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Sorrentino esclusivo: “Vi racconto Barrow, il nuovo gioiello dell’Atalanta”

27.10.2017 | 23:30

Barrow

L’avvocato Gigi Sorrentino è un noto e indiscutibile scopritore di talenti. Il suo quartier generale spesso è l’Africa, da lì spesso torna con ragazzi pronti a spiccare il volo. L’ultimo è Musa Barrow, gambiano classe 1998, già 11 gol in 7 gare del torneo Primavera, assoluto protagonista con un poker nel 7-1 che ha permesso all’Atalanta di vincere nel pomeriggio in casa della Roma. La partita della consacrazione? Una delle partite, perché le qualità erano note da tempo e i quattro gol che hanno affossato la squadra allenata da De Rossi non sono altro che l’ennesima conferma. Sorrentino ha scoperto Barrow subito dopo aver regalato al campionato italiano Jallow, di proprietà del Chievo e oggi protagonista con la maglia del Cesena. Ecco il suo racconto: “In una delle mie missione africane ero convinto di aver individuato il nuovo Kakà. Evidentemente mi sbagliavo perché con l’Atalanta spadroneggia da punta centrale nel 4-3-3. E vi racconto un episodio divertente di qualche tempo fa: mi telefona l’ex Albinoleffe Poloni e si complimenta con me per aver preso un attaccante così forte. Gli spiego che Barrow è soprattutto un trequartista, convinto che lui avesse sbagliato durante la partita che stava guardando dal vivo. Invece, mi richiama e mi dice “guarda che è il tuo, non gioca da trequartista”. Gli avevano cambiato ruolo, ma il rendimento era sempre altissimo. Pensavo di aver scoperto il nuovo Kakà, ora è primattore del 4-3-3. E’ tutto destro, ma se la cava col sinistro: se guardate i quattro gol alla Roma scoprite un repertorio straordinario. L’Atalanta ha fiuto, grazie al lavoro di Costanzi, Musa è stato plasmato da Bonacina con 11 gol in 17 presenze, ma i numeri attuali sono ancora più entusiasmanti. Un addetto ai lavori, non chiedetemi il nome che è top secret, mi sta facendo ponti d’oro per avere il mandato visto che chiaramente tutti si stanno accorgendo di Musa. Non sono geloso, ma vado avanti per la mia strada e mi affido ai suoi ulteriori margini di miglioramento. E’ legatissimo alla mamma visto che ha perso il papà, ci abbiamo messo ben due anni per avere il visto dall’Ambasciata. E quando posso, corro a Bergamo per mangiare messicano, come piace a lui…”.