Reggina, se i disastri del passato sono serviti è l’ora di dimostrarlo. Con i fatti
L’ultimo anno della
Reggina è stato devastante. Le parole di
Saladini, prima e dopo i “fatti”, di più. Le ultime parole ulteriormente devastanti, garantiva di aver ceduto alle persone giuste, parlava di un fondo che poi si è rilevato una barzelletta. Vorremmo parlare di tal Filippo Brunori, il commercialista di Saladini, ci torneremo alla prima occasione. Brunori a suo tempo elogiato per il suo enorme contributo... Contributo per cosa? Hanno “ammazzato” il calcio a Reggio. Hanno giocato, hanno scherzato e hanno passeggiato sui “resti” di un club glorioso e di una città ferita mortalmente dal punto di vista calcistico. Si dovrebbero vergognare e basta, la macchia resterà a vita. Ma siccome sta per scadere il bando che porterebbe all’iscrizione alla prossima Serie D, sarebbe il caso di non fare i soliti balletti del nulla. E magari di non ostacolare chi avrebbe voglia di investire. Abbiamo ascoltato personaggi improbabili parlare dell’opportunità di una fusione con il Locri, spiegando addirittura la convenienza di simile operazione. Aria fritta. Sarebbe come dirgli di fare una fusione con la sua azienda che perde ogni settimana, ogni mese, ogni giorno e ogni minuto: vuoi vedere che si rifiuterebbe per dignità o orgoglio? Siccome il discorso chiama in causa la Reggina, si riempiono la bocca. Gente che parla e che non sa cosa dice. “Ma tanto in ogni caso ci saremo”: pubblicità progresso, chiudete i rubinetti. Il gruppo rappresentato da Nicola Amoruso è stato schietto, sincero, onesto: ha intuito che non c’erano i margini, ha salutato, ha ringraziato e si è defilato. Nello stesso tempo c’è stato chi, dall’alto di un passato trascorso tra uffici stampa e ruoli dentro il club (un fritto misto), ieri sera si è preccupato di spifferare notizie senza un minimo pudore malgrado una situazione delicatissima. Chapeau. Adesso sarebbe il caso di mettere un punto. Se i disastri del passato sono serviti a qualcosa, se è servito versare lacrime amarissime per il crollo di un sogno preso a schiaffi da venditori di fumo e illusioni, bene è l’ora di dimostrarlo. Con i fatti, senza la solita corsa a caccia di pubblicità. E chiudendo i rubinetti dell’ipocrisia. Una città ferita calcisticamente a morte non ha bisogno di (nuovi) mercanti del nulla. Foto: logo Reggina