RICCARDO BOCALON, APPUNTAMENTO CON LA STORIA
16.12.2015 | 10:44
Il suo tap-in è stato facile, ma ha riscritto la storia. Riccardo Bocalon, l’uomo della provvidenza, colui che ha spedito l’Alessandria ai quarti di finale di Coppa Italia. Mai nessuna squadra di serie C (o Lega Pro, che dir si voglia) dal Bari di Bruno Bolchi nel 1984 era riuscita in quest’impresa. Un traguardo reso ancor più difficile da un cammino che ha messo di fronte ai grigi due squadre di A, Palermo e Genoa. Due formazioni, quelle di Ballardini e Gasperini, che vivono un momento nerissimo, ma che sono pur sempre di due categorie superiori. E proprio al Ferraris è arrivato un altro clamoroso verdetto, il secondo impronosticabile in trasferta. Incredibile soprattutto per la dinamica con cui è stato centrato: il vantaggio di Marras al 47′ che ha sorpreso Lamanna, il pari in extremis da zero metri di Pavoletti, la gara che si prolunga ai supplementari; gli ospiti restano in dieci perché Manfrin si infortuna, ma il tecnico Gregucci ha finito le sostituzioni. Si gioca in inferiorità numerica, ed è in questo momento che scatta la molla: traversa di Fischnaller al 95′, rete del sorpasso fallita sotto misura proprio da Bocalon. Che però, qualche minuto dopo, si presenterà puntuale all’appuntamento con la storia: uno-due con Marras e palla in fondo al sacco senza problemi. Stavolta sì, era proprio impossibile sbagliare. Per la gioia soprattutto dei 2500 tifosi dell’Alessandria giunti fino a Genova per spingere la squadra alla seconda impresa di fila. Festeggiamenti che fanno da contraltare ai tanti fischi dei sostenitori del Grifone (circa diecimila), costretti a vivere un periodo a dir poco buio: l’eliminazione dalla Coppa Italia che va ad aggiungersi ai soli 16 punti in 16 gare di campionato, a più due sul Frosinone terz’ultimo.
Ma se il Genoa non sorride affatto, i piemontesi potranno andare alla pausa natalizia con un sorriso a 32 denti. Già, perché sono loro a comandare il gruppo A di Lega Pro, davanti a Cittadella, Bassano e FeralpiSalò. E alla Reggiana, che tra quattro giorni sarà l’ultimo avversario a frapporsi tra l’Alessandria e l’obiettivo di chiudere l’anno solare in vetta. Un’altra trasferta, stavolta meno proibitiva rispetto a Palermo o Genova. Ma se i risultati sono questi, sulla carta sarà una passeggiata. Merito anche delle reti di Bocalon, attuale capocannoniere del torneo con 10 marcature, una in più di Brighenti della Cremonese. Arrivato in estate dal Prato, al culmine di una serie infinita di trasferimenti in prestito sotto l’egida della casa madre Inter (che lo ha lasciato andare a titolo definitivo dietro riscatto per 270 mila euro), il 26enne attaccante veneziano, cresciuto con gente del calibro di Destro, Santon e Balotelli, sembra aver finalmente trovato la sua dimensione ideale. Classica punta centrale, la boa che fa da sponda agli inserimenti dei compagni di reparto e dei centrocampisti, dotato di un ottimo stacco aereo e di senso della posizione, Bocalon prima di ieri sera aveva già scritto il proprio nome sul finale di un altro trionfale cammino calcistico: quello della promozione del Portogruaro in serie B. A maggio del 2010 proprio una sua rete in spaccata sul gong dello spareggio contro il Verona aveva regalato al club granata l’inedita possibilità di partecipare al campionato di cadetteria. Insomma, uno dai gol pesanti e decisivi. E chissà che non possa continuare a esserlo anche ai quarti di finale, quando una tra Roma e Spezia si troverà di fronte questo piccolo grande miracolo messo in piedi da Angelo Gregucci. Il picco massimo della storia dell’Alessandria riguarda proprio la Coppa Italia: finalissima del 1936 persa per 5-1 contro il Torino. Ripetersi quest’anno assumerebbe i contorni di una leggenda vivente. Ma Bocalon, con un contratto in scadenza a giugno del 2018 e la voglia di imporsi a livelli sempre più alti, è pronto a tutto. Anche a riscrivere la storia per la terza volta in carriera.
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