Sarri dopo il derby: l’analcolico biondo, Radio Tare e i pentiti sul carro

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Il bello di tutta questa storia è che la sopportazione di chi non riesce proprio a... sopportare raggiunge limiti quasi comici. Maurizio Sarri dopo il secondo derby vinto (su due) che ha proiettato la Lazio al secondo posto in solitudine assiste alla classica pratica tutta italiana di salire sul carro. Posti in piedi. Ieri un quotidiano sportivo per non parlare troppo di Sarri dopo il derby ha confezionato l’editoriale coinvolgendo Mourinho: classica furbata da scorciatoia di campagna, non ci casca neanche un bambino. Intanto, l’analcolico biondo, assolutamente biondo, è quella bevanda che va sorseggiata con calma per evitare di... strozzarsi. Dopo aver espresso il suo dispiacere per essere uscito dalle coppe, un dispiacere vero perché nessuno vuole perdere a maggior ragione contro squadre sulla carta più deboli, Sarri ha scelto il percorso secondo una logica. Questa logica: non si possono affrontare tre manifestazioni, neanche due, con un organico - caso unico al mondo - senza un altro centravanti di ruolo. Se Sarri avesse perso il derby, lo avrebbero lapidato. E non aspettavano altro. Siccome l’ha vinto, ora sono saliti sul carro persino quelli che lo avevano ritenuto (certe cose accadono solo a Roma) il “peggiore allenatore della storia della Lazio”, confondendo il vino con l’acqua. In fondo, si tratta di focolai spenti da una vita. Senza un minimo di rispetto nel criticare e con il (tardivo) desiderio di elogiare quando proprio non ne puoi fare a meno, altrimenti vieni smascherato. Eppure ti hanno già smascherato. Radio Tare è un contenitore di elogi al direttore sportivo fatto solo per sminuire i meriti dell’allenatore: da qui la teoria che chi guida la squadra ha il 20 per cento di meriti quando vince e il 99 per cento quando perde. Sarebbe come dire, questa non è una storia inventata, che i carciofi un giorno vanno a una cifra X al chilo e il giorno dopo a zero o quasi. Ecco, con i carciofi sarebbe più semplice esibirsi. Radio Tare è un contenitore che per fortuna contiene qualche saggia voce, ma in minoranza rispetto a ex portieri, contemporaneamente ex allenatori, che ora hanno seri problemi di congiuntivo. La teoria oggi è che il grande gruppo e l’unità di intenti, sempre con l’analcolico biondo in prima fila, siano alla base del successo. Certo che lo sono, ma essere uniti significa esserlo davvero e non a chiacchiere. Basterebbe ascoltare Lotito nell’intimo delle sue riconversioni in corso rispetto a 12 o 15 mesi fa. Una cosa è sicura: se la Lazio dovesse riuscire ad andare in Champions, la strada è lunga, Sarri non aspetterà fine maggio o metà giugno per chiedere la solidità e quindi il rafforzamento del progetto tecnico, alla larga da incomprensioni e altro, ben dentro una chiarezza definitiva su certi argomenti. Lo deve a se stesso, al suo staff e ai tifosi. C’è tempo, ma con il lavoro degli altri non si scherza. Dovrebbero saperlo anche i pentiti sul carro.
Foto: Instagram Lazio