Un 3-1 per proseguire la serie utile (10 punti nelle ultime 4 partite) e, soprattutto, continuare la corsa verso la qualificazione alla prossima Champions League: da una parte il minimo sindacale dopo la campagna acquisti estiva, che definire faraonica è riduttivo, dall’altra un potenziale traguardo sul quale in pochi avrebbero scommesso ad inizio stagione, quando il nuovo Manchester United targato Van Gaal inanellava magre figure in quantità.
Chi segue la Premier conosce bene l’ostinazione del santone olandese. E a chi non lo fa basta leggere la formazione di ieri, dalla cintola in su, per farsi un’idea: centrocampo composto da Blind (unico elemento con caratteristiche difensive), Rooney (sì, Wayne), Januzaj e Di Maria, collocati alle spalle del tandem d’attacco composto da Falcao e Van Persie. Scelte squisitamente tecniche, considerato che in mediana l’ex ct orange avrebbe potuto optare per Fellaini ed Herrera, poi subentrato nella ripresa. Equilibrio, questo sconosciuto, verrebbe da dire in aderenza agli abituali canoni. E invece bene o male LVG il bandolo della matassa lo ha sbrogliato, trovando il modo di far coesistere tutte le sue principali stelle offensive.
La vittoria contro il Burnley di Danny Ings ha consentito ai Red Devils di riconquistare la terza piazza (ricordiamo che i posti utili per la Champions in Premier sono sempre quattro), grazie anche al mezzo passo falso del Southampton, fermato a reti bianche tra le mura amiche da un West Ham ridotto in inferiorità numerica per l’ultimo terzo di gara.
Ebbene, ieri sera a far esplodere il Vecchio Trafford è stato un protagonista inaspettato, che neanche era stato inserito nell’undici titolare. Il destino però aveva in serbo una delle pagine più belle per Chris Smalling, professione difensore e autore della prima doppietta della carriera dopo aver sostituito al 5’ del primo tempo l’infortunato Phil Jones. Due incornate da ariete vero: il venticinquenne centrale è riuscito a sfruttare la sue innate qualità nel gioco aereo (192 cm di altezza) nell’altrui area di rigore, a tutto discapito delle velleità di salvezza dei Clarets, attualmente penultimi in classifica.
Nato a Greenwich, il quartiere londinese del celebre meridiano, il 22 novembre del 1989, Christopher Lloyd Smalling inizia a formarsi nelle giovanili di Charlton e Millwall, ma sono i misconosciuti del Maidstone United ad offrirgli il primo vero contratto nel 2006. Dopo un biennio arriva la chiamata del Fulham, Chris viene catapultato in Premier League e gli bastano 13 match in due campionati, oltre a 4 in Europa League, per guadagnarsi la stima di Alex Ferguson. Il 27 gennaio del 2010 il Manchester United ne annuncia infatti l’acquisto, lasciandolo in prestito ai Cottagers fino alla fine della stagione. Dal 2010-11 a oggi lo specialista londinese ha collezionato 139 presenze complessive nelle varie competizioni, 7 i gol all’attivo. Quasi un quinquennio da sostanziale comprimario in Red, offrendo però prestazioni sempre di buon livello al punto da meritarsi l’esordio in Nazionale, agli ordini di Fabio Capello, il 2 settembre del 2011 in occasione della gara con la Bulgaria valida per le qualificazioni europee. Da quel momento il prestante marcatore ha raggranellato altre 14 apparizioni con la rappresentativa dei Tre Leoni, prendendo parte anche all’ultima spedizione mondiale, chiusasi in maniera nefasta con Roy Hodgson al timone. Oggi oltre Manica le copertine sono tutte per Smalling, re per una notte nel “teatro dei sogni”.
Foto: Daily Star