ROBERTO DONADONI, UNA VITA PER IL BEL CALCIO
18.03.2014 | 10:32
Sedici risultati utili consecutivi, Parma sesto con merito e zona Europa League a portata di mano: la creatura di Roberto Donadoni sta volando, esprimendo un gioco sempre propositivo e rivitalizzando calciatori bocciati dai grandi club, come Cassano, Amauri, Biabiany, senza dimenticare gli ultimi arrivati, Molinaro e Schelotto.
Il filo conduttore che lega la carriera del Donadoni calciatore e del Donadoni allenatore è proprio il bel calcio. Un fil rouge che ha fatto del mister di Cisano Bergamasco, dapprima un sopraffino interprete del 4-4-2 di Arrigo Sacchi e poi un tecnico capace di schierare bene le proprie squadre sul rettangolo di gioco, con un occhio agli schemi offensivi, sempre di primo livello.
Era chiaro già in campo che quel numero 7 sarebbe stato un ottimo allenatore: bastava osservarlo muoversi, congiunzione perfetta tra centrocampo e attacco del Milan. Fantasia, estro, ma al servizio della squadra, del gioco.
Tantissimi i chilometri macinati su quella fascia destra, per quattro anni nella sua Bergamo, con l’Atalanta (96 presenze e 5 reti) e un lungo amore con il Milan, dodici campionati, 287 match di campionato e 18 realizzazioni. E anche due esperienze esotiche, nei Metrostars di New York e nell’Al-Ittihad.
Ha vinto tutto con i rossoneri: 6 campionati, 3 Coppe dei Campioni e 2 Coppe Intercontinentali.
Per dieci anni punto fermo della Nazionale, 63 apparizioni e 5 gol con il rimpianto della semifinale persa ad Italia ’90 contro l’Argentina di Maradona e della sconfitta ai rigori nella finale del Mondiale americano contro il Brasile.
Il Donadoni allenatore dopo aver raggiunto le vette da giocatore, ha dovuto affrontare la gavetta. Partendo dal basso, dalla C, mai affrontata da calciatore. E’ il Lecco a consegnargli la prima panchina, stagione 2001/2002, esonerato e poi richiamato, decimo posto finale in campionato. La stagione seguente sale di categoria, passa in cadetteria al Livorno, ancora un decimo posto, che gli vale la chiamata del Genoa. Ma Preziosi è un Presidente esigente, e la partenza con tre sconfitte in altrettanti incontri di Serie B equivale all’esonero.
Ma Aldo Spinelli si ricorda di lui, che è fermo da sei mesi, e a gennaio del 2005 gli affida ancora la guida del Livorno, questa volta in Serie A, e Donadoni se la cava egregiamente, 3-5-2 in campo, nona posizione in classifica e Cristiano Lucarelli capocannoniere del torneo. Il 2005/06 sembra andare ancora meglio: in 23 incontri disputati gli amaranto hanno totalizzato 10 vittorie, 8 pareggi e 5 sole sconfitte, sesto posto in graduatoria. Ma Spinelli è un Presidente fumantino si sa, e rilascia alcune dichiarazioni non troppo rispettose del lavoro del suo mister, che decide di dimettersi e togliere il disturbo.
Il lavoro fatto a Livorno non passa inosservato, e a luglio 2006 (nell’Italia post-calciopoli e post-Mondiale) arriva la chiamata della Nazionale. Per un biennio, è lui il c.t. di tutti gli Italiani. Agli Europei del 2008 si esce nei quarti di finale con la Spagna (poi vincitrice), perdendo ai rigori. 13 vittorie 5 pareggi e 5 sconfitte nei suoi due anni azzurri. Non viene riconfermato, torna Lippi.
E Donadoni è sul mercato. Pensa a lui Aurelio De Laurentiis per il dopo Reja, marzo 2009. Ma il passaggio a Napoli durerà poco. Risultati non esaltanti, feeling mai sbocciato con Presidente e squadra, e a ottobre dovrà lasciare il posto a Walter Mazzarri. Deficitario il rendimento con i partenopei: appena 4 vittorie in campionato in 18 gare.
Dopo l’addio dalla Nazionale e l’esonero di Napoli, Donadoni deve ricostruire la sua carriera. E così avviene. L’esperienza di Cagliari è felice, arriva a novembre 2010, chiude 14° per via delle ultime sette gare senza successi. Ma la salvezza era stata conquistata da tempo, grazie a un 4-3-1-2 particolarmente incisivo nelle gare casalinghe. Inizialmente riconfermato per la stagione seguente, viene esonerato da Cellino nell’agosto 2011, per via di incomprensioni in sede di mercato. Una cacciata senza aver esordito in Campionato che sarà la fortuna di Donadoni, potrà essere chiamato infatti in corsa dal Parma nel gennaio 2012. Dove subito trova la sua isola felice. Al primo anno chiude 8°, al secondo 10°, e ora è sesto. Sempre nella prima metà di classifica. Gioco sempre propositivo, 3-5-2 o 4-3-3, una squadra che scende in campo con la consapevolezza di poter far risultato contro chiunque: questa è la filosofia di mister Donadoni, una vita per il bel calcio.