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Il retroscena: Verratti, la scelta Raiola, i consigli del Psg e il ruolo di Ibra

19.07.2017 | 23:55

Verratti

Pensava di poterlo gestire in eterno, il suo “Marcolino”. Invece Marco Verratti aveva già deciso da un pezzo di lasciare il suo storico agente Di Campli. La nostra clamorosa indiscrezione di ieri sera, materializzatasi in serata con la conferma del regista del Psg, non è altro che la logica conseguenza di un rapporto compromesso da tempo e che negli ultimi mesi era diventato insostenibile. Lo stesso Verratti aveva più volte chiesto al suo ormai ex procuratore di stemperare i toni, di non accentuare la diatriba con il club francese, di restare sull’altra sponda del fiume in attesa degli eventi. La reciproca voglia di Barcellona era enorme, ma nelle considerazioni di Marco non poteva diventare un clamoroso boomerang. Praticamente un autogol alla Niccolai. Così è stato. Dopo settimane e settimane di assalti al Fort Apache parigino, parlando di prigionia dorata a fronte di un super bonifico versato regolarmente ogni mese, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata un’intervista rilasciata da Di Campli a un quotidiano sportivo: parole durissime, attacchi in grado di urtare la suscettibilità del Psg al punto tale da chiedere a Verratti di prendere le distanze rispetto a quanto dichiarato dal suo agente. In quei momenti il Psg ha anche chiesto al centrocampista, con toni morbidi, di interrompere il rapporto di lavoro con l’avvocato abruzzese. Una decisione che comunque Marco aveva maturato e che ha ufficializzato poche ore fa. Raiola era in azione da almeno una settimana, ci aveva provato qualche anno fa e i soliti bene informati garantiscono che lo stesso Ibra – assistito storico di don Mino – aveva dato consigli al suo grande amico Marco, invitandolo a cambiare rotta. La scelta è stata di Verratti, ci mancherebbe, ma Di Campli gli ha messo il pallone sul dischetto.

 

Foto: Metro