RAFA NUDO
23.11.2015 | 00:30
Rafa nudo. Già perché ora anche i nostalgici di Benitez, quelli di stanza a Napoli e dintorni, hanno compreso che il gioco non valeva la candela. E che soprattutto, uscendo da quell’equivoco, sarebbe stato possibile organizzare calcio, respirare calcio senza alibi o piagnistei. La sensazione, ma è una sensazione, è che quella Champions del 2005 in sella al Liverpool e sulla pelle del Milan abbia dato a Benitez una visibilità tale da cancellare qualsiasi obbrobrio verificatosi successivamente. In modo particolare durante le esperienze italiane da archiviare al capitolo “incompiute”.
Rafa nudo. Inutile fare troppi giri di parole: se alleni il Real e prendi quattro pere dal Barcellona a casa tua, forse sei ancora in tempo a rassegnare le dimissioni senza che qualcuno, Florentino in testa, debba prendere in considerazione l’ipotesi di sollevarti dal l’incarico. Già, perché andrebbe sollevato di peso dopo un’umiliazione di genere. Proprio così: si può perdere, ma evitando di andare incontro a simili figuracce. Senza la minima tentazione di tentare qualche accorgimento per evitare di farsi prendere a pallate. A forza di dire “siamo il Real” non si è intuito un concetto molto più profondo: quando gli altri sono più forti, più pronti, più preparati tatticamente e tecnicamente, diventa indispensabile lasciare la spocchia nel cassetto. E giocare una partita con i criteri minimi, ovvero: limitare i danni. Ma immaginare che Rafa lasci la spocchia nel cassetto sarebbe come illudersi di trovare 40 gradi all’ombra in Groenlandia.
Rafa nudo. Talmente nudo che dovrebbe meditare su un particolare: se il top della squadra, e non solo della squadra, invia messaggi sulle scarse capacità del nuovo corso tecnico di mandare il Real verso traguardi prestigiosi, significa che mezzo dado è tratto. Forse tutto perché non esiste peggior cosa dell’insicurezza di chi – da dentro – dovrebbe invece trasmettere messaggi rassicuranti. Fiducia mia, sei volata via… Il top della squadra ovviamente è Cristiano Ronaldo, non ci vuole il mago per capire – dagli umori – l’aria che tira. E pur essendo la stagione ancora lunga, gli spifferi sono siberiani, ammesso che a Benitez diano la possibilità di andare fino in fondo.
Rafa nudo. Florentino ancora di più. Perché ci vogliono tonnellate di coraggio per passare da Ancelotti a una svolta così. E ce ne sono volute altre di tonnellate per fare la guerra – e Perez l’ha fatta – a chi gli ha regalato la Decima e aveva stima più riconoscenza da parte di chi ha il controllo totale della spogliatoio. Florentino non soltanto ha avuto zero gratitudine verso Carletto, quella non appartiene al mondo del calcio, ma sulla scelta successiva ha agito da principiante. Perché puoi anche essere il presidente del Real, ma se non sai come muoverti in un momento così delicato – la scelta del nuovo allenatore – non puoi evitare un pieno di ferocissime e infinite critiche.
Rafa nudo, ma in fondo c’è una logica e forse una giustizia. Dopo aver mandato il Napoli fuori pista, nella decisiva sfida contro la Lazio al San Paolo per andare almeno ai playoff di Champions, il signor Benitez non ci ha pensato dieci minuti. E il giorno dopo, come se fosse stato un intruso, piuttosto che chiudersi in casa e meditare sui diecimila errori commessi, ha invece preso un volo per Madrid dove lo aspettava Florentino per la firma. Doveva essere molto concentrato sul Napoli il signor Benitez: infatti è salito sul primo aereo e si è dileguato, poi ha convocato il fidato Pecchia, mentre presto Bigon avrebbe scelto il Verona (meglio, sarebbe stato scaricato). Da quel momento hanno avuto inizio le fortune del Napoli: zero alibi, cultura del lavoro, passione e fantasia. Niente viaggi in famiglia da evidenziare come necessità in conferenza stampa, niente soliti errori difensivi, niente strafalcioni tattici. Un’autentica fortuna, quella rivoluzione.
Rafa nudo. E’ rimasta solo qualche foto, impolverata, di qualche suo ammiratore dalle parti del Maschio Angioino. Presto sparirà anche quella.
Foto: Twitter Real Madrid