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REATTIVITÀ E TRADIZIONE VERDEORO: DANIEL FUZATO, UN PREDESTINATO TRA I PALI GIALLOROSSI 

10.07.2018 | 11:28

Riflessi di un gatto e nazionalità brasiliana: sembrano essere questi i requisiti fondamentali per poter aspirare ad essere un portiere della Roma. O meglio, è ciò che viene da pensare se si osservano le peculiarità tecniche degli estremi difensori che nella storia recente giallorossa si sono messi maggiormente in mostra. Da Doniéber Alexander Marangon, meglio conosciuto come Doni (sei stagioni per lui, dal 2005 al 2011), all’ultimo arrivato Alisson Becker, passando per Julio Sergio (secondo di Doni). Tali requisiti non mancano di certo a Daniel Fuzato, acquistato dalla società capitolina e pronto a mandare avanti la tradizione di portieri giallorossi dal sangue verdeoro.

Classe 1997, nasce a Santa Barbara D’Oeste, città brasiliana che dista circa 140 km da San Paolo. Costruisce la sua fortuna nelle giovanili del Palmeiras, fin dalla tenera età di 12 anni, e nella stagione 2016/17 riesce a vincere anche il campionato paulista della sua categoria. La stagione successiva attende invano l’esordio in prima squadra, nonostante sia convocato con i big e sia considerato uno dei giocatori più talentuosi del suo paese. Le caratteristiche di Fuzato che saltano agli occhi di tutti – e che catalizzano l’interesse di diversi club europei – sono la reattività e l’agilità: il metro e novanta di altezza non gli impedisce di distendersi rapidamente a terra o in particolare nelle uscite basse, sua grande qualità. E da buon brasiliano, si mostra anche abile nell’utilizzo dei piedi in fase di impostazione: una tecnica che gli è rimasta dall’età di 9 anni, quando ricopriva il ruolo di attaccante (con scarso vizio del gol) nella squadra della sua città. Tali gesti tecnici di alta fattura permettono a Fuzato di entrare nel giro della Nazionale brasiliana: il primo settembre 2016 esordisce con la maglia dell’Under 20 nella partita contro i pari età inglesi, terminata 1-1.  Il sogno è quello di diventare un giorno il primo portiere della Selecao, seguendo le orme del suo idolo Marcos, ex portiere brasiliano e campione del Mondo nel 2002, considerato una bandiera del Palmeiras dopo aver disputato la bellezza di 20 stagioni tra il 1992 e il 2012. Ha avuto anche la fortuna di conoscerlo di persona grazie a suo padre, grande tifoso del club verde, subendo “uno shock quando l’ha visto di persona, con il cuore che ha cominciato a battere fortissimo”.

Dopo una stagione brillante trascorsa al Palmeiras B, il club lo inserisce nella lista delle possibili cessioni: una scelta dettata dalla volontà dello stesso giocatore di non rinnovare il proprio contratto in scadenza nel dicembre 2018.Il direttore sportivo giallorosso Monchi, con astuzia e determinazione, è stato lesto a portarlo alla corte di Eusebio Di Francesco. Dal canto suo, il 21enne sa di arrivare nella Capitale in punta di piedi, nelle vesti di terzo portiere (scavalcato da Mirante, prende il posto di Lobont, ritiratosi dopo 9 anni passati all’ombra del Cupolone), in attesa di capire quale sarà il futuro del connazionale Alisson. Intanto il neo acquisto della Roma si dice pronto a scalare le gerarchie, raccogliendone l’eredità e tenendo così fede alla tradizione dei guardiani della porta giallorossa dal sangue verdeoro.

Foto: Roma Twitter