RICARDO OLIVEIRA, PRIMA IL PAULISTA E POI IL RINNOVO

In casa Santos è il tempo dei festeggiamenti. Il Peixe, grazie al successo di l'altro ieri ai rigori nella finale di ritorno contro il Palmeiras, ha conquistato il campionato Paulista dopo che i tempi regolamentari si erano chiusi sul 2-1. Euforia ed estasi anche per due ex "italiani", o meglio, milanisti: Robinho e Ricardo Oliveira. Il primo ha affidato al proprio profilo Instagram tutta la propria soddisfazione postando un messaggio colmo di gioia: "Dio non ha mai detto che il viaggio sarebbe stato facile, ma ha detto che l'arrivo sarebbe valsa la pena"; il secondo ha potuto raddoppiare il proprio momento di goduria non attraverso i social, bensì tramite una via ufficiale: il rinnovo di contratto. L'attaccante ha infatti firmato ieri il prolungamento fino al dicembre del 2017. Un premio meritato nonostante l'età (domani compirà 35 anni, mica male come regalo...) e nonostante fosse uno dei volti nuovi del Santos di questa stagione (è sbarcato in Brasile lo scorso gennaio).



Quando arrivò in Italia era l'estate del 2006. Un periodo nero tra i ricordi dei tifosi rossoneri, scandito dalla traumatica cessione di Andriy Shevchenko al Chelsea per ben 45 milioni di euro. I nomi a cui la dirigenza del Milan pensò per sostituire l'ucraino erano a dir poco altisonanti: Ibrahimovic, Ronaldo e Adebayor, giusto per fare qualche esempio. Ma era anche l'estate di Calciopoli e, considerata la precaria situazione del club (aleggiava il rischio retrocessione), alla fine si optò per un "ripiego", sperando in una plusvalenza da record. La scelta ricadde proprio sul brasiliano, proveniente da due ottime stagioni con la maglia del Betis e da pochi altri acuti in carriera. Costo dell'operazione? 17 milioni di euro più il cartellino di Vogel. Lo scetticismo dei tifosi fu spazzato via in pochi minuti e in un giorno preciso. Era il 9 settembre del 2006, prima giornata di campionato. A San Siro arrivava la Lazio, il risultato era ancora bloccato sull'1-1: Ricardo Oliveira sostituì Gilardino e decise di fare il fenomeno. Secondo gol decisivo con sulle spalle quella numero '7' che fu proprio del grande Sheva. Rendimento costante e sorpresa dell'anno? Macché. Già dalla seconda partita le sue prestazioni si rivelarono non all'altezza: i rimpianti crebbero a dismisura, così come la rabbia dei tifosi che non riuscivano a capacitarsi come fosse stato possibile passare dal bomber ucraino a un centravanti non da Milan. Al termine di quella stagione i rossoneri vinceranno la Champions League, un traguardo che farà accantonare ogni problema in tal senso. Ma il destino di Oliveira era già segnato da un pezzo: 3 reti complessive in 26 presenze e ritorno in Spagna 12 mesi dopo, al Real Saragozza (prima in prestito, poi a titolo definitivo). Lì ritroverà quella vena realizzativa del tutto smarrita nel Belpaese, pur non riuscendo nella seconda stagione a evitare, insieme con i suoi compagni, un'amara retrocessione.

Il capitolo Betis 2.0, nel 2009, rappresenta l'ultima tappa nel Vecchio Continente dell'attaccante di San Paolo. Prima l'Al-Jazira, poi il prestito nella società della propria città, prima di tornare a segnare valanghe di gol nel club di Abu Dhabi. L'annata 2014/2015 sarà il preludio al definitivo ritorno in patria con il Santos. E' il gennaio del 2015, il resto è storia recente. Conquista del Paulista, rinnovo e tanti saluti ai rimpianti e alle critiche del passato. Perché a 35 anni si può ancora lottare e dimostrare di poter vincere qualcosa di prestigioso.