Sami Khedira dal primo pomeriggio di ieri è un nuovo giocatore della Juventus: la banda dei parametri zero ha colpito ancora. Ci riferiamo naturalmente a Giuseppe Marotta e Fabio Paratici, rispettivamente amministratore delegato (nonché dg) e direttore sportivo della Vecchia Signora, gli uomini mercato che nelle precedenti sessioni avevano già messo sotto contratto, sempre senza scucire un euro per il cartellino, i signori Pirlo, Pogba, Llorente e Coman. E alla lista delle intuizioni geniali potremmo aggiungere sostanzialmente anche Andrea Barzagli, prelevato nel gennaio del 2011 dal Wolfsburg per soli 300mila euro più bonus.
Proprio con Andrea Pirlo gli incroci sono innumerevoli, fermo restando che i due hanno caratteristiche ben diverse. Il bresciano infatti crea gioco, dipingendo e dettando tempi come pochi altri sulla terra, mansioni che al Real Madrid venivano espletate dai vari Xabi Alonso, Modric e Kroos. Mentre il dinamico Sami eccelle soprattutto in fase di interdizione grazie al suo dinamismo, pur essendo dotato di piedi educati.
Capitolo calvario. Tutto ha inizio il 15 novembre del 2013, quando Khedira, nel corso dell’amichevole contro l’Italia a San Siro si rompe il legamento crociato anteriore del ginocchio destro, dopo un normale contrasto di gioco…con Pirlo. Lo stesso calciatore che, per lo meno numericamente, potrebbe adesso andare a sostituire in seno alla mediana a disposizione di Massimiliano Allegri. Non è un mistero, infatti, che l’esperto playmaker sia attratto da sirene newyorkesi: vedremo se volerà negli States o rispetterà l’accordo valido fino al 2016 con il club bianconero, magari per riprovare l’assalto a quella Coppa dalle grandi orecchie sfuggita sabato scorso in quel di Berlino.
Ma torniamo alla malasorte abbattutasi sul centrocampista tedesco, nato a Stoccarda da padre tunisino il 4 aprile di 28 anni fa. Già, perché dopo quell’infortunio il ragazzo fa in tempo a rientrare per la vittoriosa finale di Champions contro l’Atletico Madrid (un’ora di gioco per lui a Lisbona), così come a convincere Joachim Löw a portarlo in Brasile. Ma non riesce a mettere alla porta la jella, che anche in questa stagione ha fatto più volte capolino.
Riepilogando: il 2 settembre Sami si fa male allenandosi con la Germania, strappo muscolare alla coscia sinistra e sette settimane di stop per lui; il 3 dicembre, in occasione della sfida di Coppa del Re contro il Cornellà, rimedia una commozione cerebrale in uno scontro aereo: altri 20 giorni lontano dai campi. A febbraio un nuovo problema muscolare lo mette fuori gioco per un mese. Khedira torna a indossare la camiseta blanca il 10 marzo, nel ritorno degli ottavi di finale di Champions con lo Schalke (sconfitta da brivido per 4-3 contro quella che avrebbe potuto essere la sua prossima squadra), poi più nulla: spola continua tra panchina e tribuna, definitivamente fuori dal radar di Carlo Ancelotti (anche lui divenuto frattanto un ex merengue). Una scelta dettata anche dal lungo tira e molla relativo al rinnovo del contratto in scadenza: memorizzato che il mediano non avrebbe prolungato, il club più blasonato di Spagna lo ha fatto fuori, come comunicato dal diretto interessato il 23 maggio all’atto dell’addio: “Già a dicembre avevo capito che era arrivato il momento di fare una nuova esperienza, ma poi sono successe varie cose. È vero che ho avuto un altro piccolo infortunio, ma non è questo il motivo per cui non ho più giocato. Avevo recuperato ma indirettamente mi è stato fatto capire che la mia presenza non era più necessaria, senza che però nessuno della società me lo dicesse personalmente”.
Insomma, anche il prestante atleta teutonico (189 cm per 85 kg) sbarca a Vinovo dopo un periodo costellato di guai fisici: proprio come Pirlo (rieccoci!), scartato dal Milan nel maggio del 2011 dopo un annus horribilis dal punto di vista della tenuta. E, proprio come il professore barbuto, Sami arriva con una Coppa del Mondo in bacheca, portando in dote un ottimo bagaglio anche a livello di club: 1 Liga, 2 Coppe del Re, 1 Supercoppa di Spagna, 1 Champions League, 1 Supercoppa UEFA, 1 Mondiale per club. Allori tutti conquistati a Madrid. Al computo va aggiunta la Bundesliga vinta a sorpresa nel 2007 con lo Stoccarda, il club della sua città natale nel cui settore giovanile si è formato fino al debutto in prima squadra, datato 1 ottobre 2006, contro l’Hertha Berlino. Un solo minuto per bagnare l’esordio assoluto, proprio in quell’Olympiastadion che meno di tre mesi prima aveva visto trionfare gli azzurri di Lippi (e Pirlo), proprio dove Andrea quattro giorni fa ha versato lacrime amare al cospetto della letale MSN.
Ora vi sarà ancor più chiaro il discorso degli incroci di cui sopra. Scherzi del destino o forse no.
Per quanto riguarda lo score in Nazionale, dopo aver trascinato l’Under 21 tedesca al successo negli Europei di categoria del 2009, Sami sin qui ha accumulato 54 gettoni, con 5 reti all’attivo, e toccando l’apice tra giugno e luglio del 2014: cinque presenze su sette al Mondiale nella terra del samba, in panchina a Rio contro l’Argentina ma a segno nel mitico Mineirazo, il 7-1 rifilato alla Seleção padrone di casa nella semifinale di Belo Horizonte.
Al tirar delle somme, Khedira rappresenta una scommessa calcolata: se sta bene, e il positivo superamento delle accurate visite mediche induce all’ottimismo, può rappresentare un valore aggiunto per la Juve, che non a caso gli ha fatto sottoscrivere un quadriennale. Durata ragionevole per un classe 1987 di respiro internazionale ma assolutamente in cerca di riscatto. Ad ambientarsi lo aiuterà di certo Alvaro Morata, felice di ritrovarlo dopo i comuni trascorsi all'ombra del monumentale "Santiago Bernabeu".