Real, dall’incetta di trofei al tunnel della crisi. Ma tante sentenze sono affrettate
Real Madrid sotto processo, alla luce della piega ha preso il rendimento dei campioni in carica di tutto in questo autunno. Sbaglia chi sostiene che dopo
Cardiff i
blancos si siano sciolti, perché dopo la
duodecima - levata al cielo del Galles al cospetto della
Juve - ad agosto sono arrivate in serie
Supercoppa europea, vinta sulla pelle dello
United dell’ex
Mou, e Supercoppa spagnola, con i rivali di sempre del Barcellona sconfitti in entrambe le sfide. Trofei appendice della scorsa stagione, ma comunque da ascrivere a quella in corso. Ciò non toglie che da settembre in poi qualcosa è cambiato. Inizialmente le perfomance altalenanti erano state addebitate all'assenza di
Ronaldo, che ha saltato le prime quattro di Liga per squalifica. Poi però il fuoriclasse di Funchal è rientrato, ma nessuno poteva attendersi da lui il misero bottino di 1 solo gol nelle 6 partite di campionato disputate. Positivo invece lo score di
CR7 in
Champions, casa sua: 6 reti in 4 incontri. L’ultima però è servita semplicemente a salvare la bandiera del Real a
Wembley contro il
Tottenham: una sconfitta che nella fase a gironi della ex Coppa dei Campioni mancava dal lontano 2012 e che, soprattutto, ha pregiudicato la corsa al primo posto nel raggruppamento. La stampa iberica dopo il ko contro gli
Spurs, che ha fatto seguito a quello contro il modesto
Girona in patria,
si è scatenata: sotto accusa sono finiti lo stesso
Cristiano, che ha respinto le critiche invitando a cercare su Google “Ronaldo gol” per avere tutte le risposte del caso,
Karim Benzema, appena 2 centri per il centravanti francese (in tanti già rimpiangono
Morata), e persino
Zinedine Zidane. Già, nel mondo del calcio che sconosce il significato della parola equilibrio,
Zizou è passato nel giro di due mesi da enfant prodige dei miracoli, capace mettere le mani su 7 trofei in un anno e mezzo, comprese le due Champions di fila (impresa mai riuscita a nessuno prima di lui con il nuovo format), a tecnico meritevole di essere messo in discussione, con futuribili nomi di sostituti da snocciolare. Ebbene, la sensazione è una: il vero problema del
Real si chiama Liga, dove gli 8 punti di distacco rimediati dal Barca in dieci giornate sono già tanti. Per il resto, tante sentenze già emesse sembrano realmente affrettate. È vero che sul mercato estivo, a fronte degli addii di
Morata, James Rodriguez, Pepe e
Danilo, si poteva fare di più rispetto agli acquisti dei rampanti
Theo Hernandez e
Dani Ceballos (oltre ai canterani richiamati dai prestiti), ma è altrettanto vero che il momento attuale può essere visto come il prodotto di una parziale sindrome da appagamento, anche umanamente comprensibile dopo la scorpacciata dei mesi scorsi. Ma guai a considerare, ai primi di novembre, chiuso il ciclo di questo
Real: l’esperienza insegna che, quando il gioco si fa duro e la stagione entra nelle sue fasi cruciali, il
Madrid all’appello risponde sempre presente. E guai soprattutto a reputare
Ronaldo instradato sul viale del tramonto: a febbraio
Cristiano compirà 33 anni, ma la cura meticolosa del suo fisico e la costanza in allenamento dovrebbero rappresentare ancora delle garanzie. Semmai non gli si può chiedere sempre di vincere le partite da solo, perché un asso - per incidere - deve essere supportato adeguatamente. In definitiva, le
merengues hanno tutte le carte in regola per uscire dal tunnel della crisi, ma - a partire dal match con il Las Palmas di domenica al Bernabeu - servirà vincere e iniziare anche un po’ a convincere. Foto: sito ufficiale Real Madrid