Qui Allegri, a voi Sarri: dalla Toscana con cinismo e fantasia

Quattro punti è la distanza che separa JuventusNapoli, alla vigilia del big match della 34esima giornata di Serie A. Esattamente come un girone fa, ma a parti invertite: a dicembre i partenopei guidavano la classifica del massimo campionato italiano, mentre i bianconeri inseguivano in terza posizione (alle spalle dell'Inter) con 4 lunghezze di svantaggio rispetto agli azzurri. Ora sono prima della classe contro seconda, una sfida al vertice del calcio nostrano, ormai una consuetudine da diversi anni a questa parte. Juve-Napoli non è mai una gara come tutte le altre, ma sarà - come sempre - un incrocio ricco di significati. A maggior ragione se in palio, come questa volta, c'è una bella fetta di scudetto, quando mancano solo cinque giornate al termine del campionato. All'Allianz Stadium andrà in scena l'ennesima sfida tutta in salsa toscana tra Allegri e Sarri, due filosofie di calcio così agli antipodi, soprattutto per l'interpretazione tattica, ma che hanno segnato profondamente le carriere dei due allenatori più influenti del calcio italiano in questi ultimi anni. Il tecnico juventino è più duttile, più cinica e non venera il totem dello schema, che anzi varia spesso così come cambia nome e posizione dei protagonisti, complice anche una profondità di rosa che dalle parti del San Paolo non c'è. Sarri preferisce infatti puntare sui cosiddetti titolarissimi e sul modulo - il 4-3-3 - imparato praticamente a memoria dai suoi uomini. Il Napoli è una sorta di macchina quasi perfetta, che predilige il gioco veloce, fatto di fantasia, una rete di palleggi, passaggi senza sbavature e verticalizzazioni micidiali. Le diverse posizioni di Allegri e Sarri trovano la sintesi nei risultati, nella lunga e veemente competitività di Juventus e Napoli, probabilmente le migliori espressioni del calcio nostrano da diverso tempo a questa parte. Non a caso, lo scontro tra bianconeri e partenopei, da ormai tre anni ha assunto i contorni affascinanti del big match da mille e una notte. Allegri ha assemblato al meglio un mix di talento e solidità difensiva, creando un'armata in grado di alzare al cielo il sesto scudetto di fila e di raggiungere due finali di Champions negli ultimi tre anni. Sarri, senza Higuain, ha plasmato un gruppo straordinario, capace di giocare un calcio tra i più belli d'Europa, riscontrando però sempre dei problemi nel confrontarsi con la Vecchia Signora, soprattutto negli scontri decisivi. Come all'andata, lo scorso dicembre, quando al San Paolo la Juve si impose per 1-0 con gol decisivo del grande ex dal dente avvelenato, quel Gonzalo Higuain che quando vede azzurro non perdona mai, o quasi. Confrontando i numeri della stagione attuale rispetto alle precedenti due (vale a dire da quando Sarri siede sulla panchina azzurra), si può notare come Juve e Napoli sono giunte ad una perfezione quasi totale. Nel primo anno in terra campana di Sarri, la Vecchia Signora alzò al cielo il tricolore con 91 punti, frutto di 75 gol fatti e appena 20 subiti. Il Napoli finì secondo con 82 punti, 80 reti fatte e 32 subite. Un andamento molto simile si è registrato anche l'anno seguente, nonostante lo sbarco del Pipita sulla sponda bianconera di Torino: Juve nuovamente campione d'Italia con 91 punti (77 gol fatti e 27 subiti), azzurri terzi con 86 lunghezze (addirittura 94 le reti realizzate e 39 quelle incassate). Quest'anno i numeri sono decisamente in controtendenza, non tanto per i punti in classifica (alla 33esima giornata Juve in vetta con 85 e Napoli primo inseguitore a quota 81, andamento che rispecchia i campionati 2015-16 e 2016-17), ma soprattutto per quanto riguarda il dato statistico sui gol fatti e subiti: nei 33 turni finora disputati, la Juve ha segnato 78 gol (già superata la quota delle due precedenti stagioni) subendone appena 19; il Napoli ha finora realizzato 70 reti, incassandone 23 (cifra nettamente più bassa rispetto al biennio antecedente). Non a caso, bianconeri e partenopei sono le due squadre che hanno concesso meno conclusioni in questo campionato, rispettivamente 268 e 270. Se fino all'altro ieri la retroguardia bianconera era pressoché impenetrabile e l'attacco napoletano timbrava il tabellino dei marcatori senza soluzione di continuità, ora i ruoli sembrano essersi parzialmente invertiti: il Napoli ha infatti migliorato la resa del proprio reparto arretrato, avvicinandosi ai numeri della retroguardia plasmata da Allegri, senza però rinunciare alla qualità del gioco e allo spettacolo offerto da Insigne, Mertens e compagni; mentre la Juve in questa stagione segna a raffica (secondo miglior attacco del torneo dopo la Lazio), avvicinandosi sensibilmente agli incredibili numeri realizzativi degli azzurri nelle due precedenti stagioni. Allegri contro Sarri, così diversi ma sempre più simili, quanto meno sotto il punto di vista meramente statistico. Per capirci meglio, basterebbe fare un confronto tra i numeri complessivi da quanto Sarri si è seduto sulla panchina azzurra: dall'estate 2015 ad oggi, la Juve ha collezionato 267 punti, segnato 230 gol e subendone 66, il Napoli ha conquistato 249 punti, realizzando 244 reti e incassandone 94. Una differenza sempre più sottile, che inevitabilmente rende la sfida di domani sera affascinante come poche altre, con gli occhi del mondo intero puntati sull'Allianz Stadium per il vero crocevia verso lo scudetto. E allora, che la palla passi al campo, come sempre l'unico giudice supremo che non guarda in faccia nessuno. Mauro Cossu   Foto: Twitter personale Allegri - Twitter ufficiale Napoli