Reginaldo: “A Reggio sto benissimo, quando vado via mi manca l’Italia”
29.03.2020 | 19:20
Intervenuto con noi in diretta Instagram, Reginaldo, attaccante della Reggina, si è lasciato andare ad una lunga chiacchierata, toccando anche temi extra-calcistici. Partendo dai ricordi della sua infanzia, ha raccontato come le favelas brasiliane siano un posto dove si è costretti a crescere in fretta: “Vivendo nelle favelas, ad una certa età mi è stato chiesto cosa avrei voluto fare da grande. Avevo già una certa età per poter fare cose poco belle, ma ho detto che io avrei voluto giocare a calcio e, dopo 3 anni, sono venuto in Italia.La prima volta che sono andato via di casa avevo 13 anni. Dovevo andare a Rio de Janeiro: mia madre non voleva, mio padre mi ha chiesto cosa volessi fare. Io risposi che volevo giocare a calcio e vivevo per il calcio, così mi ha portato a firmare. Lui mi vedeva giocare per strada tutto il giorno. Dopo 3 anni a Rio – durante i quali i miei parenti facevano 4 ore di macchina per venire a trovarmi – a 16 anni sono venuto a fare dei tornei a Trento in Italia. Sono stato eletto miglior calciatore straniero del torneo. Ronaldo il fenomeno per me è il più forte brasiliano di sempre. Mi ha fatto venire voglia di venire a giocare in Europa ed in Italia, dove giocavano calciatori fortissimi come Cannavaro, Nesta, Maldini e Cafù.”
Poi, sul rapporto con la città di Reggio e la Reggina, ha aggiunto: “Sto bene qui a Reggio. Mi hanno sempre trattato come un ragazzo d’oro. Vorrei portare la Reggina dove merita, perché una squadra come questa merita di stare in Serie A. Quest’anno faccio 37 anni, vorrei arrivare in Serie A con la Reggina. Giocare fino a 40 anni? Fino a che il fisico regge gioco. Sognavo di finire questo campionato senza perdere una partita. Quando abbiamo perso con la Cavese sono stato malissimo. Ho un rapporto bellissimo con i tifosi, quando finisce la partita, qualsiasi sia il risultato, non vedo l’ora di andare sotto la curva.”
Un pensiero, poi, sulle esperienze calcistiche fuori dall’Italia e dal Brasile, che hanno arricchito il suo bagaglio culturale: “Anni fa sono stato molto vicino al West Ham. Mi sarebbe piaciuto fare un’esperienza in Inghilterra. Io sono stato in Giappone nel 2013 ed è stata una bellissima esperienza. Loro sono talmente organizzati che io per i sei mesi in cui sono stato là avevo casa, autista e traduttore personale forniti dalla società. Un problema è stato il fuso orario. La cultura è completamente diversa, ma sono stato sempre bene in Giappone ed è un’esperienza che rifarei. Però, mi mancava l’Italia: è difficile vivere serenamente come vivo qui.”
Infine, sul razzismo: “Il razzismo secondo me ci sarà sempre, anche se è sbagliato. Io ricordo l’episodio di Zoro o quello più recente di Balotelli. Quello è il momento in cui devi prendere la decisione di bloccare la partita per dare un segnale veramente forte e far capire alle persone che è un atteggiamento sbagliato che può ferire le persone.”