QUANDO LEO ORDINA

Categorie: Editoriale
Leo Messi non è soltanto il fuoriclasse tra i fuoriclasse. Ma evidentemente è anche il Barcellona: il presidente, l’amministratore delegato,  l’uomo che incide e che decide. Se non decide, come minimo incide. E le sua parole nei riguardi di Lautaro Martinez sono uno spot talmente importante che sarebbe sorprendente (eufemismo) se il messaggio andasse a vuoto. Certo, Messi si era speso anche l’estate scorsa per Neymar, invocandone il ritorno come borracce fresche per chi vive nel deserto da giorni e giorni non sapendo come refrigerarsi. In quell'occasione non andò benissimo, anzi andò malissimo: il Paris Saint-Germain non liberò Neymar, il ritorno in Catalogna fu consumato soltanto a chiacchiere e Messi fu costretto a digerire. Sapendo che certe situazioni non sono semplici e banali incastri, magari prescindono dal suo desiderio di avere un nuovo partner da coccolare e consacrare definitivamente. Prescindono perché hanno un costo. La cartolina tecnica di Leo è musica per le orecchie di Lautaro: lo ritiene un attaccante completo e non potrebbe essere diversamente. Ritiene, soprattutto, che sia bravo non soltanto quando bisognare buttarla dentro, un giochino che ha in Messi il principale protagonista, ma anche quando bisogna difendere il pallone, imporre la tecnica, eventuali e varie. Insomma, per il presente e per il futuro il Barcellona sarebbe un colpo da leccarsi i baffi e da permettersi di aprire un nuovo ciclo. Non aggiunge, Leo, che sarebbe contento di giocarsela con un argentino vero, convinto e ispirato, ma è come se lo facesse. In questa partita di andata e ritorno, l’andata è stata giocata da Lautaro che - avendo memorizzato il gradimento del suo idolo - ha messo fretta all suo entourage, indicandola chiaramente come la destinazione preferita. L’unica, altrimenti “resto all’Inter”: chiediamo scusa per il virgolettato non autorizzato ma che rende assolutamente l’idea. Nella partita di andata Lautaro ha spianato la strada con una sgommata delle sue, lasciando poi la rifinitura a Leo, con le pennellate (dialettiche) di gran classe che hanno dato una sentenza definitiva. Quando Leo ordina, tra l’altro in una situazione contrattuale da chiarire e comunque con la voglia matta di chiudere la carriera nel club della sua vita, significa che le indicazioni più che altro sono la sintesi di quanto il Barcellona ha fatto ormai diverse settimane fa, raggiungendo l’accordo completo con gli agenti del Toro in attesa di perfezionare quello con l’Inter. L’offerta di ingaggio è vicina ai 13 milioni più bonus, con uno scatto fisso del 15 per cento a stagione, tanti soldi di sicuro, lo hanno riempito d’oro. Ma se a Lautaro avessero detto “guarda che ti diamo cinque o sei a stagione” sarebbe cambiato poco e nulla. Ci crederete poco ma certe volte, nella vita, non è soltanto una questione di soldi. A maggior ragione se sei un attaccante giovane e sai già che ne guadagnerai tantissimi nel corso della tua lunga e fortunata carriera. Ma se ti dicono che giocherai con l’eroe del tuo mondo, accanto a quel Messi che magari tappezzava i muri di casa tua con gigantografie interminabili quando eri ragazzino, allora sai cosa penso? Che i soldi contano tanto ma la felicità di più. Siamo convinti che Lautaro abbia fatto un ragionamento non tanto distante: la voglia matta di passare dalla teoria alla pratica. Quando Leo ordina, è come se si aprisse il portone dorato. E’ come se all'interno di casa Barcellona sfilassero i più belli del reame, ognuno con la proposta da sottoporre. Al passaggio del ragazzo che pensava di poter parcheggiare a lungo dalle parti di Milano, il portone dorato si chiuderà, gli altri usciranno e i desideri di Leo diventeranno sentenze. Ovviamente accontentando l’Inter al cento per cento, altrimenti nisba, passaggio imprescindibile per la totale quadratura. E per consegnare un nuovo Pibe al Re.       Foto: profilo Twitter ufficiale FC Barcellona