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Shevchenko: “Il rigore in finale con la Juve mi emoziona sempre. Il Milan deve ripartire dal secondo tempo contro l’Inter”

13.05.2023 | 13:40

Andriy Shevchenko - Milan - Juventus - 2003 - Sito ufficiale Milan

Andriy Shevchenko, ex attaccante del Milan, ex CT dell’Ucraina, ha parlato dal palco della Milano Football Week, trattando diversi temi, tra cui il derby di Champions di ritorno.

Queste le sue parole: “La mia carriera al Milan è stata fantastica. Quando sono arrivato la prima volta conoscevo i grandi campioni e la società che c’erano. Io ero un ragazzo giovane, arrivando al Milan ho fatto uno step molto grande. Quello che mi ha impressionato più di tutto è che il Milan è una famiglia: la grandezza di Maldini, Costacurta, Albertini… mi hanno accolto con un grande abbraccio, mi hanno aperto il cuore aiutandomi a inserirmi bene in Italia. Costacurta è sempre stato vicino a me”.

La telefonata per il pallone d’oro? Non ci credevo. È sempre stato un mio sogno. Da bambino guardavo chi aveva vinto il Pallone d’Oro tra gli ucraini, io ero cresciuto guardando loro. Nel Milan guardavo Van Basten, attaccante incredibile. Il target era molto alto, è stato un sogno per me vincerlo. Quando l’ho saputo sono stato contento. Grazie ai miei compagni: senza il Milan, senza i miei compagni del Milan e dell’Ucraina non ce l’avrei fatta”.

Il rigore di Manchester nella finale di Champions contro la Juventus? “Ogni volta che ci penso mi emoziono. È il momento più bello della mia storia. Scrivere il mio nome dentro la storia del Milan è pazzesco. Non fu un anno facile per me. La stagione cominciò molto male, con un infortunio di 3 mesi. Il rientro fu molto difficile, Ancelotti cambiò formazione passando all’albero di Natale. Non mi piaceva tanto, ma funzionava. La squadra giocava bene. Io ero in panchina e soffrivo tanto, ma capivo anche il momento. Aspettavo il mio momento. E quel momento è arrivato contro il Real Madrid. Mi chiamò Ancelotti e mi disse che mi dava l’occasione di giocare. Ancelotti è un grande allenatore, lui crea sempre un feeling incredibile con i giocatori. Riuscì a motivarmi e io ero già molto motivato. Vincemmo 1-0 col Real con un mio bellissimo gol e li ripartì la mia stagione. Poi essere protagonista nelle semifinali contro l’Inter, partite difficilissime e molto sofferte, e in finale con la Juve è stata un’emozione forte”

Il gol nel derby del 2003? “C’era tensione, qualcuno non riusciva a dormire, c’era tanta pressione. Nessuno voleva perdere. Quando giochi davanti non hai molto spazio e tempo, Cordoba era forte e mi marcava; io chiesi a Seedorf di passarmi la palla nel momento giusto. Lui mi capì e il mio gol arriva su un suo assist al momento giusto. Lo segnai con istinto, già sapevo come posizionarmi”.

Come si gestisce l’attesa del derby tra andata e ritorno? “Racconto la mia esperienza. Eravamo tutti nervosi. Gattuso ci faceva pensare a essere gruppo, vedendolo. Io cercavo di guardare Maldini: la sua esperienza, la sua grandezza, la sua tranquillità. Anche Costacurta ci guidava. Ma a me questa pressione mi piaceva tanto, mi eccitava, mi dava forza, mi incuriosiva il momento di grande tensione. Mi preparavo bene psicologicamente”.

Come ha visto il derby d’andata?” Io sono positivo. Bisogna dimenticare il primo tempo. Nel secondo tempo c’è stata una giusta reazione, con spirito e atteggiamento giusto, con un piano di gara. Bisogna che il ritorno sia come il secondo tempo: si possono giocare così le proprie chance”.

Foto: sito Milan