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Sacchi: “Allegri e Capello mettono al centro il giocatore, ma se l’allenatore conta poco perché guadagna tanto?”

31.03.2021 | 09:38

sacchi gattuso

Nella lunga intervista concessa alla Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi ha ricordato anche il suo passato da giocatore e ripercorso le carie tappe della sua carriera:

 

Gli amici mi chiamavano Angelillo, mi piaceva. Gli ho visto fare un gol assurdo a Bologna, dalla linea di fondo. Ho cominciato in attacco, poi una poco gloriosa ritirata: ala destra, mediano, terzino… Quando Pivatelli, pochi mesi dopo aver vinto la Coppa Campioni col Milan a Wembley, mi mise in panchina, ho smesso. Al Baracca Lugo, da numero 4, marcai Capello, 10 della Spal. Nel primo tempo mi fece due tunnel a chiamata. Annunciava: ”tunnel!” e me la faceva passare tra le gambe. Nell’intervallo giurai: se lo rifà, picchio…”

 

Sulle sue presenze in Tv: “Con 27 anni di stress mi sono pagato la serenità assoluta oggi. Allegri e Capello? Loro sono bravissimi, io non provo nessun fastidio. Ho solo un paio di dubbi. Dicono che mettono al centro il giocatore. Ma se lo mettono in campo così com’è, non gli vogliono poi tanto bene. Io cercavo di migliorare il giocatore attraverso il gioco. Forse gli volevo più bene io. Ma mi pongo un’altra domanda, se contano solo i giocatori, perché certi allenatori guadagnano così tanto?”.

 

Sulla salute e sulla morte: “Non è un pensiero che mi pressa. Neppure la malattia, neppure il Covid. Faccio quel che devo per evitarlo, a giorni mi vaccino. Curo l’alimentazione e la buona forma. Ogni giorno mountain-bike o passeggiata o cyclette se fa freddo. Tre volte a settimana palestra per addominali e qualche peso. Non sono più in grado di sfidare Davids a chi si tira su più volte alla sbarra con un braccio solo, ma a volte esagero ancora… Un giorno gliel’ho spiegato a Berlusconi: “Presidente, io sono del partito del melius abundare quam deficere”. Lui rispose: “Anch’io, Arrigo. Io e lei siamo uguali”. È vero, mi ordinò di conquistare il mondo con un Milan quinto in Italia. Gli altri ridevano, a me stava bene. Avevo la sua visione. Ho la salute, il tempo per fare tante cose, due nipotine dolcissime e un nipote che a 3 anni corre più di Forrest Gump. Ha i capelli rossi. Un mediano. Gliel’ho detto: con 27 anni di stress mi sono guadagnato una bella serenità”.

 

Foto: Marca