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QUEL GRAN GENIO DI PAULO DYBALA

12.04.2017 | 10:15

Dybala

Quando un calciatore ha l’etichetta del fuoriclasse cucita addosso, in grado di estrarre dal cilindro la giocata vincente in qualsiasi situazione, capace di infiammare la folla ad ogni tocco, lo si vede fin dai primi passi. E Paulo Dybala appartiene senza alcun dubbio a questa categoria. Nel successo della Juventus sul Barcellona, andata dei quarti di Champions League, grande parte del merito va a Max Allegri, che è riuscito a dare una gran lezione di calcio a una delle squadre più forti del mondo. Ma è anche vero che la partita di Dybala ha rasentato la perfezione. Due gol impressionanti per tecnica, movimento, intuizione. Entrambi di sinistro, il piede preferito dei grandissimi calciatori, anche di Leo Messi, suo idolo fin da bambino. Il primo su assist di Cuadrado da destra, controllo e girata lampo a indirizzare il pallone nell’angolo più lontano; il secondo con un rapidissimo gesto tecnico su assist di Mandzukic da sinistra. È stata la sua partita, la notte in cui manca Dybala ha brillato sotto gli occhi di Messi e del mondo intero. Uno-due micidiale, doppietta in un quarto d’ora e Barcellona al tappeto. Tra sette giorni ci sarà il secondo round del Camp Nou, ma intanto la Juve e i suoi tifosi si godono la notte da alieno del loro gioiello più prezioso.

Nato a Laguna Larga il 15 novembre 1993, i primi passi di Paulo Dybala nel mondo del calcio sono quelli di un bambino prodigio capace di bruciare le tappe a suon di dribbling e gol sotto gli occhi del padre, che lo spinge prima a provare un anno al Newell’s Old Boys per poi tornare all’età di 10 anni nelle giovanili di un club a soli 50 chilometri da casa, l’Instituto de Cordoba, dove il giovane puntero non tarda ad attirare l’attenzione con prestazioni super. Con la morte del padre all’età di 15 anni, Dybala è adottato dal pallone e si trasferisce nel capoluogo per vivere nella pensione del club (per questo è stato soprannominato infatti “El pibe de la pension”). L’esordio in prima squadra nella Primera-B (seconda divisione argentina) è un trionfo: a soli 17 anni Paulo mette a segno ben 8 reti nelle sue prime 12 apparizioni. Numeri pazzeschi che non passano inosservati agli occhi dei grandi club europei, pronti a darsi battaglia per aggiudicarsi il talento argentino. Fin da ragazzino, Dybala si è contraddistinto come un attaccante molto mobile, dotato di grande rapidità ed un’ottima tecnica. Abile anche nel lanciare i suoi compagni a rete, il suo habitat naturale è al centro dell’attacco, dove ama spaziare tra le linee mettendo in risalto le sue incredibili doti atletiche, favorite da un fisico piuttosto esile. Con i suoi movimenti continui ed intelligenti è in grado di mettere in difficoltà qualsiasi retroguardia (chiedere al Barcellona per credere…).  “Cerco sempre di giocare semplice, uno o due tocchi e poi cerco il passaggio; e torno anche spesso a pressare per recuperare il possesso”, parole di un ragazzo maturo, che che in realtà era appena diventato maggiorenne. Nell’estate del 2012, il Palermo sbaraglia la folta concorrenza e si assicura le prestazioni di uno dei giovani più promettenti del panorama calcistico argentino. E Dybala risponde subito alle attese con colpi da fuoriclasse che deliziano il Barbera fin dalle prime apparizioni, tanto che i tifosi rosanero gli affibbiano ben presto il soprannome affettuoso di “U Picciriddu”. Solo 3 gol nella prima stagione in A (ma tanti lampi di classe purissima), quindi la retrocessione in cadetteria, dove Paulo contribuisce in maniera decisiva alla risalita del Palermo nella massima serie. Poi la consacrazione: 13 centri nelle 35 presenze nella serie A 2014-15, che ne certificano lo status di craque. A fine stagione sono tanti i top club sulle tracce di Dybala, ma ala fine a spuntarla sarà la Juventus. Il 7 giugno di due anni fa, il club bianconero rientrava in Italia dopo la sconfitta di Berlino in finale di Champions contro il Barça. Su quell’aereo – segno del destino – c’era anche Paulo Dybala. Aveva già firmato con la Vecchia Signora, ma per la prima in bianconero avrebbe dovuto attendere altri tre mesi. Venticinque mesi dopo, tra lampi di genio e gol da fenomeno, Dybala ha piazzato la Juventus a un passo dalla semifinale di Champions. E lo ha fatto davanti a quel Barcellona che aveva piegato i suoi compagni all’Olympiastadion, sotto gli occhi impietriti del suo idolo Messi. “Non sono Messi, ma voglio batterlo con la Juve”, detto, fatto. Due gol capolavoro, che lo spediscono di diritto nell’Olimpo del grande calcio. È la chiusura del cerchio dopo i 23 gol nella stagione d’esordio con la Juventus (meglio di due recenti mostri sacri come Tevez e Trezeguet). Con la doppietta di ieri, Dybala ha messo la sua firma in una delle serate più importanti della storia bianconera, salendo a quota 4 gol in 5 partite nella fase a eliminazione diretta della Champions. “Da bambino sognavo momenti così , oggi ci sono riuscito”, ha dichiarato la Joya a fine partita, lasciando trasparire tutta la sua emozione per la doppietta appena realizzata. Il talento argentino si è preso la vetrina, ha caricato la squadra sulle spalle e ha incantato i tifosi bianconeri con i migliori colpi del suo brillante repertorio. Tra sette giorni ci sarà il ritorno al Camp Nou, nella tana blaugrana dove si sogna già l’ennesima remuntada. Ma con questo Dybala qua, la Vecchia Signora fa sicuramente più paura.

Foto: Twitter Juventus