Sirigu: “Mi aspettavo più rispetto dal PSG, ora voglio l’Europa con il Toro. Verratti…”
Salvatore Sirigu, dopo l'esperienza con il Paris Saint-Germain, torna in Italia e si appresta a diventare nuovamente protagonista con la maglia del
Torino:
"Avevo perso il desiderio di giocare e di allenarmi, di vivere il calcio. Adesso ho tanta voglia di ricominciare e di tornare quello che ero, anzi sono: voglio tornare a essere un giocatore importante. Se mi sento tradito dal PSG? No, è una parola inadatta. Ma mi sarei aspettato più rispetto. Persone con le quali ero abituato a parlare - afferma sulle pagine de La Gazzetta dello Sport - hanno smesso di rispondermi al telefono. Ero titolare inamovibile e mi sono ritrovato terzo portiere. Gli ultimi due allenatori mi hanno detto che non potevano prendermi in considerazione. Senza un motivo tecnico, senza niente, senza nessuno che mi desse spiegazioni, e io sentivo quel posto mio di diritto, perché me lo ero conquistato. Quando sono andato al Siviglia partire in quel modo mi ha tramortito, ma non rimpiango niente, a Parigi ho avuto tanto e dato tanto. E ora c’è il Toro che mi ha voluto fortemente. L’ho scelto per questo, aldilà della storia e del valore del club. Essere apprezzati è la cosa più importante. Il periodo all’Osasuna invece è stato importante da un punto di vista motivazionale. Ho ritrovato la voglia di fare e adesso ho tanto bisogno di quotidianità. Dopo sette anni farò un ritiro in montagna. È una situazione che mi incuriosisce. E sono curioso di vivere pienamente l’ambiente del Toro: la prima impressione è stata ottima, mi hanno accolto come una famiglia e io di questo ho bisogno. A Torino c’è chi sa come si trattano i calciatori. Cosa mi mancherà di Parigi? Lo stadio, la Tour Eiffel, gli Champs Elysées, gli amici soprattutto. Ma penso molto al presente. Pensare al presente è l’unica cosa che ti fa vivere bene. Il presente, e un po’ il futuro. Verratti? È una decisione che deve essere sua, dipende da quello che vuole fare veramente. Se è sicuro di non voler più restare perché non ha le motivazioni giuste, i dirigenti devono tener conto di questo. Esistono pochi giocatori insostituibili, e Marco lo è, oltre a essere un patrimonio del calcio. E tenerlo senza motivazioni intatte sarebbe come uccidere il calcio. L’ultimo dei miei problemi è giocare le coppe. Spero che arriveranno con il Torino, è un percorso che possiamo fare insieme. Il progetto è partito da anni, la società ha voglia di affermarsi, lotta sempre per questo. Se smetterò prima di Buffon? Forse, visto come sta Gigi. E non mi riferisco tanto ai successi, quanto al suo modo di essere. Gli auguro di mantenere sempre la stessa voglia non soltanto di giocare, ma di allenarsi e di mettersi alla prova tutti i giorni. Io che l’avevo persa so quanto sia importante. Un ritorno in Nazionale? Ne parlano tutti, ci pensano tutti, perché non dovrei pensarci io? Con Prandelli e Conte sono stato convocato sempre, per sei anni. Ma proprio perché ho vissuto a lungo la Nazionale e conosco le dinamiche so che non è impresa da poco". Foto: sito ufficiale Torino