IL SOSIA DI GULLIT ALLA SVOLTA TATTICA: ECCO NATHAN AKÉ, L’AMMAZZA-KLOPP

Terza presenza da titolare di fila, 2 reti, 6 punti. No, non stiamo parlando di un attaccante in rampa di lancio, questo è il biglietto da visita di Nathan Aké, il ventunenne difensore olandese che ieri pomeriggio, dopo essersi macchiato di una leggerezza costata un gol, ha deciso la più pazza delle partite del weekend. Il lanciatissimo Liverpool di Jurgen Klopp, che alla vigilia di questo turno di campionato era ad una sola lunghezza dal Chelsea capolista, fino al minuto 76 stava rispettando i pronostici a Dean Court, la tana del Bournemouth: un 3-1, maturato grazie alle reti di Mané, Origi, Emre Can (e Wilson, per i padroni di casa) che mai avrebbe lasciato presagire la più clamorosa delle rimonte. Invece le Cherries hanno prima agguantato il pareggio con il micidiale uno-due piazzato in 120 secondi da Fraser e Cook e poi, all’ultimo assalto del minuto 93, centrato addirittura il colpo grosso. Sugli sviluppi di una rimessa laterale lo stesso Cook calcia secco ma centrale dalla distanza, Karius respinge goffamente, sulla ribattuta si avventa Aké che, sia pur in due riprese, riesce ad insaccare il definitivo pallone del 4-3, il risultato epico per eccellenza per noi italiani, cresciuti nel mito della “Partita del secolo” (scorso) da guardare e riguardare nelle vecchie VHS. “Chi di 4-3 ferisce, di 4-3 perisce”,  avrà pensato Jurgen Klopp, che lo scorso aprile aveva fatto piangere in egual maniera, ossia sempre recuperando dal doppio svantaggio nella seconda parte della ripresa, il suo ex Borussia Dortmund. All’epoca il gol vittoria di Lovren gli aveva spalancato le porte delle semifinali di Europa League, trofeo poi sfuggitogli in finale con il Siviglia. Ieri la zampata di Nathan ha invece frustrato - temporaneamente - le velleità dei Reds che non perdevano da 15 partite e che credevano, come continuano a credere, che questo possa essere l’anno buono per mettere le mani sulla Premier League dopo un’astinenza che dura ormai da 26 anni. Noi però le squadre di Conte le conosciamo bene: quando ingranano ed acquisiscono consapevolezza (con il blitz in casa Guardiola i Blues sono arrivati a otto successi consecutivi, dopo il passaggio alla difesa a tre), solitamente non mollano l’osso fino alla fine.



E Aké ieri ha fatto un favore non solo alla sua squadra attuale, ma anche a quella del possibile-probabile futuro: il cartellino del capelluto orange, che (maglia rossonera a parte) somiglia e non poco a Ruud Gullit, appartiene proprio al club di Roman Abramovich. Nathan nasce a Den Haag, il 18 febbraio del 1995, e proprio sgambettando per la formazione della sua città si accosta al mondo del calcio.  All’età di 12 anni entra nel vivaio del Feyenoord,  dove si mette in mostra per un quadriennio per venire quindi notato dagli scout del Chelsea, che nel 2011 lo portano a Londra. Nell’Academy dei Blues il mancino dei Paesi Bassi completa la sua formazione, con l’Olanda Under 17 si laurea campione d’Europa e nel boxing day del 2012 Rafa Benitez gli concede già la gioia del debutto in prima squadra, mandandolo in campo al posto di Mata nel finale della vittoriosa trasferta di Norwich. Nei mesi successivi arrivano anche gli esordi in FA Cup ed Europa League, trofeo levato al cielo il 15 maggio del 2013 sulla pelle del Benfica, con Aké in panchina. Sei le presenze alla prima stagione da professionista, quanto quelle accumulate nelle due successive annate con José Mourinho, che di fatto non lo vede mai e lo retrocede stabilmente nella formazione Under 21. Archiviato il prestito mensile al Reading in Championship, nell’estate del 2015 ecco la svolta: il ragazzo viene girato al Watford dove fa subito breccia nel cuore di Quique Sanchez Flores, che lo chiama in causa 28 volte (20 da titolare in Premier League) sempre da terzino sinistro. Piccola curiosità: il 20 dicembre l’esterno assapora la gioia del primo gol nel massimo campionato inglese, aprendo le marcature (finirà 3-0 per gli Hornets) contro lo stesso Liverpool di Klopp castigato ieri. Al prossimo incrocio non ci sarebbe da stupirsi se il tecnico tedesco si presentasse con un amuleto.

Ad ogni modo, rientrato alla casa madre, il 29 giugno del 2016 il Chelsea lo fa partire per un nuovo prestito: destinazione Bournemouth. Dopo i due spezzoni contro West Ham e Crystal Palace, coach Eddie Howe lo tiene in naftalina per otto partite…perché illuminato dall’intuizione giusta, sulla quale lavorare. Due mesi dopo l’allenatore delle Cherries ripropone Aké con lo Stoke, dal primo minuto e nell’insolito ruolo di difensore centrale: buoni riscontri e, addirittura, rete decisiva con un preciso stacco di testa su palla inattiva a sugellare l’1-0 finale. Esperimento proseguito anche contro Arsenal e, appunto, Liverpool. Vedremo se la metamorfosi sarà definitiva, la strada potrebbe essere lunga perché tendenzialmente Nathan non ha la struttura del centrale (180 cm per 75 kg), tutt’al più del mediano (posizione che aveva ricoperto a livello giovanile). Ma la sua velocità di gambe, abbinata ad un buon senso dell’anticipo, gli sta consentendo di disimpegnarsi ad un buon livello. E chissà che l’agognato specialista difensivo che Conte va cercando da mesi, alla fine, non possa essere proprio lui. Ipotizzare per Aké un futuro stabile a Stamford Bridge integra un’ipotesi tutt’altro che peregrina…



Foto: Twitter Nathan Aké