SOMMER, UN VOLO NELLA STORIA

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Nel mondo del calcio quando si sbaglia un rigore, nella maggior parte dei casi si dà la colpa all'attaccante di aver calciato male. Nella partita di ieri sera, però, non si può di certo dire la stessa cosa, vista la prontezza di riflessi di Yann Sommer, portiere della Nazionale elvetica, il quale ha regalato ai circa 8,6 milioni di abitanti della Svizzera, ed ai suoi stessi compagni,  la gioia immensa di aver ottenuto il pass per accedere ai quarti di finale di Euro 2020 grazie al rigore finale parato ad un certo Kylian Mbappé, che con il gol ha una relazione amorosa intensa. Sommer nasce a Morges il 17 dicembre 1988. Il padre gioca a calcio fin quando non decide di mollare tutto per diventare artista. La madre invece, alleva cavalli ed è specializzata nella terapia shiatsu. La sua carriera tra i pali comincia tra le fila delle giovanili del Basilea, con la quale affronta tutto il percorso di crescita fino al compimento dei suoi 18 anni ed il passaggio in prestito al Vaduz per poter guadagnare esperienza. Dopo due stagioni rientrerà alla base con un score di 61 partite giocate e 83 gol subiti. Una prima esperienza sicuramente tosta ma che gli permetterà di farsi le ossa prima nella Challenge League (la Serie B Svizzera) e poi nella Super League (l'equivalente della nostra Serie A) e di mettersi in mostra per poter, nella stagione successiva, iniziare una nuova avventura al Grasshoppers. L'esperienza si chiude, con il piazzamento da parte della squadra di Zurigo, al quinto posto della classifica di Super League. Dopo tre anni di prestiti, il Basilea decide di tenere il portiere in rosa anche se, almeno nella prima stagione, non gli viene data molta visibilità (solo 15 presenze). Il secondo anno vede invece la svolta la carriera di Sommer con la consegna delle chiavi della porta della squadra rossoblu. Con il Basilea vincerà, durante il periodo che va dal 2010 al 2014,  una Coppa di Svizzera e il campionato per quattro anni, per poi passare, nel luglio 2014, al Borussia Mönchengladbach. Con la Svizzera ha iniziato il suo percorso all'età di 16 anni fino alla chiamata da parte della selezione maggiore, arrivata per la prima volta nel 2012, durante un'amichevole persa contro la Romania persa. Da quel momento però è divenuto  un leader e un titolare inamovibile della Svizzera, tanto da costringere Burki del Borussia Dortmund a rifiutare le chiamate della squadra nel 2018 per non fargli più da riserva. Uno specialista  forse spesso considerato nella norma ma che sicuramente, dopo ieri sera, avrà fatto ricredere i molti che non gli davano la stima che merita. E chissà che non possa ancora prendersi la scena nella prossima sfida, quella prevista per venerdì 2 luglio alle 18 quando la Svizzera impegnata contro la Spagna di Morata. Foto: Instagram del giocatore