Soldi o successo? C’è chi alla Cina dice no. Robben: “Vuol dire chiudere la carriera”
Il richiamo del Dragone sta sconvolgendo le dinamiche del calcio. L'ingresso prepotente della Cina nel mercato calcistico mondiale si sta rivelando un sorta di onda anomala, un forza irresistibile a cui non è stato ancora trovato un rimedio adeguato. D'altronde in gioco c'è la materia di scambio per eccellenza: il denaro. E' così che, non solo calciatori al tramonto della carriera, ma anche talenti nella fase più importante del proprio percorso professionale, sono stati convinti ad abbandonare i sogni di gloria per ben meno elevate ragioni economiche. Comprensibile che un calciatore come Tevez, oramai 33enne, si lasci convincere, a suon di milioni (addirittura 100), a lasciare il suo Boca per trasferirsi presso il delta del Chang Jiang. Quando a farlo è però gente come Oscar che di anni ne ha 25, o come sembra possa accadere, Kalinic e Diego Costa, entrambi all'apice della carriera, qualche domanda in più è giusto farsela. La gloria, le ambizioni, le tradizioni, la storia, la voglia di appagare il proprio orgoglio oltre che il proprio conto in banca non contano davvero più nulla? Fortunatamente non è sempre così, perché c'è chi ai soldi è riuscito a dire no.
Arjen Robben, attaccante del Bayern Monaco, uno dei migliori esterni offensivi del mondo, è stato cercato, lusingato, tentato dalle proposte milionarie cinesi, ma ha detto no e ha deciso di rinnovare il suo contratto con il club bavarese.
"Sto attraversando un grande momento qui nel Bayern e gioco in uno dei migliori club del mondo. Alla mia età non saprei dove andare, e un trasferimento in Cina sarebbe qualcosa di completamente diverso: soprattutto vorrebbe dire rendersi conto che la mia carriera è finita. Io invece voglio continuare a giocare ad alti livelli per il maggior lasso di tempo possibile" - ha confessato l'olandese in un'intervista all'emittente
'Radio 538'. Certamente una voce fuori dal coro, ma soprattutto la dimostrazione che non tutto si può comprare con il denaro. Foto: Twitter Bayern