È il febbraio delle resurrezioni, in salsa comunque giallonera. Dei top player bersagliati dalla malasorte ma che non hanno mai mollato, pronti a rialzarsi dopo ogni caduta. Recentemente ci eravamo soffermati sulla nuova rinascita di Ilkay Gundogan, oggi in forza al Manchester City di Guardiola dopo essersi consacrato con la maglia del Borussia. Oggi, invece, accendiamo i fari su un calciatore che è tuttora di stanza a Dortmund, quel Marco Reus che ieri ha deciso con una magia la delicatissima trasferta di Moenchengladbach, la sfida tra i due Borussia, castigando proprio la squadra che lo lanciò nel grande calcio e dalla quale il club della Westfalia lo prelevò, nell’ormai lontana estate del 2012, per 17 milioni di euro. Al minuto 32 André Schurrle, posizionato sulla sinistra, cambia gioco tagliando l'area di rigore: la palla arriva a Marco che, defilato sulla destra, ha il tempo di controllarla, alzare un attimo lo sguardo, quel tanto che basta per scorgere Sommer leggermente fuori dai pali e poi trafiggerlo, disegnando col suo destro chirurgico una traiettoria beffarda - non un vero e proprio pallonetto - che scavalca il portiere, bacia la parte interna della traversa e finisce in rete. Per Woodyinho, questo il suo soprannome nonché il nick scelto per Twitter, un’esultanza liberatoria, la fine di un altro incubo: alla terza presenza stagionale (212 minuti dal 10 febbraio a ieri, compresa la gara di Europa League con l’Atalanta), il ventottenne jolly offensivo è tornato a gioire. Peraltro la sua decisiva rete, oltre a portare in dote 3 punti, ha consentito alla banda di Stoger di insediarsi al secondo posto, ossia al comando dell’altro campionato, quello che si disputa alle spalle del Bayern Monaco che ormai aspetta solo il conforto dell’aritmetica per l’ennesimo Meisterschale, vantando ben 19 punti di vantaggio sulla più diretta inseguitrice. Sì, considerata la bagarre per la zona Champions, con cinque squadre a battagliare punto a punto per tre posti, il gol di Reus al Borussia-Park è stato pesantissimo. Il nostro personaggio del giorno non ha certo bisogno di grandi presentazioni, le sue qualità sono ben note e i numeri parlano da soli. A parte quelli con il Rot Weiss Ahlen (30 gol in 90 partite) da giovanissimo, tra Gladbach e Dortmund Marco ha messo a referto 131 reti e 89 assist in sole 301 gare ufficiali. Considerato che non stiamo parlando di un centravanti, il bottino è da urlo. Lo specialista teutonico dà il meglio nel 4-2-3-1, sia partendo dalla fascia che come trequartista, ma può anche disimpegnarsi da attaccante esterno nel 4-3-3 o da seconda punta a supporto di un centravanti. Tecnicamente dotatissimo, fisico scattante (180 per 71 cm), è uno di quelli che fa davvero la differenza. Prima che in questi ultimi anni la sfortuna si accanisse contro di lui, il suo nome faceva capolino quotidianamente nel vortice delle indiscrezioni di mercato, accostato alle principali corazzate, dal Real Madrid al Barcellona, passando per le due di Manchester e le altre big inglesi, oltre alle parole – inequivocabili – che aveva espresso sul suo conto Kalle Rummenigge in ottica Bayern. Nel corso della sua esperienza in giallonero, Marco ha messo in bacheca 2 Coppe di Germania e una Supercoppa nazionale, i due campionati Klopp li aveva vinti appena prima che lui arrivasse; da rimarcare anche la splendida cavalcata del 2013 in Champions League, sogno sfumato in finale proprio contro gli acerrimi rivali bavaresi. A livello individuale, Reus è stato premiato come miglior calciatore di Germania nel 2012, della Bundesliga nelle stagioni 2011-12 e 2013-14. Successivamente sono iniziati i guai seri.
Come vedete dagli screenshot sovrastanti, Marco suo malgrado riesce a riempire ben 3 pagine della sezione dei siti statistici dedicata agli infortuni, roba da record. Fino al giugno del 2014 il talento alemanno accusa piccoli (anche se numerosi) problemi fisici. Poi la situazione precipita, a partire dalla prima lesione dei legamenti della caviglia che lo costringe a saltare il Mondiale quando era già in ritiro, a pochi giorni dalla partenza per il Brasile. Il gioiello nato a Dortmund il 31 maggio del 1989, e formatosi calcisticamente nel settore giovanile giallonero, assiste dal divano al trionfo iridato della Nazionale tedesca. E nell’autunno del 2014 si ferma altre due volte per la stessa causa, con i soliti legamenti a tormentarlo. Due anni dopo, con Euro 2016 alle porte, la maledizione delle grandi competizioni si materializza nuovamente: pubalgia diagnosticatagli a maggio, niente spedizione in Francia e sei mesi di stop. Passano circa 365 giorni e Woodyinho, per non farsi mancare nulla, si rompe anche il crociato del ginocchio, altri sette mesi ai box. Insomma, quando il dramma sportivo incontra il paradosso. Per quanto il ct Joachim Löw nel ruolo navighi davvero nell’abbondanza, Marco è mancato alla Germania (appena 29 presenze e 9 gol sin qui) che spera di riconquistare…il Mondiale lo meriterebbe ad honorem! Ed è mancato ancor di più alla sua squadra, di club e del cuore. La speranza di tutti gli appassionati è che questo campione possa finalmente ritrovare la naturale continuità: il destino gli ha già presentato un conto salatissimo e dilazionato, il Muro Giallo del Signal Iduna Park per troppe volte si è dovuto privare di inneggiare al proprio beniamino. Adesso Reus spera di concentrarsi solo sul campo, il prossimo avversario si chiama Atalanta (giovedì il ritorno dei sedicesimi a Bergamo), a Gasperini il compito di imbrigliarlo a dovere per alimentare il sogno della Dea.
Foto: The Sun