SAÚL COCO, IL MURO DEL TORINO SFUGGITO DUE VOLTE AL DESTINO
L'addio di
Buongiorno e il grave infortunio di
Schuurs, avrebbero potuto tagliare le gambe alla retroguardia del
Torino, ritrovatasi quest'estate senza un cardine centrale di livello. Ma se il Torino può vantare una caratteristica quasi ancestrale (nonostante le indubbie criticità di alcune scelte dirigenziali degli ultimi anni) quella è senza ombra di dubbio la resilienza, termine spesso abusato ed utilizzato a sproposito. Ma non nel caso del Club granata. Perché quell'identitario ed innato spleen, misto però ad una forza d'animo in grado di far fronte con coraggio alle avversità, è proprio il tratto distintivo che ha fatto grande il Torino durante la sua storia, rendendolo spesso un avversario immensamente ostico per qualsiasi compagine. Il colpo Saúl
Coco, in qualche modo, incarna perfettamente questo spirito inquieto ma allo stesso tempo estremamente resistente e partigiano. Questo, sia per le dinamiche e le motivazioni per il quale è giunto che per, soprattutto, l'affascinante storia che si cela dietro l' interessante centrale di difesa in questione. Perché Saúl Coco, nato a Lanzarote nel 1999, proprio come il Torino è sfuggito al destino avverso. Per ben due volte. La prima nel 2019, in cui convocato per la sua Nazionale, la
Guinea Equatoriale, a causa della puntura di una zanzara e una mancata profilassi per la malaria ha attraversato la terapia intensiva, un coma farmacologico e una dura lotta per la sopravvivenza. Lo ha salvato il consiglio di sua madre:
“Devo ringraziarla, mi ha suggerito di andare subito da un medico. Così mi ha salvato la vita”, ha dichiarato il calciatore. Ma l'ennesima prova di forza del destino è giunta soli due mesi dopo. In una partita sul campo del
Tacoronte con il
Las Palmas C, club in cui il classe '99 militava in quel periodo, un violento contrasto di gioco sulla fascia sinistra del campo scaglia Coco contro i cartelloni pubblicitari. L'impatto è agghiacciante. Il difensore si frantuma i polsi e perde i sensi, rimanendo per un'ora in attesa di un'ambulanza, in bilico tra la vita e la morte.
“Tutti pensavamo fosse morto, non si muoveva più. I ragazzi piangevano per la disperazione”, ha dichiarato il suo ex allenatore, Yoni
Oujo. Dieci mesi dopo, arriverà il suo debutto con la prima squadra del
Las Palmas, la giusta ricompensa dopo quel periodo nefasto. Negli anni nel Club spagnolo, il difensore ha affinato le sue caratteristiche, divenendo un giocatore straripante nell'uno contro uno e impattante dal punto di vista fisico, anche nel gioco aereo. Nonostante l'importante fisicità, il giocatore vanta anche grandi abilità in progressione, tanto da giocare in alcune occasioni anche nel ruolo di terzino destro. Spiccano all'occhio anche le buone capacità nell'impostazione dal basso, specifiche fondamentali nel calcio moderno. Oggi il matrimonio col Torino, sodalizio che per inerzie, storia, e comune predisposizione alla resistenza, non poteva essere più azzeccato. L'equatoguineano ha siglato il gol che ha sancito la vittoria col
Venezia, uno stacco di testa imperioso negli ultimi minuti di partita, che fomenta i sogni di un Toro che oggi si ritrova a lottare a pari punti con le prime della classe. E di questa lotta, Coco ne è e ne sarà protagonista, fino all'ultima goccia di sudore. Foto: Instagram Coco