Se fosse un film, si intitolerebbe “Il simpatico caso del signor Blaise, panchinaro incedibile (?)”. Sì, il punto interrogativo è giustificato perché il signor Blaise gioca pochissimo, ma il Psg non vuole concedergli il foglio di via, probabilmente ancora memore dello sgarbo Coman, scippatogli a parametro zero dalla Juventus nel 2014. Emery, a differenza di Blanc che lo reputava intoccabile, dimostra con i fatti di non vederlo: nelle prime tre partite di campionato gli ha riservato spezzoni da 20 minuti, preferendogli stabilmente Thiago Motta e Rabiot. E quando il suo fedelissimo Krychowiak, che si è portato in dote da Siviglia per oltre 30 milioni, sarà in condizione, il minutaggio dovrebbe scendere ulteriormente, per quanto don Unai difficilmente a Parigi potrà riproporre stabilmente il 4-2-3-1 che fece le fortune del Siviglia (Verratti nei due di mezzo faticherebbe e rinunciare all’italiano sarebbe un delitto).
Il signor Blaise, che di cognome fa Matuidi, era il primo obiettivo della Juventus per sostituire - quantomeno numericamente - Paul Pogba nella zona nevralgica. Marotta si era professato ottimista, era convinto che Raiola (l’agente del 29enne centrocampista francese) avrebbe "risarcito" la Juve dopo la partenza del Polpo. Ma il dg bianconero non aveva evidentemente fatto i conti con Nasser A-Khelaifi, che al signor Blaise proprio non vuole rinunciare: “Resta qui, di più resta e rinnova”, le sue dichiarazioni rilanciate il 26 agosto da Le Parisien, quando tutto invece lasciava presagire una fumata bianca. A conti fatti, al pomeriggio del 29 agosto, ancora la sagoma dell’agognato centrocampista non si è materializzata a Torino per le rituali visite mediche e, dando un’occhiata ai social, più di un tifoso bianconero accusa i sintomi della sindrome Hernanes: impossibile non ricordare quanto accaduto l'anno scorso, con la Juve - convinta di avere in mano Draxler - che l’ultimo giorno finì per ripiegare sul Profeta Hernanes, pagato ben 11 milioni più 2 di bonus. D’altra parte, si registra anche una diversa corrente di pensiero, quella del “comprare tanto per farlo non ha senso, possiamo anche restare così”. Tutto giusto, se solo non fosse che la parte del leone nelle prime due gare l’ha recitata Khedira: ove Sami fosse in grado di garantire 40 presenze da titolare in stagione, si potrebbe anche essere d’accordo. Ma così, a giudicare dallo storico dei suoi infortuni, non è. Per quanto ancora Pjanic sia rimasto ai box, e considerato che per rivedere in campo Marchisio - che ha rimediato a 30 anni il primo grosso infortunio della carriera - servirà ancora tempo, una squadra che ha fatto sin qui un mercato da e per la Champions un centrocampista lo deve prendere. A prescindere dal contributo che i vari Lemina, Asamoah e Sturaro possono dare alla causa. Insomma, a parere di chi scrive il rinforzo a centrocampo non è la ciliegina bensì l’ultimo ingrediente della torta per l’annata 2016-17. Marotta e Paratici lo sanno bene, ecco perché difficilmente chiuderanno una sessione faraonica bissando l’impresa al contrario di un anno fa. E allora, al di là degli altri profili in ballo (per i quali vi rimandiamo ai costanti aggiornamenti di alfredopedulla.com), si potrebbe recapitare un altro messaggio al signor Blaise, perché magari ci sono ancora margini. Se poi Matuidi, che a 29 anni suonati ha giocato sempre e solo in patria, decidesse di non forzare la mano, accontentandosi realmente di un ruolo da attore non protagonista in questo Psg, a fronte di qualche milioncino in più, la Juve al limite potrebbe gioire per non aver preso un calciatore con la giusta “fame”. Senza rimpianti, né rimorsi. Twitter: @JodyColletti Foto: melty.fr