’approccio ed alla generale gestione dei 90′ che hanno caratterizzato questa annata bianconera.

Dove vogliamo andare a parare? È presto detto. Con il tricolore in cassaforte dopo la Supercoppa e la Coppa Italia ormai andata, forse sarebbe meglio interrompere il rapporto con l’attuale condottiero, ringraziarlo per questo fantastico ciclo di vittorie e chiamare da subito al capezzale il prescelto per il nuovo corso. Il classico fulmine a ciel sereno, se volete, ma forse non la più impopolare delle decisioni. Già, perché con il trascorrere dei giorni, delle smentite non convinte e delle prestazioni abuliche o a metà, il partito di chi pensa di trovare Allegri in sella anche dopo l’estate va progressivamente sfilacciandosi. E allora perché non anticipare di un paio di mesi l’addio? Per semplice riconoscenza o perché davvero ci sono i presupposti per continuare? Lo juventino social di ferro, a questo punto, potrebbe lanciare i suoi strali gridando al tentativo di destabilizzazione. No, perché il sottoscritto Provocatore spera ardentemente che la Signora il 12 marzo centri il jackpot e si qualifichi per i quarti di finale dell’ossessionante Coppa dalle grandi orecchie. Ma il sottoscritto sa bene che se in Europa perdi 2-0 all’andata, dovresti preparare il ritorno per segnarne 4, così da metterti al riparo in caso di rete subita. Anche se affronti la squadra dalla miglior fase difensiva dell’epoca recente, che 4 gol mediamente li incassa in 5 gare ed è maestra anche in contropiede. Attenzione, diciamo semplicemente “preparare il ritorno”, nel senso di sintonizzare il gruppo su quelle frequenze, perché poi in campo c’è anche l’avversario e mai come in questo caso passare dalla teoria alla pratica sarebbe-sarà complicato. Ma quantomeno non ci sarebbe spazio per altri rimpianti, perché poi può succedere di ritrovarsi con un’impresa a metà, magari pregusti già i supplementari e poi vieni uccellato tipo l’anno scorso al Bernabeu, quando anziché abbattere il cavallo agonizzante scegli di aspettarlo fino alla resurrezione di rigore, con allegati fruttini e bidoni dell’immondizia. Chi capisce di calcio sa che paradossalmente è più semplice recuperare un 3-0 a Madrid contro il Real anziché un 2-0 contro l’Atletico, nonostante si giochi a Torino. Anche perché lo Stadium è molto aristocratico, sabaudo, spinge a fiammate, mica è un inferno costante come il Wanda. Ora CR7 ce l’ha Madama, vero, ma la colpa principale di Max è stata proprio quella di non aver saputo, finora, capitalizzare al meglio l’asso di tutte le briscole per far volare la sua Ferrari sotto l’aspetto della mentalità. Allegri doveva “sfruttare” Cristiano per Ronaldizzare la Juve.

Non è una questione di bel gioco, anche perché l’estetismo fine a se stesso non porta titoli, ma ci si aspettava una squadra cannibale, vogliosa di spadroneggiare sempre e comunque. Invece no, quest’anno i pluricampioni d’Italia hanno preferito sovente specchiarsi nella luna, come la Bellissima cantata dalla Berté, anziché nel fango della battaglia come i Colchoneros del Cholo o tante Juventus del passato. Non è la Serie A ad essere poco allenante, a nuocere è il non allenarsi in campionato ad essere devastanti. Non ci riferiamo esclusivamente alla brutta gestione di ieri sera dopo il raddoppio, né alle sostituzioni che hanno incentivato l’assedio modello Baghdad ’91 da parte del Napoli; nello specifico, da museo degli orrori a livello psicologico il cambio Cancelo-De Sciglio: che messaggio trasmetti, un secondo dopo aver preso gol da quella parte? Così come non facciamo riferimento soltanto alla sconfortante andata contro Griezmann e compagni, alla debacle di Bergamo o al capitombolo casalingo contro l’incerto United dell’ormai ex Mou. Tre sconfitte molto diverse tra loro: se fossero servite da lezione, la Juve al San Paolo non si sarebbe seduta (ancora una volta quest’anno) dopo il doppio vantaggio e la superiorità numerica. No, il ragionamento parte da lontano, dalle parole di Giorgio Chiellini dello scorso 23 settembre. Quella sera i bianconeri vinsero a Frosinone soffrendo, sbloccandola a dieci minuti dalla fine, e quel “tanto sappiamo che prima o poi il gol lo troviamo” proferito nel dopopartita dal capitano è diventato un mantra nel segno della poca intensità. Male. Perché quando il gol non lo trovi o non chiudi le partite, può capitare di prendere schiaffoni che fanno sfumare gli obiettivi.

E, dopo l’acquisto del secolo, la Juve aveva il dovere di fare tutto il possibile per coronare il suo sogno: la Champions si vince sul campo, turno dopo turno, e non perché verrà un giorno in cui il Dio Pallone ti ricompenserà, memore di tutta la sfiga (?) riscontrata nelle millemila finali perse. Si vince creando occasioni in quantità, se hai quel tipo di arsenale offensivo a disposizione. Si vince con i gol, che possono non arrivare da Mandzukic se Super Mario non è in forma. A proposito, perché l’adagio “Un po’ di panchina fa bene a tutti” non vale per il croato, sempre titolare quando è disponibile? Vale solo per Dybala? Ma non è che il tentativo di trasformare Paulo nel nuovo Furino, a furia di farlo arretrare, si sta rivelando controproducente? Quando ti confronti con difese che difficilmente ti fanno entrare in area, sarebbe preferibile puntare di più sulla tecnica e sul gioco palla a terra, anziché metterla sulla fisicità: easy. Fra una settimana il popolo bianconero vorrebbe tanto vedere il Max del 2017, quel mago che a gennaio brevettò un 4-2-3-1 super offensivo e ad aprile prese zero gol in 180’ dal Barça di oggi più Neymar e Iniesta, rifilandogliene tre. Andate a riguardarvi quella formazione, con Dani Alves e Alex Sandro terzini. Se la magia è finita, meglio il fulmine a ciel sereno, a maggior ragione se la decisione di massima sulla separazione da Allegri a giugno fosse già stata presa. Una partita del genere un nuovo allenatore può anche prepararla in una settimana, se sa come si fa, dà del “tu” come nessuno alla competizione, conosce il nemico – ma anche l’ambiente Juve – e si intende a meraviglia con il suo miglior giocatore. Non servono altri indizi: se il futuro è con Cristiano, l’identikit deve essere uno solo.

Jody Colletti

 

Foto: Twitter ufficiale Juventus